Addio ad Andromeda, l’amore sprecato

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26 Settembre 2021

I grandi amori finiscono spesso male. Così quello di Henry John Deutschendorf Junior, il cantautore americano John Denver, con l’amore della sua vita, Annie Martell. Si erano conosciuti nel 1968, quando entrambi avevano 25 anni, e John era all’inizio della sua stupefacente carriera artistica. Brutto lui, una sorta di rospo con gli occhiali, bellissima lei, che era stata reginetta di bellezza alla scuola.

Ma John aveva quella voce incredibile, calda e gentile, piena di passione, ed aveva scritto per lei “Leaving on a jet plane” quando non erano ancora una coppia, una canzone d’amore tenera ed inusuale, e lei aveva detto di sì: John e suo padre, John Senior, che era un aviatore pluridecorato dell’Air Force americana e depositario di alcuni record di velocità, si erano odiati per anni, a causa dei continui spostamenti cui è obbligato un militare, e che distruggevano ogni volta i flebili rapporti di amicizia locali di un figlio timido ed introverso, finché il padre non aveva insegnato a John Jr. a volare, e questo amore comune li ha uniti per la vita. La canzone unisce la nostalgia di Annie con l’amore per il volo, ed è oggi un brano che tutto il mondo conosce.

John Denver insieme agli eroi del Muppets’ Show

Annie ricorda con dolore quegli anni: “John è l’uomo più romantico, attento ed affettuoso della storia, ma è anche insicuro, gelosissimo – specie perché non può avere figli – ed è fissato con la carriera da musicista, faceva delle cose che vanno molto al di là dei tentativi di un ragazzo di arrivare al successo. Dopo la pubblicazione dei suoi primi tre album, quando le cose avevano iniziato a funzionare, lui ha scritto per il nostro amore un intero disco, Back Home Again, legato al ranch in Colorado nel quale aveva promesso che avremmo passato la vita insieme. Ma non c’è stato verso di legarlo, nemmeno per due settimane di seguito. Ero sempre sola, perché lui era in giro per l’America, oppure perché lui era a casa e provava in modo ossessivo anche per 18 ore al giorno con gli altri musicisti. Dopo due anni non ce l’ho fatta più, me ne sono andata. Eravamo entrambi spezzati, disperati, distrutti”.

Ciò che Annie non racconta è che, dopo l’ennesimo litigio, e la decisione di Annie di dormire sul divano, John era andato nella stalla, aveva preso la motosega e distrutto, urlando, il letto coniugale. Perché John aveva in sé sia l’uomo più dolce e buono del mondo, sia un pazzo forsennato e tendenzialmente violento che (pare) ripeteva i gesti di furia incontenibile che aveva imparato nell’infanzia dal padre. Randy Sparks, uno dei grandi del country americano, primo mentore di John Denver, racconta che se uno portava il cantautore a delle crisi di rabbia, lui era capace di frasi di follia sanguinaria che lo portarono persino ad essere accusato di essere un nazista ed essere scacciato, per questo, dalla sua prima casa discografica.

La copertina del disco “Farewell Andromeda”

Il fatto è che John era esasperato: aveva fatto un primo disco, quasi interamente di cover, e poi c’era la canzone sull’addio in aeroplano, e quella andava forte ovunque lui la suonasse – ma il disco non è stato promosso, non era nei negozi e non veniva suonato nelle radio. A quel punto John ha preso su la chitarra, uno scatolone di copie del 45 giri, e si è messo a girare l’America, tutto solo, di bar in bar, di festa in festa, quasi sempre gratuitamente, ed in ogni città si presentava alla radio locale per far suonare quella sua canzone. È lì che le cose con Annie hanno iniziato ad essere difficili, perché John è rimasto in tour, quasi da mendicante, per 18 mesi. Finché non ha scritto “Take me home, country roads”, un inno all’America contadina che, nel giro di poche settimane, è entrato ovunque in classifica ed è salito fino al secondo posto negli Stati Uniti, rendendo John famoso.

È a questo punto che sono arrivati i soldi, il ranch, i contratti leggendari, una trasmissione TV nazionale, la collaborazione con il Muppets’ Show, i concerti con le grandi star del country americano – ed il matrimonio con Annie, per cui John scrive la sua canzone più famosa, “Annie’s song”, dopo una lite furibonda in cui lei aveva minacciato di piantarlo nel caso in cui avesse proseguito la vita folle di quegli anni. Infine il disco “Back Home Again”, che è una celebrazione della loro storia d’amore e degli ideali del cantante: ambientalista estremo e quasi violento, democratico e sostenitore dei diritti civili, fondatore di associazioni per le vittime dell’AIDS e della violenza di genere, nemico dell’industria e della finanza, dell’Unione Sovietica, che ha visitato suonando quasi gratis invitando i russi a scegliere il sogno americano. A Roma, a Castel Sant’Angelo, andai ad ascoltarlo dal vivo: “Se avessi un fratello russo sarebbe un cowboy, come me, e non avremmo liti, cavalcheremmo accanto come fanno due fratelli”.

Pochi minuti prima dell’ultimo volo (1997) che terminerà un’ora dopo in una tragedia

La tempesta è durata un decennio, poi la sua musica ha iniziato ad essere considerata stucchevole, e lui si è davvero ritirato nel ranch con la seconda moglie, con cui ha adottato due ragazzi. Ma la sua ultima canzone d’amore è stata lo stesso per Annie, e si chiama “Farewell Andromeda”: dedicata ad un amore lontano come una galassia, irraggiungibile, in cui John ammette di aver sbagliato tutto, con Annie, ma di aver almeno conosciuto la vera felicità. Continuo ad ascoltarla ancora adesso, anche se lui è caduto tanti anni fa con il suo aereo, e tutta la sua parabola artistica è oramai divenuta preistoria. Per il mio papà, invece, “Annie’s song” è il brano che più gli ricorda la mia povera mamma – ed in fondo, se avesse potuto, anche il mio Papà avrebbe avuto un ranch, allevato cavalli e vissuto del sale della terra.

Sono io, invece, quello che non si è accontentato mai, ed ha preferito avere nostalgia per qualcosa di perduto o mai incontrato, piuttosto che lottare per difenderlo. Sono io quello che, anche se in pubblico sono pronto a giurare che John Denver era ingenuo, contraddittorio ed eccessivamente patetico, nel segreto delle mie notti di anziano borbottone continuo a sentire le sue canzoni ed a sognare la mia Annie, che non c’è mai stata e, oramai, non potrà nemmeno più arrivare.

TAG:
CAT: diritti umani, Musica

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