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Diritti

Sono 25mila i rom nelle baracche: uno su sette

di Giulia Dellepiane
9 Aprile 2019

Un rom su sette in Italia non ha una vera casa in cui vivere e sta nelle baraccopoli (i cosiddetti campi rom). Ma se vogliamo leggere il dato al contrario, sei su sette abitano sotto un tetto. È questo l’elemento più importante che emerge dall’ultimo rapporto pubblicato dall’Associazione 21 luglio, la quale da anni si batte per i diritti dei rom e la loro integrazione.
Il rapporto, intitolato: “I margini del margine. Comunità rom negli insediamenti formali e informali in Italia”, è stato presentato in Parlamento lo scorso 8 aprile, giornata internazionale per i diritti di questo popolo: parliamo di 180mila persone in tutto che vivono sparse per il nostro Paese. L’occasione è stata dunque colta per gettare luce su di loro e su quanto c’è ancora da fare per aiutarli ad uscire dalla condizione di emarginazione in cui si trovano.
Molti infatti non sanno che i rom hanno in stragrande maggioranza la cittadinanza italiana ed europea, sono quindi come noi anche dal punto di vista dei diritti e non abitano nei campi. Eppure continuano a ripetersi episodi gravi contro i più poveri di loro, quelli che appunto non hanno un tetto sotto cui ripararsi. L’ultimo atto di violenza in ordine di tempo è stato quello di Torre Maura, dove un presidio non autorizzato di persone, tra cui molti esponenti di Forza Nuova e Casa Pound, è andato a manifestare a pochi passi da una struttura nella quale dovevano essere ospitate alcune famiglie rom indigenti, tra cui 33 bambini e 22 donne. La protesta è degenerata al punto che si sono registrati episodi sconvolgenti come il furto e il calpestamento del pane destinato ai bimbi rom.
“Io c’ero a Torre Maura – testimonia Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio – Ho visto con i miei occhi quanto successo, che dimostra come Roma in particolare stia tornando alla visione di Alemanno sui rom: cittadini di serie b da rieducare in percorsi paralleli rispetto agli altri, tenendoli in luoghi di segregazione come il centro di Torre Maura”. Secondo Stasolla questo tentativo di integrare tale popolo attraverso la segregazione in moderni ghetti è appunto paradossale e contraddittorio, ma porta anche all’esasperazione di chi si trova a dover vivere vicino ai centri o ai campi rom. I fatti di Torre Maura poi si sono rivelati particolarmente gravi perché è stato consentito un presidio non autorizzato che ha potuto avvicinarsi fino a pochi passi dai rom per minacciarli e insultarli. Stasolla si dice preoccupato per il modo in cui le forze dell’ordine hanno “non gestito” la situazione e teme che possa essere un precedente.
“La politica – spiega Stasolla – deve smettere di fomentare l’odio contro i rom, che faticano ancora oggi ad essere accettati come cittadini, e deve rovesciare la propria prospettiva se vuole davvero lavorare all’integrazione: sono italiani ed europei e come tali devono essere trattati e aiutati a trovare casa e lavoro”. Prima gli Italiani, quindi, vuol dire anche prima i rom italiani.

diritti Integrazione rom sinti
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