Letteratura

‘Oppure il diavolo’ di Luca Tosi, la metafisica del male e la vita di provincia

19 Novembre 2025

Luca Tosi, classe 1990, ha da poco pubblicato con TerraRossa edizioni, il suo secondo romanzo ‘Oppure il diavolo’. Il personaggio di questo romanzo è Natale, un uomo sempre in bilico tra la rovina e la voglia di riscatto. La sua vita ruota attorno a due fulcri che contribuiscono alla sua dannazione: essere cresciuto con una madre manesca in un piccolo centro della periferia romagnola. In questa sua seconda prova letteraria Luca Tosi abbandona il tono ironico e disilluso del suo primo romanzo, in cui il protagonista era alla ricerca dell’amore perduto, per approdare a un tono cupo e vertiginoso con cui racconta quelle disgrazie della vita che possono incattivare anima e cuore. Perché alla fine “non si può mai indovinar niente della vita degli altri”.  

‘Oppure il diavolo’ si colloca perfettamente all’interno della produzione editoriale di TerraRossa Edizioni che si distingue per la sua attenzione alla scrittura eccentrica, sperimentale e fuori dai tracciati consueti, con un forte impegno nella valorizzazione della narrativa italiana contemporanea. Questo è il quarantesimo libro pubblicato da TerraRossa edizioni. Giovanni Turi commenta così la pubblicazione di questo romanzo che sta raccogliendo già plausi notevoli della critica letteraria: “Rappresenta egregiamente gli intenti della casa editrice TerraRossa: pubblicare opere in cui la ricerca stilistica si coniuga a storie che, forzando i confini dell’ordinario, ci parlano di chi siamo, delle nostre paure e aspirazioni”.  

Di ‘Oppure il diavolo’ colpisce subito la copertina. Raffigura un ragazzo su un tetto che tiene un aquilone. Sotto l’aquilone c’è la figura del diavolo, e anche lui tiene l’aquilone. Girando pagina viene riprodotto in bianco e nero lo stesso disegno, ma sotto l’aquilone il diavolo non c’è. Perché il diavolo si nasconde nei dettagli. È questo il tema principale del libro di Luca Tosi che in questo secondo romanzo sceglie di ancorare tutta la narrazione all’interno di luoghi veri, in quella infinita distesa che è la provincia italiana, inserendo però un elemento estraneo che conferisce al libro quel tono inquietante che lo caratterizza fin dalle prime pagine.  

Il personaggio principale di ‘Oppure il diavolo’, Natale, sembra richiamare una figura che l’autore di ‘Oppure il diavolo’ deve aver visto da qualche parte nella sua infanzia. Luca Tosi di Natale ne ricostruisce la biografia a partire dal rapporto estremamente conflittuale con la madre. È questa donna ad accendere in Natale la miccia del turbamento interiore che lo porterà al suo atto estremo. Luca Tosi sembra sussurrare che dove c’è un errore del figlio quasi sempre c’è un errore del genitore. Tutto si svolge in un luogo provinciale, Poggio Berni conta poco mene di 4.000 abitanti. La provincia intesa come caratterizzazione fisica di un luogo lontano dalle grandi città, e quindi lontano da tutto, diventa anche un luogo mentale, quello in cui Natale conosce la sua dannazione. Un luogo in cui Natale vivrà i suoi trentun anni tutti in apnea.  

“Attraverso la provincia è possibile trovare una dimensione vergine di ciò che si ha da dire”, afferma Luca Tosi in un’intervista per il canale Rai Cultura. E alla provincia Natale cerca un’alternativa. Lui che è sempre stato buono, si rende conto che facendo il buono non ha mai ottenuto niente e che la sua vita langue sterilmente in quella piccola terra dentro cui la sua piccola esistenza è confinata. L’autore gioca per tutta la durata del romanzo tra il nome del protagonista, che richiama un fatto religioso ben preciso e insieme un periodo dell’anno caratterizzato da spensieratezza, e la sua reale esistenza, martoriata da una profonda infelicità e malinconia. Per costruire la figura di Natale la lingua è elemento decisivo. La prima persona conferisce alla storia di Natale credibilità, la attualizza. L’uso continuo di dialettismi e regionalismi per costruire la voce del protagonista è centrato, perché il dialetto è lingua della pancia.  

La figura di Natale è, alla fine, quella di tutti coloro che nella vita, alla resa dei conti, non hanno mai combinato una ceppa. Quella di tutti coloro a cui la lingua si infrange sulle labbra, togliendoli anche la semplice possibilità di esprimere con chiarezza il proprio pensiero. La lingua di Natale infatti zoppica, è piena di brufoli, di incultura, di elisioni e di troncature. La sua figura trasuda incertezza specialmente in quel gesto di abbandonarsi a Dio, che è roba da coraggiosi, sembra dirci Natale, lui che pregava di notte il Signore che mandasse via i suoi brufoli, ma i brufoli non se ne andavano. E gli dava del tu pur di ottenere quella purificazione dell’epidermide, però era come se parlasse con un ambiente, non con una persona. La figura di Natale è quella del mai accontentato che almeno una volta nel corso della vita ha pensato al diavolo, al male, al lato peggiore di sé stesso, come alternativa realmente percorribile nella metafisica delle emozioni.  

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