Economia

Un giorno di ferie per un vaccino: come incentivare la campagna antinfluenzale e ridurre le assenze

Una misura semplice, apparentemente piccola, ma che potrebbe produrre effetti significativi sul piano della salute pubblica e della produttività nazionale

8 Settembre 2025

Ogni anno, con l’arrivo dell’autunno, gli esperti di sanità pubblica volgono lo sguardo all’altro emisfero per prevedere l’andamento dell’influenza stagionale. L’osservazione di ciò che accade in Australia e in Sud America diventa un indicatore utile per anticipare l’impatto della malattia in Europa. I dati dell’ultima stagione australe sono chiari: oltre il 70% di casi in più rispetto all’anno precedente e un aumento delle ospedalizzazioni superiore al 50%. Numeri che fanno suonare un campanello d’allarme.

In Italia, lo scorso anno, si è registrato un record: circa 16 milioni di persone colpite dall’influenza o da sindromi simil-influenzali. Una cifra enorme, che ha messo sotto pressione medici di base, pronto soccorso e reparti ospedalieri, oltre a determinare un costo sociale ed economico altissimo. Non si tratta soltanto delle spese sanitarie dirette, ma anche delle giornate lavorative perse, della riduzione di produttività e del rallentamento delle attività scolastiche e sociali.

È in questo contesto che prende corpo una proposta concreta e innovativa: concedere un giorno di ferie aggiuntivo a chi si vaccina contro l’influenza. Una misura semplice, apparentemente piccola, ma che potrebbe produrre effetti significativi sul piano della salute pubblica e della produttività nazionale.

Perché un giorno di ferie in più?

Il ragionamento alla base della proposta è pragmatico. Oggi molti cittadini scelgono di non vaccinarsi per scarsa informazione, sottovalutazione dei rischi o semplice disinteresse. Il risultato è che la copertura vaccinale rimane inferiore agli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, soprattutto nella popolazione attiva tra i 18 e i 65 anni.

Un incentivo tangibile, come un giorno di ferie retribuito in più, trasformerebbe il gesto della vaccinazione in una scelta vantaggiosa anche sul piano personale. Non si tratta solo di proteggere la propria salute e quella degli altri, ma di ricevere un riconoscimento concreto da parte del datore di lavoro, sia esso pubblico o privato.

L’idea poggia su un principio noto alla psicologia comportamentale: i benefici immediati e percepibili hanno più peso, nelle scelte individuali, rispetto a vantaggi futuri e astratti. Se il guadagno di un giorno libero è certo e immediato, molti più lavoratori saranno incentivati a sottoporsi alla vaccinazione.

I benefici per le aziende e la pubblica amministrazione

Le imprese e gli enti pubblici potrebbero trarre grandi vantaggi da questa misura. Ogni anno, durante i picchi influenzali, le aziende registrano assenze improvvise e contemporanee di numerosi dipendenti. Ciò genera disservizi, ritardi, perdita di efficienza e, in alcuni settori, veri e propri blocchi operativi.

Secondo diverse stime, l’influenza stagionale costa all’economia italiana miliardi di euro in termini di giornate lavorative perse. Ridurre anche solo del 20-30% queste assenze significherebbe recuperare una quota importante di produttività.

Un giorno di ferie aggiuntivo per chi si vaccina rappresenterebbe quindi un investimento con ritorni economici concreti. È plausibile che il costo di questa misura, calcolato in termini di ore di lavoro concesse, risulti inferiore alle perdite generate dalle assenze per malattia. In altre parole, un piccolo sacrificio immediato si tradurrebbe in un grande guadagno collettivo.

Inoltre, un’azienda che promuove attivamente la vaccinazione e premia chi si prende cura della propria salute dimostra attenzione al benessere dei dipendenti. Ciò rafforza il clima aziendale, aumenta la soddisfazione dei lavoratori e contribuisce a creare un’immagine positiva dell’organizzazione, anche verso l’esterno.

Un impatto sulla sanità pubblica

La vaccinazione antinfluenzale non serve solo a ridurre le assenze lavorative, ma soprattutto a diminuire il numero di contagi, complicanze e ricoveri. L’influenza, spesso percepita come una malattia banale, può essere molto pericolosa per anziani, bambini piccoli, persone con malattie croniche e donne in gravidanza. Ogni anno causa migliaia di decessi indiretti, dovuti a complicazioni respiratorie o cardiache.

Aumentare la copertura vaccinale, grazie a un incentivo mirato, significherebbe alleggerire la pressione sugli ospedali e permettere al sistema sanitario di concentrare le risorse su altre emergenze. In un periodo in cui il personale sanitario denuncia carichi di lavoro insostenibili, ridurre i casi gravi di influenza avrebbe un impatto rilevante.

Possibili modalità di attuazione

Come potrebbe funzionare concretamente questa proposta?

  • Certificazione semplice: il lavoratore presenta un certificato di vaccinazione rilasciato dal medico di base, da un centro vaccinale o da una farmacia abilitata.

  • Ferie aggiuntiva garantita: il datore di lavoro riconosce un giorno di ferie extra da utilizzare entro l’anno solare, senza limitazioni.

  • Valore simbolico e pratico: la giornata non è solo un premio, ma un riconoscimento del contributo del singolo alla salute collettiva.

L’iniziativa potrebbe essere sostenuta da accordi sindacali e inserita nei contratti collettivi, oppure incentivata tramite sgravi fiscali per le aziende che aderiscono. In alternativa, lo Stato potrebbe promuovere una campagna nazionale coordinata, invitando enti pubblici e imprese private a partecipare volontariamente.

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