Extraliscio: tecnomagia punk da balera

7 Maggio 2020

Vedevo le coppie saltellare un valzer al crescendo del clarinetto e sentivo bruciare gli occhi di pianto.

Ero bambino, al festival dell’Avanti, di fronte alla pista da ballo chiusa da tendoni male illuminati, con l’orchestra che luccicava dal palco e quella cantante avvolta in un vestito di paillettes. Oppure ricordo l’arrivo sotto costa della motonave Olimpia, con Ciao Mare di Casadei che veniva ad annunciare una gioia torbida, offuscata dal caldo e dalla noia sotto l’ombrellone di famiglia. Ogni volta la motonave ripartiva senza di me, in una scia bianca di musica e sirene, verso viaggi che immaginavo esotici e che finivano poco più in là, al basso Delta del Po.

Il liscio per chi è nato in Romagna è una increspatura dell’anima. E’ la contaminazione dei ricordi da quattro generazioni e oltre. E’ il ritmo del tempo nell’arena dei giorni, del lavoro, in una terra che ha trasformato le paludi in riviera e la sua musica in un inno internazionale.

In un giorno di clausura ulteriore, mi chiedo dov’è oggi il liscio che ha fatto ballare la gente quando ballare vicini significava resistere alle ustioni del dopoguerra e poi alle asprezze del conflitto di classe negli anni del boom? Negli anni ’60 (e parte dei ’70), quando in provincia una vita meno amara restava comunque la vita agra descritta da Bianciardi nei suoi romanzi antagonisti, il ballo liscio era il solo viatico alla spensieratezza. Era l’accesso all’amore e ai sui derivati, per tante comunità ancora emarginate, battute dalla morale cattolica e dal vangelo del lavoro. Da queste premesse è nata una chiacchierata con Mirco Mariani (fondatore degli Extraliscio) sul senso del fare musica e fare arte: un incontro divertente, suggerito dall’intuito creativo di Betty Wrong, alias Elisabetta Sgarbi, nella sua veste più eccentrica, in questo caso anche di madrina-sostenitrice del progetto musicale Extraliscio.

Foto di copertina e seguenti di Manuel Palmieri

Dopo oltre un secolo di musica da ballo, gli anni del riflusso e della discomania; dopo tutte le capriole e i balletti di quest’epoca di pazzi, coppie di anziani ancora “ballano nelle balere estive”. Ed esiste una formazione extra-ordinaria che suona un liscio-punk, che si è elettrificata, si è espansa oltre i confini del folk, riuscendo a fare quello che la tenacia romagnola con i suoi walzer per mezzo mondo non è ancora riuscita a fare: spedire il liscio nello spazio. Sì, ecco cosa fanno oggi gli Extraliscio guidati dal poliedrico e polistrumentista Mirco Mariani, un Jacques Tati della musica e del concerto. Capitano d’avventura oceanica e spaziale, questa volta ha messo dentro un folk ungherese Orietta Berti, Lodo Guenzi e i suoi fedeli “veterani del liscio” Moreno Conficconi (detto il Biondo) e Mauro Ferrara; tutti assieme in un viaggio interstellare, forse all’indietro, verso ere glaciali di leggerezza antica. Si chiama Merendine blu, il nuovo singolo che impazza da settimane con un video dada e surreale, animato da una pioggia di figure discordanti, dal simbolismo vario e a tratti fosco: rotelle di liquirizia, dischi volanti, cavallucci marini, carri armati. E ancora: ornitorinchi, razzi interstellari, templi sacri, e volanti ciambelle blu. Sono loro che danno al titolo del brano un altro giro di dadaistico mistero. Dadaismo e surrealismo alla Dalì nell’antropomorfo destrutturato di astronavi, macchine del tempo, personaggi sezionati in cubismi, supereroi, animali e archetipi dell’arte e della storia contemporanea. Nel video diretto da Paolo Santamaria ci perdiamo nel racconto animato di un caos straniante che si assesta nel cervello e ne dipinge le pareti.

Tutto fuori posto, tutto dislocato eppure rispondente.

Foto di Manuel Palmieri

Merendine blu ha un testo depistante che si imprime su un fondale di colori; ambiguo, in un’ombra di malizia cobalto, per una disgregazione elementare ma fatale. Tanta semplicità spinge a esplorare questo brano scritto da Mariani assieme a Pacifico durante una provvida tournée in terre remote, come racconta lui stesso in una scorribanda di ricordi irrefrenabili. Immaginare Pacifico, autore lirico e posato, assieme a Mariani l’eclettico elettronico, crea un corto circuito che oggi lampeggia sul web strappando un sorriso e forse una mossa di ballo a chi è piegato dentro casa. Eccentrico, psichedelico, caotico e propulsivo arriva – dentro le vite di tanti italiani affranti dal confinamento – un “punk da balera” che gli Extraliscio inseguono fin dalla loro nascita nel 2015. Estrapolo dalle parole di Mariani l’idea di una formazione musicale inclassificabile, classicamente dotta e rodata, ma capace di rinnegare il conservatorio e il conservatorismo dei diplomi per “elevarsi” a musica da balera. Passionario, Mariani aggiunge: “Gli Extraliscio vogliono fare ballare la gente. Vogliono mettere nella musica che hanno praticato e studiato per anni, la libertà di esecuzione ed esibizione sgarbata che ha mosso il punk!”. Queste le parole che mi ha lasciato in testa, abbandonando per qualche minuto il tagliaerba domestico. “Per me la musica è tale solo se resta libera, suonata e ballata al momento, decisa anche in base al pubblico che ti aspetta sotto il palco”, questo il movimento interiore di Extraliscio, a riconfermare la vocazione al punk delle origini, diciamo pure alla filosofia del punk.

Merendine blu allegoria di una chimica buona, che può trasformarti in supereroe (eroe chi si supera e supera il momento) quando l’accogli con animo puro. Partono i fiati in quarta sulla macchina del tempo; poco dopo è un tripudio di basso e batteria, animazioni fantastiche di simboli e fumetti in movimento. Chi ne abbia voglia potrà decifrare in questo testo e nel video un possibile messaggio in codici cifrati, forse messianico annuncio di salvezza, forse decalogo di affrancamento dalla paralisi di ogni buonsenso. Frasi avulse da nessun contesto, versi  in apparenza prosaici, merendine blu col buco in mezzo volano…“Razzo brucia e torna su”: versi così, frasi ermetiche, combinate in uno stile così elementare e sconnesso da farsi ambiguo, da sfidare la logica sempre comunque insufficiente. Dovremo forse cercare nel sottotesto significati (e significanti) reconditi che ci svelino il segreto della spensieratezza? E’ possibile, dal momento che stiamo sperimentando uno scenario di vita improbabile, fantascientifico, che dispone la mente a una “realtà aumentata” non solo di virtuale ma anche di magico, di artistico in senso lato. Tecnomagia taumaturgica: ecco come potremmo chiamare l’essenza di questo brano scritto musicato e messo in immagini.

Tecnomagia punk da balera.

E’ giunto fin qui il liscio di Romagna. Per non restare solo monumentale nostalgico folk; per non morire progressivamente di celebrazione e ricordo. Ha scommesso una gloriosa epopea su una mutazione genetica nell’era contemporanea dove tutto è frullato e sintetizzato nella voracità del web.

La musica degli Extraliscio si è fatta dada, punk, ed evolve o degenera per continuare a suonare; per sostenere una leggerezza dell’essere che langue da tempo e non ride più.

Lontana dall’intimismo sempre riservato a pochi, questa è una musica sociale, popolare; liberata dalla forma, nella disinvoltura acrobatica che solo una tecnica irriverente a sé stessa può concedersi.

 

TAG: balera, ballo, concerti, Elisabetta Sgarbi, Extraliscio, Liscio, magia, Merendine blu, Mirco Mariani, Musica, punk, romagna
CAT: costumi sociali, Media, Musica

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