La cxopertina di Desiderare, il primo romanzo di Giorgio Vallortigara

Letteratura

Il desiderio come scienza da apprendere

Il primo romanzo del neurobiologo Giorgio Vallortigara coniuga scienza e invenzione fantastica, personaggi storici e immaginari, creando effetti di straniamento e partecipe curiosità.

9 Ottobre 2025

Desiderare - Giorgio Vallortigara - copertina

Non appare facilmente definibile l’ultimo libro pubblicato dal Prof. Vallortigara (e prima sua prova narrativa), che si muove con elegante disinvoltura tra i modelli del saggio e del romanzo. Giorgio Vallortigara (Rovereto, 1959), neurobiologo noto a livello internazionale, autore di innumerevoli articoli scientifici e di molti volumi divulgativi di successo, oggi è Professore di Neuroscienze al Center for Mind/Brain Sciences dell’Università di Trento.

La trama di Desiderare (verbo declinato all’infinito, quasi a esprimere un auspicio non quantificabile o limitabile, oppure un invito imperioso…) si sviluppa su due binari, uno inserito nella contemporaneità, l’altro riportabile all’epoca vittoriana inglese. I luoghi che fanno da sfondo alle vicende narrate sono infatti Brighton, Londra, Cambridge, Trieste, Padova, Capri, Erice, Rovereto. Gli ambienti in cui si muovono i molti personaggi sono decisamente esclusivi: grandi ville padronali, istituti e università scientifiche d’élite, alberghi di lusso, feste in salotti prestigiosi, congressi selettivi. Come afferma a un certo punto il protagonista principale Itzhak, alter ego dell’autore: “Alla nostra età siamo autorizzati all’agio e all’indisciplina ideologica”. L’agio raccontato nel testo è innegabile; l’indisciplina ideologica, meglio qualificabile come incontinente curiosità intellettuale, è altrettanto reale. Infatti i campi del sapere che vengono affrontati, discussi e sezionati con affilatissimi strumenti esplorativi, spaziano da quelli più peculiarmente scientifici (biologia, genetica, medicina, astronomia, fisica, chimica, psicanalisi) ad altri più distesamente umanistici (arte, architettura, letteratura, filosofia, teologia), con un’elencazione davvero impressionante di figure illustri, di aneddoti curiosi e pettegolezzi, di titoli, brani in prosa e in versi riprodotti a suffragare le tesi esposte nei vari capitoli. Anche lo stile della scrittura di Vallortigara evidenzia un gusto raffinato per la ricercatezza di sostantivi e attributi, talvolta desueti o addirittura arcaici, spessissimo inerenti a una terminologia specialistica di ambito scientifico. Il lettore avverte affiorare qua e là toni ironici e pungenti, mentre diffusa ovunque è la sensibilità attenta ai dettagli, colti nella descrizione di esterni/interni e di persone. Luci, colori, arredamenti sono tratteggiati con cura; le espressioni dei visi e le posture dei corpi vengono delineati con cruda esattezza. Stupisce, ad esempio, l’interessamento costante che l’autore rivolge alle dita dei suoi personaggi: lunghe e affusolate, oppure tozze e respingenti; a ventaglio, unghiute, appoggiate delicatamente alla fronte o al naso, inanellate, intrecciate tra di loro, o esploranti le intimità più seduttive.

Chi è quindi Itzhak, questo personaggio eclettico, colto, che agisce nei dialoghi, nei gesti, nei pensieri con una sicurezza invidiabile, e un’inscalfibile padronanza di sé? Nativo di Ferrara, si definisce uno storico della scienza, ma in realtà rivela competenze eccezionali non solo nell’indagine del sistema nervoso, della memoria, e della coscienza negli esseri viventi, ma in tutte le ramificazioni della cultura. È interessato, fisicamente e intellettualmente, a Sylvia (giovane ex-matematica passata allo studio dei computer e assunta in una società farmaceutica per occuparsi di sicurezza investigativa), con cui vive una sessualità coinvolgente e disimpegnata, sfuggente nella sua saltuarietà. Intorno a Itzhak ruotano altre figure: il vicentino Pietro Ongaro, professore espatriato in Inghilterra, concreto e graffiante; il grande scienziato Patrick de Gray, misterioso e arrogante, protetto dall’alone sibillino della madre Contessa, dalle inclinazioni e potenzialità insolite; l’ombra del geniale amico Vittorio, suicidatosi in circostanze oscure, di cui un millantatore sconosciuto aspira a fare le veci. Sarà compito del protagonista Itzhak smascherare quali simulazioni e inganni si celano nelle vite di chi lo circonda. Altro suo incombente impegno è la stesura di un romanzo riguardante la personalità fascinosa di Douglas Spalding, biologo britannico che nell’ 800 studiava il comportamento degli animali, vivendo nella lussuosa dimora di Lord John Amberley Russell, come amante ufficiale della di lui moglie Kate e precettore dei loro figli Frank, Rachel e Bertrand Russell. Spalding fu lo scopritore del fenomeno dell’imprinting, cioè dell’interazione tra apprendimento e istinto nel comportamento animale, ben prima del suo epigono Konrad Lorenz: entrambi mitici riferimenti degli interessi scientifici di Itzhak. Interessi che emergono in quasi ogni pagina del libro, ne costituiscono l’ossatura portante, spesso arrivando ad appannare la trama puramente narrativa. Così i discorsi tra amici diventano colte e talvolta polemiche dissertazioni accademiche, mentre i comportamenti di api, topi, opossum, anguille, maialini, gabbiani, zecche, e in particolare di pulcini e galline vengono analizzati con meticolosità chirurgica (è opportuno ricordare a questo proposito i recenti volumi divulgativi di Giorgio Vallortigara, Cervello di gallina e I pulcini di Kant).

Gli esperimenti di laboratorio descritti anche nella loro crudezza – dissezioni, perforazioni del cranio, mutilazioni – risultano coinvolgenti e insieme inquietanti per la loro trasferibilità sugli umani. L’indagine scientifica viene costantemente applicata dall’autore a ogni fenomeno più o meno rilevante dell’esistenza: dalla passeggiata sul lungomare di cui si contano i passi alle varie fasi del trasporto amoroso, dall’ancheggiamento delle modelle nelle sfilate di moda alla magica sonorità di un violino, dal colore dei fiori in un parco ai fluidi trasmessi con il bacio. “Dopo che ha raddrizzato le spalle, sulla schiena le si forma una curva sigmoidea che si allaccia al principio dei glutei”; “Lo guarda di sottecchi, le palpebre abbassate riducono le sclere a ellissoidi che cercano di metterlo a fuoco”; “La ghiandola tiroidea dev’essersi risvegliata nelle ultime settimane: ne riconosce la firma quando le sue risposte motorie, gli effetti, sono così veloci da precedere la consapevolezza degli stimoli che ne sono stati la causa”.

La compenetrazione tra invenzione narrativa e informazioni scientifiche è talmente intensa e vitalizzante, che appare in tutta la sua veridicità la frase che l’autore fa pronunciare a uno dei suoi personaggi: “La scienza è sempre stata un’attività riservata a pochi: noi guardiamo dall’alto in basso anche Dio… Per quelli come me fare lo scienziato non è un lavoro, ma una condizione dell’anima”. Giusto suggello a un romanzo sapiente, impegnativo, decisamente originale anche e soprattutto nei suoi effetti imprevedibilmente spiazzanti.

 

GIORGIO VALLORTIGARA, DESIDERARE – MARSILIO, VENEZIA 2025. Pagine 236

 

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