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Arte

La tenerezza di Morricone ed il dono delle muse

di Biagio Riccio
7 Luglio 2020

La musica è la chiara rappresentazione dello Spirito Assoluto secondo Hegel: questo significa che noi percepiamo Dio o quello che di Assoluto a Lui possa essere comparato (la Letizia dell’universo), solo attraverso le melodie e le armonie che la musica ci dona.
Nietzsche ne “La nascita della Tragedia” ci ricorda Apollo che nell’Olimpo è configurato come il Dio della bellezza ieratica che declina sempre nella musica la sua pulsione universale e la sua immanenza al mondo. Analogamente anche Dioniso fa sentire il suo fulgore con canti di ebbrezza.
Ecco allora che Morricone con le sue colonne sonore apre lo scrigno che possiede ogni uomo, anche il più bestiale perché la sua musica fa
-commuovere,
-intenerire,
-piangere di gioia,
-ci accompagna nel viaggio dell’amore.
In modo particolare vi sono alcune colonne sonore “C’era una volta in America”, “Metti una sera a cena”, “Nuovo Cinema Paradiso” che hanno il naturale profilo di essere il manto per un bacio, il vellutato, ove si cala una serata magica di intreccio di corpi che si desiderano toccare, ma soprattutto melodie che richiamano il rimpianto ed il ricordo.
De Niro con il suo volto,le sue smorfie,i sorrisi ed i pianti in “C’era una volta in America”,non poteva rendere meglio la sua arte, se non ci fosse stata di sottofondo la musica del Maestro.
Quando vede dal buco della serratura Jennifer Lynn Connelly che balla sulle punte, c’è la reinterpretazione di Amapola che il Maestro propone con un arrangiamento nuovo, come se il pezzo musicale fosse diventato suo, di appartenenza esclusiva del suo bagaglio e dei suoi colori nitidi.
Le scene di ogni film avrebbero voluto quella musica: ecco perché è universale Morricone; il desiderio di toccare le stelle, di accarezzare il mare, di baciare la propria amata,di rialzarsi dopo una sconfitta,di reinventare un amore perduto ma ritrovato,di abbracciare un figlio timido che vuole un affetto insperato e cerca la cura,di correre da una madre,gioire per una vittoria,di piangere,urlare,provare la prima tenerezza, o il vagito di una tensione d’amore, può solo aversi con il canto della musica di Morricone.
Ora se ne andato e,come Giuseppe Verdi, non vuole scene piccolo- borghesi al suo funerale.
È dei grandi uomini che hanno un sentimento particolare, sono spiriti eletti che sentono l’Assoluto, vivono in un’altra dimensione a noi ignota.
Ma dobbiamo inchinarci al Maestro che con quella musica, che anche i beati e gli angeli hanno apprezzato ed ora ancor di più,ci riconcilia con il mondo:siamo tutti ricchi, perché diventiamo teneri,come era il suo sguardo.Ed il dono delle Muse lo percepiamo per l’eternità.

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