Lettera aperta al nuovo ministro Matteo Salvini

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12 Giugno 2018

Gentile ministro Matteo Salvini, lei forse non si è fatto raccontare le storie delle famiglie italiane di una volta o se le è dimenticate, infervorato dalla sua nuova carica istituzionale, ovvero vigilare i nostri “interni” da ministro. Ora, per molte di queste famiglie ci sono state storie di “esterni” – ovvero di migranti. Potrei, per esempio raccontare la storia della mia famiglia e finirei per tirare in ballo – pensi un po’ – ben 4 continenti , e se mi contatterà, potrei farle l’intero racconto per filo e per segno.

Mi limito all’inizio: mio nonno nel 1905 parte da  un paesino dell’interno della Sicilia per imbarcarsi su una nave piena di migranti e raggiunge New York – previa una quarantena nel famigerato “centro di accoglienza” di Ellis Island -, disposto a qualsiasi mestiere gli sarebbe stato offerto.

Ma lei potrebbe obiettare che queste vicende non capitano più. Vero, non capitano più, almeno a noi. Passo allora a una narrazione di provenienza cinematografica. Ho visto tempo fa un film del 1950, “Il cammino della speranza”, regia di Pietro Germi con uno sceneggiatore che avrebbe fatto strada nel cinema, Federico Fellini. Il film narra la vera storia di un gruppo di siciliani che, convinti da un ciarlatano, partono verso la Francia in cerca di fortuna. Dopo aver pagato una grossa somma di denaro all’uomo (un precursore dei trafficanti di oggi), vengono abbandonati alla Stazione Termini di Roma.

Una parte di loro prosegue comunque il viaggio e in modo rocambolesco arriva in Val di Susa nel pieno dell’inverno, sfidando la neve e il gelo dei sentieri di alta montagna per attraversare il confine. Qualcuno disfatto dalla fatica muore seppellito dalla tempesta di neve, ma altri con i figli sulle spalle ce la fanno. Fermati da alpini italiani e finanzieri francesi, – certamente più sensibili di quelli di oggi – , questi alla vista dei bimbi chiudono un occhio e il “cammino della speranza” procede.

Ora, signor ministro, quest’inverno qualche migrante ci è morto in quei sentieri e lo scioglimento delle nevi in corso ha di recente portato alla luce il corpo di un giovane immigrato in maglietta, jeans e scarpe da ginnastica. Si dice che pian piano ne verranno fuori diversi altri di cadaveri. Cadaveri che si aggiungono alle parecchie migliaia annegati nel mare in questi anni. Noi e loro: non noi, ma loro sì, per guadagnare la “pacchia” troppo spesso perdono la vita e bisogna essere dei disperati per giocare a questa perversa roulette. Se l’accetta, le mando il dvd, lo veda insieme con il suo collega degli interni francese questo film di allora.

Dato che ci siamo, le aggiungerei un film di oggi, “ Fuocoammare”, che mostra i barconi con le stive piene di morti approdati a Lampedusa. Forse si potrebbe ricredere sui giudizi sommari che ha espresso in questi giorni, sugli annunci del presente – come la chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong – e quelli che propone per il prossimo futuro. Un consiglio gentile, onorevole Salvini: adoperi il tempo per riflettere, non solo per parlare da comiziante in vista di arraffare qualche manciata di voti in più. La tutela della vita umana è l’obiettivo primario del ministero che le è stato affidato, auspico sia in grado di onorare questo compito. Altrimenti, lasci perdere e cambi incarico di governo, ci sarà pure nella maggioranza qualcuno disposto a tutelare il diritto che precede e conferisce senso a tutti gli altri: il diritto alla vita.

 

TAG: aquarius, emergenza immigrazione, matteo salvini
CAT: diritti umani, immigrazione

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