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Teatro

Olivier Dubois danza ancora e rinasce

di Paolo Randazzo
31 Ottobre 2023

PALERMO. Olivier Dubois è una star della danza internazionale: grande ballerino, grande coreografo, ingaggiato in tantissime esperienze artistiche di primissimo piano, direttore del Ballet du Nord di Roubaix dal 2014 al 2017, direttore oggi di una compagnia che porta il suo nome e che ha sede a Parigi. Nel 2018 ha creato  “My body of coming forth by day” (il mio corpo viene alla luce del sole) che lui stesso sottolinea esser stato ispirato dall’antichissimo “Libro egiziano dei morti”. Non è il caso di provare ad approfondire qui il legame con questa antichissima fonte di sapienza umana, ma sicuramente c’è in questo spettacolo un tratto di felice e arresa sapienza che val la pena di esplorare e capire. Anzitutto, di che spettacolo si tratta? Dubois da solo in scena, accoglie cordialmente gli spettatori che vanno sedendosi vicino e intorno a lui, beve e offre champagne, sorride, gioca, gigioneggia, ragiona, ricorda, parla in francese, in inglese, un po’ anche in un incerto italiano, poi spiega il senso profondo del suo lavoro. Inizia lo spettacolo, seduto dietro a una scrivania legge un brevissimo testo che è facile recuperare ed è giusto riportare per intero: « Stasera… Il mio corpo che viene alla luce del giorno… Il mio corpo come Libro dei Morti! Il mio corpo come un lungo ricordo e un lungo dolore d’arte. Porto dentro di me migliaia di movimenti, gesti, posizioni, intenzioni, sensazioni… litri di sudore, di sanguinamenti, centinaia di ferite, cicatrici, gioia e dolore. Ma cosa resta di tutto ciò? Cosa ricordo? Dove può condurmi la memoria del mio corpo? Quale parte della mia storia di performer può dire qualcosa sulla storia dell’arte? Sì, la storia dell’arte performativa è composta da milioni di storie corporee. Potremmo anche considerarci – intendo noi performer – come opere d’arte per il semplice fatto che i nostri corpi contengono la carne dell’arte performativa e, ad esempio, della danza? E se sì, quanto apprezzeresti questo? Una dedizione totale all’arte. Dovrei considerarmi un’opera d’arte o addirittura un capolavoro mostruoso? Non risponderemo a queste domande ora, ma proveremo insieme a fare un nuovo passo… un passo attraverso la dissezione del mio corpo come souvenir, come altoparlante della perdita di me stesso per l’arte. Propongo un gioco, possa essere visto come una prova, uno sguardo, un taglio dentro di me». Sono le coordinate dello spettacolo, si gioca a carte scoperte: ecco il corpo, ecco la consapevolezza della sua sostanza culturale e memoriale, la consapevolezza della sostanza collettiva del corpo dell’artista che non appartiene soltanto a lui ma al pubblico e alla storia della danza ed ancora, la finitezza di ogni vita, il gioco e il patto (the deal) che richiede insistentemente al pubblico e che quest’ultimo s’impegna mantenere a condividere nel gioco/spettacolo di quanto accade in scena. Si gioca a carte scoperte e si ragiona. Vengono scelte tre persone alla volta e queste estraggono a sorte o scelgono una coreografia, tra le più di sessanta in cui Dubois ha danzato, una musica delle tante che hanno accompagnato la sua vita artistica, un indumento di cui l’artista si dovrà liberare prima di danzare in scena. Lo spettacolo trascolora nelle movenze del gioco, il corpo/memoria ritorna alle emozioni che ha vissuto, ritorna a splendere di storie, di cultura, di grandissima danza, rinasce il corpo ormai appesantito per l’età, mentre dai frammenti che Dubois danza in scena (ad esempio: lo spettacolo con a Las Vegas nel 2002,  L’Après-midi d’un faune, di Nijinskij, un Romeo e giulietta, la coreografia In the middle di William Forsyte) sembra veramente brillare la gioia di una vita vissuta interamente per l’arte e nell’arte e in comunione col pubblico. Non appare fuori luogo, pertanto, che lo spettacolo finisca con l’entusiasmo del pubblico invitato in scena a danzare con l’artista e a condividere la gioia liberante di quell’acquisizione di consapevolezza. Visto a Palermo il 27 ottobre scorso, nello spazio dell’Ecomuseo del Mare, nel contesto dell’interessante e raffinato “Prima Onda Festival” giunto alla IV edizione.

My body of coming forth by day

Coreografia di Olivier Dubois, interprete Olivier Dubois, regia e suono François Caffenne. Produzione Compagnie Olivier Dubois I COD, coproduzione Festival BreakingWalls / Il Cairo. Olivier Dubois è artista associato del CENTQUATRE-Paris. La COD – Compagnie Olivier Dubois riceve il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione generale creazioni artistiche – delegazione Danza. Crediti fotografici: Michela Di Patti.

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