Filosofia

Giuseppe Savagnone legge San Tommaso d’Aquino

Savagnone, filosofo cattolico, offre una fascinosa interpretazione della figura del fondatore della Scolastica

12 Settembre 2025

Con “Lo stupore dell’essere”, titolo fascinoso e accattivante, Giuseppe Savagnone ci offre una lettura nuova delle riflessioni di un pensatore, in questo caso Tommaso d’Aquino che, pur con grande considerazione della sua grandezza, viene tuttavia relegato “fra i reperti di un passato lontano e ormai superato”.

Savagnone, che non nasconde il suo innamoramento intellettuale per quello che fu definito il doctor Angelicus, legge Tommaso alla luce dei problemi dell’oggi, facendone strumento interpretativo di un problematico presente dominato dalla civiltà della tecnica e da un poco accettabile individualismo egoistico autoreferenziale.

Per raggiungere questo obiettivo il nostro autore si rende conto che s’impone la necessità del superamento di alcuni luoghi comuni che hanno incrostato la narrazione della figura e del pensiero dell’Aquinate. In questo sforzo ricostruttivo, del quale in questo scritto ci occuperemo solo in parte, il primo ostacolo con il quale si confronta è quello offerto dalla tradizionale immagine di un Tommaso intransigente difensore della dottrina.

Tommaso nella lettura di Savagnone è, tutt’altro, egli infatti lo presenta come l’uomo del dubbio il quale, più che offrire certezze si manifesta come un inesausto suscitatore di interrogativi. Un “trasgressivo”, diremmo oggi, cioè di uno studioso, un uomo di “rottura, profondamente libero da ogni schema precostituito e da ogni dogmatismo”. Tommaso si manifesta, anche, come uomo determinato, coraggiosamente capace di rinunciare alla carriera, quella di futuro abate di una abazia benedettina, che – anche per privilegio di nascita – gli era stata tracciata dalla famiglia.

Tommaso è un giovane che pretende autonomia e sceglie di percorrere una strada sicuramente più impegnativa ma utile a mettere “a frutto le sue spiccate attitudini intellettuali e spirituali”.

Un teologo, ma anche un filosofo, che adotta uno stile di ricerca che lascia spazio all’oggetto dell’indagine rendendosi “invisibile”, una figura, in questo senso, sicuramente molto lontana da quel narcisismo che, soprattutto oggi, costituisce la cifra distintiva di molti intellettuali.

L’originalità del pensiero di Tommaso sta, per Savagnone, nell’avere saputo trarre il meglio dei pensatori del passato.

Non è un caso, dunque, la scelta, potremmo dire per allora “temeraria”, a favore del realismo di Aristotele, uno stagirita però scrostato dall’averroismo e reinterpretato alla luce della visione cristiana, una scelta che gli è stata utile a prendere le distanze dall’imperante neoplatonismo di Sant’Agostino.

In Tommaso, poi, lo evidenzia l’autore, tanto la riflessione teologica che quella filosofica “sono caratterizzate da una intima compenetrazione tra vita spirituale e vita intellettuale”. Non sorprende, dunque, che la ricerca diventi preghiera, nella linea, peraltro, di quell’ordine monastico domenicano a cui aveva voluto appartenere e che si caratterizzava per un percorso in cui la spiritualità non significava, come proclamavano talune sette di ascetismo fanatico, una “condanna radicale della materia”. Interessante ricordare come per il nostro filosofo, Ragione e Fede, restino sicuramente distinte e, tuttavia, piuttosto che considerarle  incommensurabili, paradossalmente, appaiano unite perché “ devono operare in sinergia”.

Esse, e qui l’autore riporta la felice immagine trasmessaci da Giovanni Paolo II, sono come le ali di una farfalla che necessariamente debbono stare insieme.

Da qui la scelta della via del dialogo, che informa tutto il pensiero dell’aquinate, e che diventa lezione per un oggi dominato da chiusure aprioristiche che, per Savagnone, devono essere superate in nome dell’affermazione della dignità umana.

Dunque, un libro denso, che offre tanti spunti e che, attraverso il pensiero e le intuizioni di Tommaso d’Aquino, in un tempo dominato dalla civiltà della tecnica che appare annullare l’autonomia e la dignità dell’uomo, ci aiuta  difendere il valore della nostra umanità.

 

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