Rispetto e pudore

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19 Settembre 2023

In epoca di permissivismo sessuale e di spudoratezza sfacciata, sotto abiti scarsamente indossati, si è andato perdendo il senso comune del pudore. Cortocircuiti mediatici fanno guadagnare sempre più spazio al linguaggio spinto e all’esibizione del corpo femminile. Il proprio corpo liberamente mostrato, viene sbandierato senza limiti e confini tra sfera pubblica e sfera privata e diviene oggetto di desiderio crudele che innesca stupri e violenze fino al femminicidio perché per qualcuno lo stupro risponde a un bisogno fisiologico facilmente appagabile. Il senso del pudore è tutto da ridefinire, è ignorato ignorando la scelleratezza cui si va incontro. Le aspirazioni delle “giovani donne”, a partire dalle teenager sono cambiate, se hai regole morali crescendo non avrai successo facile, una donna nuda e griffata ha maggiori probabilità di affermazione rispetto a una donna vestita, istruita e responsabile e il selfie nudo divulgato detta legge: sotto il vestito, niente!

È angosciante però apprendere di episodi gravi e ferite che toccano i sentimenti di ognuno, coinvolgendo giovani vittime di circa 10 anni, i cui esili corpi hanno dato vita a violenze perpetrate tra le mura di casa, da un nonno o uno zio o un gruppo di presunti amici. Milano, Palermo, Napoli, non saranno gli ultimi casi eclatanti, non il termine di racconti osceni in cui bambine e giovani donne, sono state stuprate dalla bestialità di coetanei. Grazie alla prontezza mediatica di filmare e condividere voci e contenuti integrali, risalire ai componenti del branco o al protagonista dell’insano gesto è facile, menti assetate di carne umana, bramosi di prodezze e abusi degni del migliore film porno, i cui sottotitoli registrati sono “100 cani sopra una gatta ma…la carne è carne”. Ma come definire queste violenze domestiche e stupri di massa a colpi di pugni e schiaffi, accompagnati da cocktail e alcolici per apparire disinibiti e a causa di un abito succinto per risultare provocanti!?

Gli anni della pandemia hanno provocato cambiamenti nello stile di vita di ognuno durante i periodi di lockdown, facendo insorgere un aumento di casi di pubertà precoce, in particolare nelle bambine, anticipo puberale dovuto principalmente allo stress psicologico e alle tensioni familiari vissute tra le mura domestiche. Molti studi hanno dimostrato che l’eccesso smodato al sovra-uso di social e giochi virtuali e l’utilizzo costante dello smartphone ha favorito le modifiche del corpo e dell’immagine di sé in senso adulto: pur con livelli di maturità di bambina, apparire ragazzine già formate incentiva a volte attenzioni sessuali inappropriate per l’età e sfocianti in atti osceni spesso ascoltati dai media. Anche se i ragazzi mantengono un aspetto più infantile, il desiderio sessuale e l’aggressività richiedono il soddisfacimento di un benessere che “in qualcuno” risulta deviante e purtroppo indotto dall’accesso facile ai giovani corpi svestiti delle ragazzine moderne. Lo stereotipo di “donna poco vestita” identificava in passato una donna di facili costumi, concezione tramontata, tuttavia tante sono le accuse rivolte a coloro che hanno subito violenza proprio a causa della facilità di comportamenti e costumi risultati inadeguati anche al luogo. La spiaggia è il luogo dove risulta normale esibire il seno nudo ma, al tempo stesso, è una nudità controllata, limitata e gestibile. L’abito non fa il monaco ma l’ostentazione del proprio corpo in abiti succinti o del tutto assenti scatena pulsioni e innesca atti di violenza da parte di chi è incapace di intendere la gravità di comportamenti squallidi e marchianti.

I bambini di oggi sono bombardati da messaggi che fanno riferimento alla nudità: in televisione, nelle pubblicità, sui cartelloni in città, le allusioni non mancano anche alla sessualità vissuta in talune circostanze in modo segnante, laddove tracce invisibili e indelebili condizioneranno il corso dell’esistenza. La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci ma quando si violentano o si picchiano le donne, si distrugge l’energia essenziale della vita e i ricordi associati a un’infanzia o un’adolescenza segnata, sono fantasmi eternamente in vista. Questa piaga sociale stronca psicologicamente tante vite, orribili abusi anche invisibili agli occhi di molti e dove chi subisce pubblicamente o “in silenzio” spesso non ha la forza o il coraggio di reagire contro il maltrattamento: è impensabile definire gli stupratori “animali”, risulterebbe offensivo per le specie di organismi presenti sulla Terra, dai nostri amici a 4 zampe fino alle razze più strane.

Raccomandare con senno le giovani generazioni è fondamentale, perché è in tenera età che si emulano comportamenti da disincentivare, videoclip musicali, social e idoli delle teenager invitano a trasformarsi in bombe sexy. Certo non è la quantità di vestiti indossati a determinare quantità e qualità di rispetto meritato. Se l’abbigliamento femminile equivale a una moda modesta e rappresentata da pochi centimetri di tessuto, non autorizza nessuno a giustificare le violenze, persino Chiara Ferragni lo aveva dichiarato alla 73esima edizione di Sanremo, indossando il “vestito senza vergogna” in cui pareva nuda… in realtà con il suo corpo disegnato sul vestito, trasmetteva un messaggio forte contro ogni tipo di violenza ai danni delle donne, dove l’illusione della nudità voleva ricordare a tutte il diritto nel mostrare e disporre di se stesse “ragionevolmente” senza doversi sentire giudicate o colpevoli apparendo sexy.

La violenza è un sintomo di impotenza e, sotto qualunque forma si manifesti, è un fallimento che non può richiamare il paragone con gli animali la cui bestialità deriva unicamente da un istinto di sopravvivenza e non dal motto :“Vivi e lascia lividi”. Se esiste una mascolinità tossica già a partire dai 15 anni e una violenza contro donne e bambini, bisogna debellare queste negatività. Le donne non dovrebbero essere toccate con violenza perchè persino le parole sono le prime armi a disposizione per ferire e negare la vita di un altro. Pensare che la famiglia, questa isola di sicurezza, possa essere al tempo stesso il luogo della violenza  abusando del corpo indifeso di una bambina significa cancellare brutalmente la sua fiaba di vita e non si può fare pace con una carezza se dinanzi si ha una bambola “rotta che indossa un bell’abitino”.  Come sosteneva William Shakespeare, riferendosi all’artefice di brutali violenze:” Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per le sue ali che avete tarpato, per la bocca che le avete tappato”, per tutto questo non ci sono giustifiche, rimarrai a vita un assassino!

TAG: attualità
CAT: costumi sociali, Famiglia

Un commento

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  1. andrea-lenzi 8 mesi fa

    È a scuola che si deve combattere questa battaglia impari, dove innanzitutto andrebbe tolta l’ora di religione cattolica, ancora oggi il vettore principale di maschilismo (ed omofobia) nel mondo occidentale, che racconta che il primo peccatore fu donna, poi chiamata “essere inferiore” in tutto l’antico testamento, con una madonna ingravidata senza consenso a 13 anni, con un papa che non può essere donna, con suore infilate in sacchi di patate alle quali è vietato dare i sacramenti o ricevere stipendio come i loro colleghi uomini ciarlatani. Non dimentichiamo le battaglie cristiane contro l’aborto, contro la maternità surrogata (unico mezzo per fare avere figli alle donne con tumore all’utero), contro le spalle e gambe scoperte in chiesa, forse per non favorire nuove erezioni divine con relative incarnazioni…

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