Un anno di college per cambiare una vita intera, quella di Naomi

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1 Ottobre 2019

Emanuel Maro Machaba è un pastore, ma sopratutto il coordinatore di vari progetti in Tanzania, nella regione del Serengeti e in quella del Kilimanjaro. Il pastore lavora con la sua Child Hope Foundation Tanzania, nata nel 2013 ad Arusha per sostenere le popolazioni locali indirizzandole verso un cambiamento sostenibile, uscendo dalla condizione di precarietà e povertà che le attanaglia. Child Hope Foundation è una fondazione di difesa dei minori che unisce persone compassionevoli a coloro che soffrono di povertà. La fondazione vuole liberare il bambino dalla povertà economica, sociale e fisica. L’obiettivo è che ogni bambino diventi un adulto responsabile e realizzato.

Nel Kilimangiaro oggi si svolge il lavoro più impegnativo della fondazione, poiché coinvolge la popolazione Masai, comunità rurale e dedita all’allevamento del bestiame confinata fuori dalla città di Moshi, che presenta una struttura sociale e familiare estremamente patriarcale ed una condizione di vita che necessita aiuto allo sviluppo, peraltro esplicitamente richiesto dagli abitanti. Emmanuel si è attivato per migliorare la condizione di vita della popolazione, partendo proprio donne e bambini.

Così è stata costruita una scuola materna per i bambini del villaggio, e in più vengono gestiti dei progetti di microcredito per le donne. Ogni sabato, ognuna di loro ripone come fondo comune dei propri soldi, per consentire loro di emanciparsi, sviluppando un piccolo commercio per i loro gioielli autoprodotti e i frutti coltivati nelle proprie terre.

Durante un incontro fra donne, Federica Guadagnolo e Federica Nova, studentesse e volontarie, hanno conosciuto Naomi, una ragazza di 19 anni che ha appena concluso la scuola secondaria. Naomi da un anno conduce una routine dedita alle supervisione dei fratelli e del bestiame. Insomma, una routine che la confina, come altre mille sue coetanee, alla sottomissione ad un meccanismo di vita circoscritto nel suo piccolo villaggio. Ma la cosa peggiore è che Naomi nel suo futuro si sarebbe vista costretta ad un matrimonio combinato.

Le volontarie e il pastore, per scongiurare il matrimonio forzato di Naomi, hanno incontrato la sua famiglia e hanno convenuto che l’unica soluzione pratica che la potesse liberare da questa catena sarebbe stata ed è quella di aiutarla a continuare a studiare, scelta che la famiglia aveva dovuto abbandonare a causa della grande povertà in cui riversa.

Per consentire a Naomi di scrivere il suo futuro fuori dal villaggio Masai l’unica opzione è quella di raggiungere un tetto di almeno 1.200 euro. Il costo complessivo comprende: un anno al Saint Jose training centre-Moshi, che la abiliterà alla professione di insegnante per l’infanzia, iniziando i corsi a Gennaio, e un corso preparatorio e intensivo di inglese, poiché è la seconda lingua parlata nello stato dopo lo Swahili.  Al momento sono stati già raccolti 300 euro, in modo da poter farle iniziare il corso di inglese ad Ottobre ma la fondazione ha bisogno ancora di 880 euro circa, entro Gennaio per darle modo di crescere.

Con le donazioni raccolte grazie alla campagna attivata dalle volontarie su GoFundMe Naomi potrà vivere ll’interno dell’ostello offerto dalla scuola, e potrà dopo aver preso la certificazione, trasferirsi in città e lavorare, creandosi una nuova realtà e liberandosi dalla costrizione di un matrimonio non voluto.

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Per aiutare Naomi clicca qui.

 

 

 

TAG:
CAT: diritti umani

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