Lavoro
Licenziamenti Pam, c’è una strategia
Sbarazzarsi degli over 50, più costosi, sindacalizzati, a volte con familiari da assistere. I licenziamenti con tranello di questi mesi non sono un caso. E il rischio è che altre aziende prendano esempio. Ma i giovani, dice un rapporto, nella GDO non vedono un futuro.
Un emblema del capitalismo familiare e dell’operosità del Nordest negli anni del boom economico: il primo supermercato apre nel 1958 in un ex teatro a Padova. Il nome una promessa – “Più a meno” – condensato nell’acronimo che ha reso celebre l’azienda: Pam, 65 anni compiuti l’anno scorso, celebrati in un volume illustrato edito da Mondadori, “La spesa degli italiani”. Al centro la storia di tre intraprendenti giovanotti veneziani, Tito Bastianello, Giancarlo Dina e Gianpaolo Giol, che negli anni ruggenti del dopoguerra fondano un piccolo impero: i punti vendita, le cassiere schierate in divisa davanti alle casse per la foto aziendale, gli autobus col cartello “Autobus gratuito per il supermercato Pam” che portano i clienti a fare la spesa e le giostre gratis per i loro bambini, come ricordano le immagini patinate del volume. Una storia italiana, che ci tiene a non sembrare figlia di un dio minore rispetto ai grandi d’oltreoceano. “Non proprio in un sottoscala, come Bill Gates e Paul Allen, ma mio padre, Dina e Giol partirono dal nulla”, scrive nel libro Arturo Bastianello presidente di Gecos, la holding familiare delle famiglie Bastianello e Dina (i Giol sono usciti nel 2014): 796 negozi a gestione diretta (incluso il marchio In’s) e 243 affiliati; quasi 10mila dipendenti; nel 2024 3,39 miliardi di euro di ricavi, utile netto a 32 milioni (+5,5 milioni), patrimonio netto da un miliardo, posizione finanziaria netta in attivo di 194 milioni.
Come succede spesso, però, dietro i bei ricordi, le immagini oleografiche e le affermazioni di prammatica – “Le persone sono il pilastro della nostra organizzazione e grazie al loro agire quotidiano è stata possibile questa storia” – si nasconde una realtà che del quadretto da incorniciare e mettere sul caminetto ha ben poco. Nel 2009 l’azienda disdetta unilateralmente il contratto integrativo aziendale: significa meno soldi e condizioni di lavoro peggiori per migliaia di persone. Nel 2021 taglia l’appalto delle pulizie (400 posti di lavoro) e pretende che a occuparsene siano i dipendenti, ma è costretta a fare marcia indietro dalla reazione del sindacato. Poi è uno stillicidio di chiusure, soprattutto in regioni come Toscana e Lazio, le stesse colpite oggi dai licenziamenti. Nel 2021 chiude il punto vendita al centro commerciale Latina Fiori (74 dipendenti); nel 2025 quello di Via delle Cascine a Pisa (19 dipendenti) è ceduto a un gruppo cinese e chiude anche Tortaia (25 dipendenti trasferiti in altri negozi della provincia di Arezzo). A ottobre la notizia che dal primo gennaio, dopo 13 anni di cassa integrazione per i dipendenti, chiuderà anche I gigli di Campi Bisenzio, Firenze (45 posti di lavoro). C’è chi osserva che la strategia per preparare la chiusura è la stessa: “Ogni giorno ci siamo accorti che pian piano cominciavano a mancare sempre più prodotti, con l’obiettivo di sfiduciare il cliente e dimostrare dei fatturati bassi, quando in realtà il supermercato è sempre stato florido” denuncia una lavoratrice dei Gigli.
Anche nei licenziamenti dei giorni scorsi i sindacati vedono una strategia. “Un anno fa hanno aggiornato il DVR [il Documento di Valutazione del Rischio che ogni azienda deve compilare e aggiornare per la normativa sulla sicurezza] e lo hanno usato per dichiarare inidonee una trentina di cassiere, che si sono ritrovate improvvisamente senza stipendio” racconta Anna De Marco, Filcams CGIL Roma e Lazio. “Abbiamo contestato la scelta e dopo tre mesi le hanno rimesse al lavoro”. Ma Pam non demorde: “Hanno iniziato a trasferire i lavoratori a decine di chilometri, ma abbiamo impugnato anche quei provvedimenti”. Il caso più eclatante in Veneto, dove una dipendente con due figli minori è stata trasferita a Udine, 100 chilometri di distanza e tre ore di viaggio al giorno per raggiungere il nuovo posto di lavoro, ma il tribunale ha ritenuto insussistenti le ragioni tecniche, organizzative e produttive addotte dall’azienda e ha bocciato anche quella decisione.
Da quel momento fioccano contestazioni e provvedimenti disciplinari draconiani (“quattro ore di sospensione per un ritardo di due minuti”) e alcuni sfociano nei licenziamenti: nove in tre mesi nei 25 punti vendita di Roma “per cose che normalmente si risolvono con una telefonata”, commenta Fabio Fois, segretario Filcams CGIL Roma e Lazio. Il caso forse più eclatante quello di un lavoratore licenziato perché sarebbe stato scortese con un cliente. “Ma a noi la lettera di reclamo che Pam dice di aver ricevuto non è stata mostrata” dicono i sindacalisti. Poi c’è il test carrello: gli ispettori inviati da Pam nascondono una batteria nel cartone delle uova o un rossetto nel cestello dell’acqua e il cassiere viene licenziato perché non se ne accorge, quando magari ha dieci persone in coda e poi “lui l’autorità per perquisire il cliente non ce l’ha e al massimo può chiamare la sicurezza”.
In Toscana i licenziamenti per il “test carrello” tra Siena e Livorno sono tre e secondo Massimiliano Fabozzi, segretario della Filcams CGIL senese, la situazione è “fuori controllo”. In Toscana i lavoratori lunedì hanno scioperato contro la chiusura del punto vendita fiorentino (nel Lazio un’ora di sciopero di solidarietà) ed è deciso ad andare avanti. Perché, precisa Fabozzi, nell’incontro della scorsa settimana “abbiamo proposto a Pam di trasformare i licenziamenti in provvedimenti disciplinari, in modo che i lavoratori possano difendersi, ma l’azienda si è chiusa a riccio”. Giovedì, del resto, il clima non era dei migliori. Durante l’incontro tra sindacati e azienda è stata notata “la presenza in fondo alla sala”, scrivono in una nota Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs Uil, “di un soggetto non identificato che, solo dopo l’insistenza delle organizzazioni sindacali, è stato qualificato come addetto interno alla sicurezza, a cui “si è aggiunta la presenza di ulteriori persone qualificatesi come funzionari della Questura”. Difficile trovare soluzioni se si va al tavolo con la scorta.
Ma qual è l’obiettivo finale di questa “strategia della tensione”? “Puntano su ragazzi giovani da sfruttare, noi siamo diventati un peso” azzarda una lavoratrice di Campi Bisenzio. In CGIL confermano. “L’idea che ci siam fatti”, spiega Fois “è che quando queste aziende non trovano altro modo per sfoltire il personale ricorrono ai licenziamenti individuali. Qui poi si colpisce una categoria ben precisa: lavoratori di una certa età, con familiari da assistere che beneficiano della 104, iscritti al sindacato. Tutti sostituibili con dei giovani, lavoratori più freschi e meno attratti dal sindacato”.
“Tra i licenziati ci sono un lavoratore a cinque anni dalla pensione, delegati sindacali e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza”, conferma la De Marco, secondo cui, già dopo la vicenda degli inidonei, Pam aveva proposto di aprire una procedura di mobilità, “ma quando abbiamo chiesto che fosse su base volontaria ci hanno risposto che volevano essere loro a scegliere chi mandar via”. Anche giovedì i rappresentanti di Pam al tavolo avrebbero sottolineato che in regioni come Toscana e Lazio, a differenza che al nord, non c’è abbastanza ricambio del personale.
E i lavoratori? Come vivono questa situazione di tensione sul posto di lavoro e l’improvvisa attenzione dei media, che da giorni seguono attentamente la vicenda? “Si va lavorare con la paura che ti facciano un tranello e ti mettano fuori con un qualsiasi stratagemma”, mi racconta un lavoratore di Roma. A sentirsi nel mirino sono soprattutto i più anziani, chi gode dei permessi ex 104, ma, aggiunge lui, “I colleghi hanno paura anche a seguire il sindacato”. Una situazione che a un certo punto è precipitata: “Io lavoro qui da trent’anni. Pam è sempre stata rigida. Ma una volta davanti al cliente ti difendeva e poi ti rimproverava in separata sede. Poi hanno iniziato coi trasferimenti dall’altra parte di Roma, coi trenta inidonei a causa del DVR e ora i licenziati. Prodotto scaduto? Licenziato! Reclamo del cliente? Licenziato! Lavorare in queste condizioni è uno stress insopportabile.”
Un’altra preoccupazione del sindacato è che Pam così crei un precedente. La grande distribuzione organizzata nel 2024 secondo Nielsen IQ ha fatturato 135 miliardi di euro (+1,8% rispetto al 2023) e vi lavorano 450mila persone in crescita costante (+7% dal 2018). Ma ad aumentare sono soprattutto gli over 50, il 24% della forza-lavoro, perché – lo rivela uno studio Pwc-Adapt per Federdistribuzione – solo il 9% dei giovani vede nella GDO un’opportunità. Un problema, tanto più in un settore che nei prossimi anni dovrà affrontare la sfida della digitalizzazione e dotarsi di personale con le dovute competenze.
“È un mondo poco noto” spiega Fabozzi, “dove la disumanizzazione del posto di lavoro è palpabile e il lavoro è duro: nei reparti ortofrutta, ad esempio, ci sono donne che lavorano dalle 4-5 di mattina e movimentano casse di frutta e verdura molto pesanti. Più in generale i turni sono massacranti, perché spesso lavori sotto organico e anche in punti vendita abbastanza grandi ci sono solo uno o due cassiere, figuriamoci nei periodi di picco come Natale. Molti hanno cominciato ad andare dallo psicologo e aumenta il consumo di psicofarmaci”.
Il timore, secondo Fabozzi, è appunto che il metodo Pam “si allarghi a macchia d’olio” e spinga altre aziende del settore ad adottare analoghe misure. Anche per Anna De Marco “Già col cambio di DVR e la dichiarazione d’inidoneità Pam ha fatto da potenziale apripista per altre aziende”. Perciò il sindacato si mobilita. Dopo lo sciopero a ottobre – per i promotori adesioni al 90% – e quello di lunedì potrebbero arrivare nuove e più incisive iniziative. “Siamo pronti anche a occupare i negozi”, annuncia Fabozzi, “e chiediamo che il test carrello venga eliminato e che anche le associazioni datoriali si muovano. La tensione cresce e non certo per colpa nostra”.
(Immagine di Walter Giannetti: Fonte: Wikimedia Commons)
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