E interpolar m’è dolce in questo mare
Sulla questione ‘correlazione non significa causalità‘, ormai il web e le biblioteche del mondo hanno dato prove inconfutabili, riempiendo scaffali e cloud di gustosi esempi. Un sito e un libro, per gli eventualmente curiosi, raccolgono le evidenze più celebri.
Qui ne riportiamo due:
I grafici qui sopra mostrano chiaramente due grandi classici: il drammatico impatto del numero di apparizioni di Nicholas Cage in un film sulla probabilità di annegare in piscina e la relazione robustissima tra consumo di formaggio e possibilità di soffocare tra le lenzuola.
Questi due grafici mostrano, appunto, e molto chiaramente, un fatto banale: che la realtà è complessa.
Il fatto è che, molto spesso, siamo indotti invece a semplificarla riducendo le dimensioni del vivere a uno spazio cartesiano che addomestichi le nostre insicurezze in cerca di un nesso di causalità.
La tentazione è forte: è la stessa che spinge Matteo Salvini a invocare le ruspe contro i campi rom o che porta in piazza un milione di persone a gridare NO contro la lobby gay che, attraverso messaggi subliminali, metterebbe a repentaglio la sicurezza della famiglia tradizionale.
Prendere due temi, unire i puntini: trovare un rho (coefficiente di correlazione) alto quel tanto da soddisfare il nostro sgomento da incomprensione per una nuvola di osservazioni che possa essere trafitta dalla linea di tendenza più adatta.
Magari una persona razzista non lo sa, ma sta facendo quello.
L’essere umano è fatto per cercare una giustificazione o una spiegazione a tutto, anche quando quella spiegazione non c’è o non è così semplice come sembra, fino alla possibilità che essa sia esattamente opposta rispetto alle proprie convinzioni.
Non c’è caso che tenga e la non linearità non è ammessa come forma funzionale dell’esistere.
Piuttosto, ci piace identificarci nello sciacquamento rassicurante della media aritmetica e nella certezza di una direzione causale univoca e indubitabile.
Se questi grafici ci dicono qualcosa, è che per due punti passa una sola retta ma un’infinità di cretini. E che dovremmo abdicare al fascino irresistibile dell’interpolazione delle nostre paure, a favore invece di un’umile e consapevole risposta complessa a problemi che lo sono per definizione.
P.S. Eima International ha pubblicato un rapporto che mostra il trend crescente (+10%) nel 2014 di incidenti mortali con la ruspa, con particolare enfasi su investimento/schiacciamento. Lo dico a scanso di facili correlazioni :-)
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