Germania: nuovo arresto per crimini contro l’umanità

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16 Marzo 2021

Il sistema penale tedesco riconosce l’esistenza della giurisdizione universale per i crimini contro l’umanità e quindi la propria competenza a perseguirne le violazioni ovunque commesse.

Con questo principio è stato eseguito oggi l’arresto ad Hannover di un ex militare del Gambia, Bai L. (il cognome non è diffuso in pendenza di giudizio), ritenuto colpevole di avere fatto parte tra il 2003 ed il 2006 di uno squadrone della morte noto con la sigla “Junglers”. La milizia, secondo le accuse ammantata come squadra di pattugliamento, era stata voluta dall’allora Presidente Yahya Abdul-Aziz Jemus Junkung Jammeh per condurre esecuzioni sommarie. Gli inquirenti reputano che Bai L. abbia preso parte a tre missioni di liquidazione degli oppositori. Alla fine del 2003 i “Junglers” avrebbero ricevuto l’ordine di uccidere un avvocato a Banjul e Bai L. sarebbe stato alla guida del mezzo che portò lo squadrone della morte al luogo dell’attentato. Furono sparati diversi colpi, il legale tuttavia pur ferito, sopravvisse. Un anno dopo cadde nel mirino della pattuglia un giornalista critico al regime. L’auto del corrispondente fu fermata per strada a Kanifing, Due membri del “patrol team” lo uccisero mentre era ancora al volante; Bai L. è ritenuto essere stato anche in questo caso l’autista. Più tardi, gli inquirenti stimano nel 2006, l’unità uccise nei pressi dell’aeroporto di Banjul un altro oppositore del Presidente del Gambia e Bai L. sarebbe stato di nuovo l’autista dello squadrone della morte.

 

Dietro lo stesso presupposto universalista in Germania sono d’altronde già stati avviati procedimenti per il genocidio degli Yazidi in Iraq ed anche per i crimini del regime di Bashar al-Assad. È stata pronunciata a febbraio a Coblenza la condanna a quattro anni e mezzo contro l’ex funzionario siriano quarantaquattrenne Eyad Al-Gharib, ritenuto colpevole di aver partecipato al trasferimento di una trentina di dimostranti pur essendo conscio che sarebbero poi stati torturati nelle carceri del regime di Damasco.

 

Per la competenza penale estesa vantata dall’ordinamento tedesco, che permette il rinvio a giudizio per reati di eccezionale gravità, quand’anche commessi fuori dal territorio nazionale e da cittadini stranieri, è pure ancora in corso il giudizio per crimini di guerra anche nei confronti del cinquantottenne ex ufficiale dell’intelligence del regime di Damasco Anwar Raslan, accusato di aver coordinato la tortura di almeno 4.000 prigionieri, 58 dei quali poi morti.  Dal 2020 è poi in carcere in Germania anche l’ex medico siriano Alaa Mousa con l’accusa di sevizie contro un prigioniero, deceduto nella prigione di Homs nel 2011. In assoluta incuranza al giuramento di Ippocrate, il sanitario lo avrebbe colpito con un tubo di plastica e preso a calci mentre era a terra. È appena il caso di menzionare che sono ormai dieci anni che la guerra civile in Siria miete vittime.

Proprio per la recettività del principio di competenza universale dimostrata dalla giustizia tedesca, l’associazione Reporter senza frontiere ha denunciato all’inizio di marzo alla Procura Generale di Karlsruhe anche il principe saudita Mohammed bin Salman Al Sa’ud ed altre quattro persone per l’assassinio del giornalista Jamal Kashoggi. Per un giudizio in questo caso dovrebbero però trovare prevedibilmente applicazione i principi previsti al paragrafo 232 del codice di procedura penale tedesco per un processo in contumacia.

 

 

Immagine di copertina: Pixabay, https://pixabay.com/it/washington-dc-museo-dell-olocausto-2090543/.

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TAG: crimini contro l'umanità; Gambia; Siria; Junglers; Germania
CAT: diritti umani, Giustizia

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