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Agroalimentare

Così si cerca di impedire la soluzione del problema del latte sardo

di Paolo Fusi
23 Febbraio 2019

La vicenda del latte sardo, toscano, siciliano (e probabilmente di moltre altre provenienze) dimostra una cosa semplice, ma che nessuno sembra più sapere. In questa storia, i cattivi siamo noi, perché compriamo troppo poco pecorino, e lo compriamo solo se ha un prezzo stracciato. In questo modo, tutta la filiera abbassa i prezzi, e quelli che ci rimettono di più sono i più ricattabili: i pastori. Ma esistono i cattivi? Se ci sono, sono (come spesso accade) inconsapevoli. L’industria casearia non può pagare 95 centesimi al litro il latte, altrimenti non vende il formaggio. Per questo, al massimo, ne offre 72, e solo con un sostegno dello Stato.

Che fare? Molte persone che leggono le mie righe si dicono liberali, ed invece sono liberisti e credono che il mercato si regoli da solo. ma se il mercato si regola da solo, come spiega l’esperienza di due secoli, elimina la parte più debole: l’essere umano. Il liberismo realizzato esiste solo dopo una guerra nucleare. Chi sostiene che Reagan e Thatcher fossero grandi geni, non sa di cosa stia parlando, oppure è uno che vive delle paghette dei genitori ed odia l’umanità. Non bisogna scomodare le teorie socialiste per trovare una soluzione ovvia. L’Italia ha alcune specialità che vendono in tutto il mondo, ed i soi prodotti agricoli, come anche i manufatti dell’industria alimentare, sono in testa a questa lista.

Quindi vanno difesi. Quindi, con quella che si chiama, banalmente, “politica dei prezzi” (e che Ugo La Malfa predicava già 70 anni fa), si sostengono, con soldi pubblici, quei prodotti di cui il sistema Italia, in quanto tale, ha bisogno. Quei soldi li si prende dai soldi delle tasse. Non con il sussidio di disoccupazione, ma con il sostegno di chi crea plusvalore. Giacché, anche se non lo capite, il marxismo non è l’alternativa al capitalismo, ma ne è solo una critica. Il punto in comune è che il fondamento dell’economia sia il plusvalore. Il governo cerca ora di convincere gli industriali dell’alimentare a pagare la sopravvivenza dei pastori. E siccome non lo fanno, cerca di rinviare il più possibile la decisione (come fa con la TAV, la promessa del tempo pieno in tutte le scuole, i rimpatri dei clandestini), sperando che la gente si dimentichi. Invece di togliere soldi dalle minchiate promesse in campagna elettorale, il governo dovrebbe evitare i cercare di far litigare pastori ed industriali, ma aiutarli insieme. Niente da fare. Se si nasce Leghista o Grillino non si cercano mai soluzioni, ma capri espiatori, e chi se ne frega se l’Italia va a rotoli.

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