L’I have a dream del presidente Mattarella
«Che ne è di un sogno rimandato? Avvizzisce come un chicco d’uva al sole, marcisce come una piaga purulenta, puzza come carne marcita, si affloscia come un carico troppo pesante – o esplode?» (Langston Hughes)
Il 25 agosto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato un discorso impegnato e articolato alla 44esima edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli.
Il 28 agosto tutto il mondo ha ricordato il 60° anniversario del più celebre discorso di Martin Luther King al Lincoln memorial di Washington, noto col suo slogan stracitato “I have a dream”.
Un’analisi comparata dei due discorsi appare assai interessante.
C’è anzitutto un’analogia di struttura.
Entrambi si rifanno ad un passato ritenuto come impegnativo e responsabilizzante.
King rievoca quanto era accaduto cento anni prima: un discorso del 1863 proprio di Lincoln in cui annunciava l’emancipazione degli schiavi rinviando al 1776 e alla dichiarazione d’indipendenza.
Con un linguaggio mercantile, del commercio, del busines, King dichiara che gli autori della Costituzione e della Dichiarazione d’Indipendenza «firmarono una cambiale (a promissory note) che ogni americano avrebbe ereditato. Era la promessa che tutti gli uomini – si, uomini neri come i bianchi – avrebbero goduto dei diritti inalienabili di vita, libertà e ricerca della felicità (…) Invece di onorare questa sacra obbligazione, l’America ha dato ai neri un assegno a vuoto (…) E noi oggi siamo qui per incassare questo assegno».
Anche Mattarella cita ad un certo punto la dichiarazione di Indipendenza americana per raccontare le radici del pensiero liberale che stanno all’origine della nostra Costituzione repubblicana.
Ma è proprio in questa Costituzione che sta secondo Mattarella la radice di un impegno che ha un’attualità stringente. E lo fa citando Giuseppe Dossetti con un paragone che coinvolge a sua volta la costituzione americana: «In un discorso, tenuto alla Università di Parma, nel 1995, Giuseppe Dossetti – che, dell’Assemblea Costituente, era stato partecipe e protagonista – rivolse un appello ai giovani: “non abbiate prevenzioni rispetto alla Costituzione del ‘48, solo perché opera di una generazione ormai trascorsa – disse -. La Costituzione americana è in vigore da duecento anni e, in questi due secoli, nessuna generazione l’ha rifiutata, o ha proposto di riscriverla integralmente; ha soltanto operato, singoli emendamenti puntuali, rispetto al testo originario dei Padri di Philadelphia; nonostante che, nel frattempo, la società americana, sia passata, da uno Stato di pionieri, a uno Stato, oggi, leader del mondo…E’ proprio, nei momenti di confusione, o di transizione indistinta, che le Costituzioni adempiono la, più vera, loro funzione: cioè, quella di essere, per tutti, punto di riferimento e di chiarimento. Cercate, quindi, di conoscerla; di comprendere, in profondità, i suoi principî fondanti; e, quindi, di farvela amica e compagna di strada… vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro, contro ogni inganno e contro ogni asservimento; per qualunque cammino vogliate procedere, e per qualunque meta vi prefissiate”».
Un paragone ulteriore tra i due discorsi appare interessante perché Mattarella pare attualizzare nella nostra storia italiana il volo utopico del leader afroamericano.
Ad un certo punto racconta un episodio autobiografico: «Nello studio dell’appartamento dove vivo al Quirinale ho collocato un disegno che raffigura un ragazzino, di quattordici anni, annegato, con centinaia di altre persone, nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto, la dimostrazione che voleva venire in Europa per studiare.
Questo disegno mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono innumerevoli, singole, persone, con la storia di ciascuno, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro. Il loro futuro: tante volte cancellato».
Ecco: la pagella di un bambino come libro dei suoi sogni. Quelli che attendono una risposta, quell’ assegno che oggi attende di essere incassato.
In quel desiderio di futuro che lo stesso Mattarella evoca, citando il teologo protestante Jurgen Moltmann: “La speranza è il respiro della vita umana”.
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