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Diritti

In (non) difesa di Facci e del contesto

di Enrico Pitzianti
31 Luglio 2016

Alle fondamenta di un’opinione espressa c’è un intorno comunicativo e culturale. Vale per ogni opinione, per ogni idea che si decide di esternare. La mandiamo lì fuori dalle nostre bocche o dalle nostre dita perché appartenga ad un contesto, si inserisca in dei tempi e in degli spazi comunicativi. Ogni opinione è un esperimento casuale.
Facci, in un editoriale su Libero, ha insultato l’islam, ha detto delle cose volgari e offensive verso una religione varia, colma di correnti e usi differenti. Come conseguenza mi sono trovato immerso in un mare di insulti (rivolti a Facci) e con alcuni mi sono trovato d’accordo – anche se rispondere a una provocazione con un’incazzatura è sempre un favore a chi ha provocato.
L’editoriale di Facci è diventato un piccolo caso; per esempio ne ha scritto Leonardo Tondelli dicendo che quello di Facci non è altro che un capriccio da scrivania di chi coi musulmani non ha a che fare. E sono d’accordo con Tondelli. Tra chi ha detto la sua sull’editoriale di Facci però c’è stato anche chi ne chiedeva la radiazione dall’ordine, la censura in nome della decenza e del comune buonsenso e lì ho smesso di essere d’accordo con la sassaiola. Che Facci dica quello che vuole. E che così faccia chiunque – ci manca solo che chi dice le idiozie possa passare per martire censurato dal sistema dei buonisti. Sarebbe un regalo non da poco. Non è poi così raro, su scala diversa è successo da poco con un altro provocatore come Milo Yiannopoulos.
Ma se ogni opinione va valutata come un pezzo di un puzzle complesso e semi-invisibile, fatto di idee pregresse, giudizi e pregiudizi a cui si fa riferimento in modo implicito, allora niente è davvero criticabile con gli strumenti che concede l’analisi a partire dal testo – dall’immanenza delle singole parole e delle loro combinazioni. Non è partendo dalle idee interne a ciò che ci si presenta come finito e autoconclusivo che si può muovere una critica a un’idea.
E allora il mio voler sottolineare che Facci deve essere libero di dire ciò che vuole, anche offendendo, dipende dal clima politico che mi circonda; un clima progressista di sinistra semi-scandalizzato dalle esternazioni banali e violente di Facci stesso.

Chi si lamenta dello squallido editoriale di Facci probabilmente fa lo stesso: si ritrova a osservare una religione vessata e insultata quotidianamente e si esprime col mio stesso intento, quello di riequilibrare un intorno comunicativo andando nella direzione opposta al trend, rallentando la corrente.
Ecco che anche l’espressione violenta di Facci esiste in questa misura: è conformista rispetto alle colonne di Libero, su cui l’editoriale è apparso, quindi è riprovevole perché cavalca il trend discriminatorio già al galoppo sui media. È riprovevole perché di fatto va nella stessa direzione delle mire comunicative dei jihadisti, vende l’idea che ogni musulmano sia fondamentalista e che ogni non musulmano debba detestare l’islam in quanto tale.
Ma l’espressione di Facci la possiamo vedere inserita in un altro contesto, altrettanto reale e presente in Europa, quello di una religione, l’Islam, la cui sacralità monoteista è l’unica a riuscire a imporsi come inscalfibile e insindacabile perché difesa dalla minaccia della violenza che ha colpito fumettisti e artisti in Francia come in Danimarca. Se la bestemmia di Facci la inseriamo in questo altro contesto, che esiste, allora l’indecenza si dirada e si affievolisce come una qualsiasi opinione a uno sguardo laico.
A prescindere da quale sguardo si scelga per valutare un qualsiasi testo, la libertà di parola e di espressione sono il pilastro di un mondo democratico e liberale. Le leggi come l’apologia di fascismo, le azioni come le radiazioni dagli albi professionali, si ripresentano dopo decenni come anacronistiche forme di fobia che oltre che palesemente inutili si raccontano per quello che sono, reazioni scandalizzate, favori a chi ha provocato.
Leggere un’opinione immaginando che si possa, da lettori, prescindere dal contesto è scorretto. Non si può davvero avere un’idea esterna a uno stream di altre opinioni già lette, già espresse. Ma i relativismi sono sempre parziali, vale la pena razionalizzare, non sbraitare e non rispondere all’odio di Facci con l’odio da tastiera. Un editoriale di quel tipo che appare su Libero è una convenzione che nasce e muore sulle pagine di Feltri, non ci saranno tanti musulmani a prenderne una copia in edicola per riceverne l’insulto. Intanto, per dire, musulmani e cattolici sono a messa insieme.

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