Le due facce di Tor Sapienza: quella “bella” resuscita un’aiuola abbandonata

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18 Gennaio 2015

I riflettori si sono spenti da un po’, ma Tor Sapienza continua ad esistere e la rabbia di una parte dei residenti non è sparita. Il film su un quartiere (di nuovo) dimenticato va avanti, anche se non ci sono più telecamere a raccontarlo. Telecamere che non perdono solo l’esasperazione che si muta in intolleranza e razzismo, ma anche la voglia di guardare i problemi da un’altra prospettiva, fino a farli diventare risorse.

Così un’aiuola abbandonata in questo posto di Roma, che molti hanno conosciuto solo quando è diventato teatro di scontri tra residenti e richiedenti asilo, diventa il punto di partenza per ricostruire una convivenza pacifica. Oggi Tor Sapienza prova a ricominciare proprio da quell’ angolino dimenticato in viale Giorgio Morandi, davanti al centro di accoglienza. Lo fanno alcuni cittadini italiani e i rifugiati, insieme a  diverse *realtà che operano sul territorio e con il patrocinio del municipio V, a dimostrazione che la conoscenza reciproca e l’impegno per un comune obiettivo valgono più di tanti discorsi (che pure servono) a favore dell’integrazione e dello scambio tra culture.

Nonostante la pioggia, con gli ombrelli aperti, i partecipanti (adulti e tanti bambini, anche 15 bimbi rom che partecipano al progetto “Semi di rappOrti” ) armati di sacchi per l’immondizia e vanghe hanno prima pulito l’area e poi piantato fiori e un ulivo, simbolo di pace. Dopo il lavoro tutti a tavola con le pietanze preparate dai ragazzi del centro: cous cous, riso con pollo e pasta al forno i piatti principali. La mattinata è stata animata dalla musica e dai balli della Murga e da un tenore del quartiere.

In mezzo al clima di festa una nota stonata, però, c’è stata. Proprio per ricordare che i fatti di novembre non si sono risolti con il trasferimento dei minori, né con la fine dell’attenzione mediatica. Mentre una parte di cittadini piantava fiori con gli ospiti del centro, un altro gruppo di residenti si è avvicinato per protestare. Gli slogan sempre uguali: “Ve ne dovete andare”, “Non vi vogliamo qui”. Senza (voler) vedere che quei ragazzi erano lì a pulire per restituire a tutti, un’aiuola consegnata da anni all’incuria. «Quella di Tor Sapienza – commenta Fabio Ciconte di Terra onlus – è una situazione in cui è rimasto tutto uguale. La rabbia è la stessa e basta un niente a riaccenderla. In più c’è l’aggravante che ora nessuno si occupa più di questo quartiere e quindi l’insofferenza è ancora più pericolosa». A testimonianza di ciò, c’è la camionetta dei carabinieri che ancora presidia viale Giorgio Morandi. «Abbiamo provato a parlare con i cittadini che hanno manifestato – continua Ciconte – alcuni si sono avvicinati, ma altri sono rimasti fermi sulle loro posizioni». Quelle di chi non vuole muoversi di un centimetro, perché non ha gli strumenti, o perché la rabbia che prova non sa dove metterla e trova a portata di mano degli immigrati contro cui scagliarla. Magari se invece riuscissero a fare un passo verso quei “nemici” da allontanare, si accorgerebbero che con loro si possono anche alleare. Oggi per restituire a tutti un’aiuola abbandonata, domani chissà…

*Queste le realtà solidali che hanno contribuito all’organizzazione dell’ iniziativa: Cooperativa Un sorriso, Terra!Onlus, Associazione Antropos Onlus, Amici del Cinema, Associazione 16 Febbraio L’Albero della vita, Associazione L’Anfiteatro, Irma Vari abitante Ater, Associazione Zero in Condotta Onlus, il Centro Culturale Michele Testa e il Centro Culturale Giorgio Morandi.  

TAG: orti urbani, Roma, tor sapienza, via morandi
CAT: discriminazioni, Integrazione

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