Aemilia, per Fita 40mila euro. Quando Cna non voleva costituirsi parte civile…
La sentenza di primo grado del processo Aemilia con la condanna per 125 dei 148 indagati (condanne alle quali se ne sommano altre 24 in abbreviato) scuote il sistema economico e associativo emiliano e modenese, basti pensare alla condanna a 4 anni e 6 mesi per l’ex vicepresidente reggiano Cna Mirco Salsi, alla pena a 9 anni e 10 mesi per Augusto Bianchini e agli otto anni per Gino Gibertini, ex patron del Modena volley e della Gibertini Carburanti. Solo per citare i nomi più noti e per uscire dal loop legato alla condanna forse più appariscente per i media nazionali del padre dell’ex calciatore Iaquinta.
Aspettiamo le motivazioni della sentenza per avere un quadro più completo, un dipinto comunque drammatico dal quale credo non si possano chiamar fuori la politica e le istituzioni che governano il territorio, rappresentante ieri a Reggio da tante fasce tricolori.
Dal mio osservatorio voglio registrare con soddisfazione il risarcimento di 40mila euro del quale secondo i giudici ha diritto la Cna-Fita, l’associazione di autotrasporto che volli, da presidente nazionale, si costituisse parte civile a questo processo contro la Ndrangheta. Fu la prima volta in Italia per una associazione di autotrasporto, una costituzione di parte civile osteggiata dalla Cna e votata non all’unanimità dalla mia stessa presidenza di allora.
Oggi alla Cna-Fita è stato riconosciuto questo importante risarcimento, unica tra le associazioni datoriali costituitesi parte civile. E’ la dimostrazione dell’importanza di quella battaglia per la legalità che insieme a parte della mia presidenza intrapresi e che con tanta freddezza venne accolta dalla Cna nazionale e modenese. E’ la dimostrazione che il settore dell’autotrasporto è tra quelli a più alto rischio infiltrazioni e che spesso, vista la possibilità per molti di lavorare in nero (di questo si tratta), le aziende vengono usate come ‘lavatrici’ per riciclare contante, come dimostra del resto la confisca decisa dai giudici di molte aziende di autotrasporto: da Vertinelli a Giglio.
Purtroppo da quando è cessato il mio mandato di presidente Fita nessuno dell’associazione ha più partecipato alle udienze Aemilia e anche nel giorno della sentenza di ieri non era presente nessuno della Fita o della Cna nell’aula di Reggio. Questa è la realtà, una realtà triste al di là dei protocolli legalità e delle medaglie antimafia.
Nel registrare con soddisfazione questo risarcimento auspico solamente che la Cna Fita rispetti quello che da presidente, nel costituirmi parte civile, promisi e cioè di devolvere l’eventuale somma riconosciuta all’associazione stampa per iniziative legate alla libertà di informazione al giornalismo di inchiesta.
Sarebbe un peccato che la promessa di allora non venisse rispettata.
Cinzia Franchini
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