Vita indipendente, i disabili strigliano la Lombardia

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13 Marzo 2015

Lombardia che scivola nelle classifiche nazionali sulla sanità. Lombardia che non riesce ad approvare la riforma sanitaria che attende da anni. Mentre al Pirellone il documento che ridisegna la sanità regionale a vent’anni dall’ultima volta (eravamo allora in piena era formigoniana) è fermo alle audizioni in commissione sanità.

Uno dei punti più controversi riguarda proprio l’unificazione di due assessorati: la sanità e i servizi sociali. La partita è politica da una parte (al momento sono ricoperti uno da Forza Italia e l’altro dalla Lega), strategica dall’altra. Ci sono categorie  fragili che necessitano di un approccio sui due fronti. Lo sanno bene quelli dell’associazione Ledha che nei giorni scorsi hanno mandato un documento ai due assessori, Mario Mantovani e Maria Cristina Cantù, in cui chiedono presa in carico globale, un fondo regionale per la non autosufficienza e un fondo sociale di almeno 70 milioni di euro.

«Il diritto alla vita indipendente  – affermano –  oggi è un diritto di tutte le persone con disabilità». E per questo fanno tre proposte: «La definizione della presa in carico globale e integrata come livello essenziale di assistenza regionale; l’istituzione del fondo regionale per la non autosufficienza, con una dotazione minima di 10 milioni di euro». Inoltre, chiedono di  “dotare il fondo sociale regionale di almeno 70 milioni di euro». Infine, Ledha chiede che sia portato avanti in Lombardia ed esteso ad altre categorie, oltre ai disabili, il progetto dell’assistenza indiretta.

 

TAG:
CAT: discriminazioni, Enti locali, Sanità

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