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Trudy, di Massimo Carlotto

Letteratura

“Trudy”: nel Nord raccontato da Carlotto la violenza è abitudine, la felicità impossibile

di Federica Fantozzi

Con Trudy, pubblicato da Einaudi, Massimo Carlotto ci riporta nel suo mondo fatto di violenza travestita da sicurezza. Questa volta siamo a Lecco, non proprio il suo nordest. Ma anche questa volta la provincia ricca e tranquilla mette paura

15 Febbraio 2025
Una ragazza bionda e tondetta, alta un metro e mezzo ma con tutte le curve al posto giusto; una commessa di famiglia modesta corteggiata dal commercialista più in vista di Lecco, bello, sportivo e ambito. Potrebbe sembrare una favola, se non fosse che il mondo di Massimo Carlotto è intriso di cruda realtà. A partire dal consiglio che il di lei fidanzato, manovale, le dà: “Se fa sul serio sposalo, avrai una vita che con me non potresti nemmeno sognare”. L’ultimo romanzo del giallista padovano – “Trudy”, uscito per Einaudi Stile Libero – racconta, come sempre, il marcio del Nord (Est) italiano e lo tiene al passo con le più moderne tendenze criminali. Stavolta, le agenzie di sicurezza privata – nostrane, altro che teatri di guerra – dedite a “proteggere” i facoltosi clienti con tutti i mezzi, dal cyber-spionaggio alla buona vecchia violenza.

“Trudy” per le generazioni più attempate è un personaggio Disney: la moglie sovrappeso e piuttosto tonta di Gambadilegno, l’arcinemico di Topolino. E’ il nomignolo sprezzante con cui i soci del ramificato Novo Security Group hanno battezzato l’ex commessa, Ludovica, oggetto di pedinamento su richiesta di un importante politico locale. Il suo facoltoso marito – detentore di carte, segreti e intrallazzi di mezza Lombardia – è svanito nel nulla, abbandonando studio, macchina e conti correnti. Il capo della Nsg – l’ex commissario di polizia Gianantonio Farina, passato al più remunerativo settore privato e dotato di moglie arrampicatrice sociale – è convinto di perdere il suo tempo. Ma in quel business il cliente ha sempre ragione, così disloca una squadra a tenere d’occhio la ragazza, rifugiatasi a Cesenatico per sfuggire alle malelingue. Già, perché il caro Federico, l’irrintracciabile, era un fedifrago seriale, al punto che le amiche del paesello la chiamavano tra loro “la piccola cornuta” e non dubitano che sia fuggito con l’amante di turno.

La provincia di Carlotto è lontanissima da quella di Andrea Vitali, lecchese di Bellano, e non solo perché la prima è contemporanea e la seconda ritratta sotto il fascismo. Vitali sciorina, sulla scia di Piero Chiara, vizi e virtù dei Campanili, gelosie e miserie, liti e rancori, ma con una prosa velata se non di affetto almeno di umana empatia. Carlotto, invece, esplora i meandri di un mondo feroce – dalla Lombardia al Veneto delle storie del suo “Alligatore”  – dove alla sopraffazione fa da contraltare la rassegnazione, e per i deboli non c’è speranza né giustizia. Vittime sono le prostitute di strada, alla mercé di chiunque le carichi, o le stagionali, vendute e rivendute dai caporali, ma anche i sindacalisti che osano lottare per qualche diritto infastidendo gli imprenditori che producono e arricchiscono il Paese.

Anche se, con buona pace di certa retorica, qui il sindacalista massacrato di botte è italianissimo e il mandante del pestaggio un cinese che ha imparato bene dai cumenda milanesi la lezione di come gestire la fabbrichetta riducendo al minimo tasse e contributi. L’autore del brutale pestaggio – Alex, tanto violento quanto stupido, machista e incapace di relazionarsi senza prevaricare – viene allontanato e destinato a sorvegliare Trudy: una missione apparentemente minore e dunque alla sua portata. Invece, nulla è più pericoloso di un idiota sottovalutato, e Alex si rivelerà il fatidico sassolino in un ingranaggio altrimenti ben oliato di cinismo, avidità e senso di impunità. La felicità, sembra dire l’autore, non è nemmeno un’illusione: è una chimera. Un pianeta lontano lontano, sperduto in un’altra dimensione, di cui si intravvedono lampi nello spray al peperoncino per sfuggire allo stupro o nel lasciare andare in malora la propria villa per rovinare la facciata perbenista del quartiere. Tocca accontentarsi. A chi cerca aria pulita Carlotto non offre garanzie: al massimo, un appiglio a cui aggrapparsi per non soffocare.
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