Storia

Complottismo: il mainstream del tempo presente

15 Giugno 2025

Il discorso del rabbino di Ignazio Veca, uscito in libreria in queste settimane,  è un libro necessario.

Prima una breve sintesi del libro, poi una riflessione sulla sua necessità.

Nella Praga della seconda metà dell’Ottocento, un gruppo di persone che è facile intuire siano ebrei si riunisce nel luogo del cimitero antico e descrive un progetto di dominio della propria gente sul mondo. Quelle persone parlano sottovoce. Il più vecchio, un Grande Rabbino – o così viene chiamato – espone un piano di conquista. Non una conquista qualunque: la presa del mondo intero.

Quel testo con tutti i particolari del nuovo potere è pubblicato nel 1881 su una rivista cattolica e rapidamente si diffonde. I suoi lettori lo considerano verisimile.

Questa dinamica fa la rima con il tempo presente

Il discorso del rabbino è un libro che indaga un falso che ha avuto la forza di accreditarsi come vero. Questo è una caratteristica che rende questo libro di Ignazio Veca un libro oggi necessario.

Ma la sua necessità oggi non è data solo da una macchinazione generica – come un falso viene accreditato come vero – ma dal profilo e dalla struttura del falso. Quel documento fittizio pubblicato nel 1881 offre al pubblico europeo un’idea sconvolgente: una macchinazione ebraica per conquistare il potere globale.

In quella sua diffusione un ruolo essenziale lo hanno avuto la stampa, la propaganda e le dinamiche politiche dell’epoca.

Un insieme di dati che poi si ripetono all’inizio del ‘900 con il testo dei Protocolli dei Savi anziani di Sion. Come hanno ricostruito anni fa sia Pierre André Taguieff sia Cesare G. De Michelis, sia  Carlo Ginzburg nella sua riflessione sulle connessioni tra vero falso e finto.  I Protocolli hanno a fondamento una menzogna. La diffusione di quel testo e il suo successo alludono a indagare una regola che ha una storia lunga nel corso del secondo millennio: ovvero il fatto che la costruzione della grande menzogna si alimenta della teoria del complotto. Il primo momento, indica Ginzburg, può essere fatto risalire al 1321, anno in cui si sparse la voce che i lebbrosi volevano avvelenare i pozzi perché istigati dagli ebrei che a loro volta potevano essere stati istigati dai musulmani. Una diceria che si ripete ai tempi della grande peste nel 1348. Da allora quella dinamica si ripete molte volte. Non è importante quae sia l’evento. Importanteè la macchina del complotto.

Attraverso un’analisi rigorosa e appassionante, Ignazio Veca ci guida alla scoperta della storia di una delle più tenaci teorie del complotto, tra fonti autentiche e contraffazioni, verità storica e costruzione ideologica. Ma soprattutto nette a nudo un dato: l’elemento dell’antisemitismo nel’900 si nutre e si sostanzia di una convinzione che nel corso del XIX secolo si fonda su una visione complottista. Il suo nucleo centrale  sta  nella convinzione che l’ordine sia sotto minaccia di nemici occulti, e che questi nemici occulti abbiano un catechismo politico, un manuale di comportamenti, un progetto di dominio e di controllo. Quel profilo molti anni fa è stato descritto da Umberto Eco nella sesta lezione delle sue Norton Lectures poi pubblicate con il titolo Sei passeggiate nei boschi narrativi.

Perché è importante riprendere in mano questa storia?

Perché il ritorno del complottismo negli ultimi anni e soprattutto e il ritorno attuale dell’antisemitismo non si nutrono di una nuova stagione di successo della ideologia nazista, ma hanno il loro fondamento esattamente nella nuova stagione di successo di una visione che fa della possibilità di costruire «narrazioni alternative» un terreno di convinzione collettivo.

L’antisemitismo nel 2025 non è più l’hitlerismo, tanto per intenderci, anche se i rigurgiti di una destra estremista e nostalgica non mancano. È, piuttosto, un nuovo antisemitismo di stampo complottista che affascina e attrae sia a destra che a sinistra.

Le grandi pandemie che hanno chiuso il lungo ‘900 hanno alimentato in ampi strati dell’opinione pubblica la convinzione di non essere più padroni della propria vita, addirittura della propria quotidianità. Lì riprende forza la visione dei complotti e lì riacquista credibilità la piattaforma di convinzioni e di luoghi comuni. Per questo motivo quello di Ignazio Veca è un libro necessario.

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