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Letteratura

‘Ieri’ l’opera del visionario Juan Emar arriva in Italia

di Marco Bennici
11 Settembre 2024

Arriva in Italia, per Safarà Editore, la prima edizione italiana di ‘Ieri’ dello scrittore cileno Juan Emar. Nome e pseudonimo che raccontano già molto della vocazione letteraria di questo artista, riconosciuto come uno dei precursori di Julio Cortázar e Juan Rulfo. Il suono del suo nome d’arte richiama l’espressione francese J’en ai marre: sono stufo. Una frase che al solo pronunciarla consente a chi ha letto il libro di rivedere immediatamente la voce narrante e la moglie, devota accompagnatrice dello scrittore per tutta la durata della narrazione. Tutto si svolge nella città inventata di San Agustín de Tango, dove si succedono eventi di natura eccezionale. Nel corso di una sola giornata un uomo viene ghigliottinato nella pubblica piazza per aver predicato i godimenti intellettuali dell’amore, mentre nello zoo della città uno struzzo divora una leonessa, con imprevedibili conseguenze. Juan Emar e sua moglie assistono attoniti a tutti questi eventi. E passano dall’uno all’altro con la stessa naturalezza con cui ognuno di noi passa dal letto alla cucina per fare colazione, e poi dalle quattro mura di casa a quelle dell’ufficio. E forse sono proprio questi passaggi netti, crudi, irrazionali, di cui sono piene le nostre vite e le nostre giornate, i nuclei di una narrazione che ciascuno potrebbe sviluppare con ironia e disincanto, ammesso che ciascuno di noi riesca ad avere la stessa capacità di resa letteraria di Juan Emar.

Ma chi è stato Juan Emar? Il suo vero nome era Álvaro Yáñez Bianchi, nato a Santiago del Cile il 13 novembre 1893 e ivi deceduto l’8 aprile 1964. Arrivò abbastanza tardi alla letteratura, intorno ai quarant’anni, e preferiva considerarsi un pittore, o comunque un critico d’arte. Figlio di un influente politico e diplomatico, trascorse la sua vita tra Santiago e Parigi, associandosi ai gruppi dei surrealisti. La scrittura venne tutta insieme, tra il 1935 e il 1937, con quattro romanzi, Un año, Miltín 1934, Ayer (Ieri) e Diez, che ne misero subito in risulto lo stile assolutamente libero da condizionamenti, un atteggiamento che valse a Álvaro Yáñez Bianchi l’esilio culturale in patria. Lo scontro più aspro fu con Hernán Díaz Arrieta, autore cileno conosciuto anche con lo pseudonimo di Alone. Proprio a questo scontro letterario di deve la nascita dell’opera monumentale che Juan Emar decise che non avrebbe mai pubblicato fin quando fosse stato ancora in vita. Umbral, infatti, nelle intenzioni del suo autore avrebbe dovuto vedere la luce solo quando altri, che lui non avrebbe conosciuto, lo avrebbero pubblicato seduti sui gradini della sua tomba.

Lo stile di Ieri è ricco di lambiccamenti voluti, di arzigogoli, di riflessioni fatte ad alta voce, arrivando a pronunciare anche cose che non si dovrebbero pronunciare, pensieri intimi, farneticazioni. Sta proprio in questo coraggio l’interesse che può suscitare quest’opera, nella chiarezza letteraria con cui Juan Emar riesce a rendere un pensiero altrimenti contorto. Juan Emar emerge dalle centotrentatré pagine del suo romanzo come un visionario. Per vent’anni, per gli ultimi vent’anni della sua vita, dopo l’esilio letterario a cui lo aveva condannato il suo paese, ha continuato a scrivere, dedicandosi tutto al suo grande progetto Umbral, il cui primo tomo è apparso solo nel 1971, per vedere la luce nella sua edizione integrale, cinque tomi per un totale di 4153 pagine, solo nel 1996, opera che nessun editore italiano ha ancora deciso di tradurre e pubblicare. Ma ci arriveremo.

Cile
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