Lavoro

Stradella: Shein va in Polonia, 500 posti a rischio

La delocalizzazione in Polonia minaccia i lavoratori del magazzino di Stradella, mentre a Shein farebbe risparmiare circa mille euro per ogni posto di lavoro trasferito. Intanto l’Europa minaccia sanzioni a Shein e Temu, ma rinvia la tassa sui pacchi low cost al 2028.

13 Giugno 2025

Circa 500 posti di lavoro a rischio nel magazzino che lavora alcuni dei pacchi di Shein, il colosso cinese del fast fashion, a Stradella, in provincia di Pavia, un tempo nota come centro della logistica libraria, ma col passar del tempo riconvertitasi alla moda ospitando marchi come H&M, Zalando e Shein appunto. I cinesi qui sono arrivati nel 2022, al posto di Zalando, affidando le proprie operazioni ai tedeschi di Fiege Logistics, che hanno rilevato i circa 300 lavoratori del magazzino. Oggi sono 500: 350 a tempo indeterminato più 120-150 precari assunti tramite agenzie interinali come Gi Group. Insomma una quota importante dei 6.100 posti di lavoro, diretti e indiretti, che secondo uno studio di Oxford Economic pubblicato lo scorso novembre, “The Economic Impact of SHEIN in EU”, la società cinese avrebbe creato tra Italia, Francia e Polonia, contribuendo per 1,1 miliardi di euro al loro PIL. E di cui però sembra intenzionata a sbarazzarsi.

Il magazzino di Stradella, l’unico in Italia, svolge la funzione di centro di smistamento. Invece di arrivare direttamente dalla Cina a casa dei clienti alcuni articoli del vasto catalogo – che oltre all’abbigliamento low cost include anche articoli per la casa, per lo sport, cartoleria ecc. – vengono stoccati e poi spediti da qui, più vicini ai potenziali acquirenti, così da accorciare i tempi di consegna e competere con piattaforme come Amazon, che sui tempi di consegna ridotti ha basato la sua travolgente ascesa.

Martedì i sindacati hanno incontrato i rappresentanti Fiege Logistics presso la Prefettura di Pavia. “Ci hanno confermato che Shein intende delocalizzare in Polonia entro fine anno. Anche l’ipotesi circolata inizialmente, cioè che tra i 100 e i 150 lavoratori potessero restare qui e occuparsi dei resi, è sfumata”, ci spiega Sergio Antonini, segretario della FILT CGIL di Pavia. I tedeschi offrono una collocazione nel raggio di 10 chilometri a una sessantina di lavoratori; una a Novara, 130 chilometri da Stradella, più 6.000 euro di incentivi ad altri 100 lavoratori e una decina a Bologna, a quasi 200 chilometri. Significa 300 persone a casa e prospettive decisamente aleatorie per la maggior parte delle altre. In attesa di un ulteriore incontro l’8 luglio i lavoratori mercoledì si sono riuniti in assemblea e hanno deciso per lo sciopero. Altre iniziative potrebbero seguire, aggiunge Antonini, perché i sindacati presenti in azienda – oltre a CGIL CISL e UIL c’è anche USB – hanno dichiarato lo stato di agitazione.

A Wroclaw (Breslavia), dove dovrebbero essere trasferite le attività che oggi vengono svolte in Italia, i cinesi hanno annunciato piani di espansione ambiziosi. Shein qui è arrivato, così come a Stradella, alla fine del 2022, prendendo in affitto un capannone di 55.000 mq e arrivando a impiegare un migliaio di magazzinieri. Ad aprile ha annunciato nuovi massicci investimenti che triplicherebbero sia il personale sia gli spazi: 3.000 dipendenti e 180.000 mq di superficie per lo stoccaggio della merce. Ma a quali condizioni?

“Se siete studenti e i vostri documenti sono in regola ho un lavoro per voi” annuncia un ragazzo di colore nel video pubblicato lo scorso ottobre sui social dall’agenzia di lavoro Grupa Progres, fornitrice di manodopera di Shein in Polonia. Nei commenti i particolari: 201 ore di lavoro mensili su due turni – 6,00-16,45 o 16,00-02,45 – distribuiti in cicli di tre giorni di lavoro-un riposo-due giorni di lavoro-un riposo, con due pause al giorno per turno non pagate di 30 e 10 minuti. La paga oraria, prosegue il reclutatore, è 27,70 zloty (sei euro e 50) lordi e 21,50 (cinque euro) netti, ma gli studenti non hanno trattenute. Ai dipendenti vengono messi a disposizione mensa (uno zloty, 23 centesimi di euro, a pasto), posti letto in stanze triple/quadruple al prezzo di 300 zloty (70 euro) al mese per i full time, 400 zloty (94 euro) per chi fa meno di 210 ore, trattenuti direttamente in busta paga. Per chi sta in città c’è un servizio di navetta gratuito per raggiungere il magazzino a circa 10 chilometri.

Le mansioni sono prelevare gli articoli dagli scaffali, fare pacchi, smistarli, controllarli ed etichettarli. “Non c’è nulla di pesante. I vestiti sono nuovi e già confezionati. Il peso è al massimo 1-2 chili. Il lavoro non è pesante, ma ci sono reparti dove bisogna lavorare al desk e altri dove bisogna camminare su e giù nel magazzino per completare gli ordini”. Non sono richieste competenze specifiche, se non usare uno scanner e una buona conoscenza dell’inglese e prima di iniziare c’è un periodo di addestramento.

In Italia un magazziniere assunto al livello 6J del contratto collettivo della logistica, il più basso, ha una paga oraria di circa 9,35 euro lordi, una volta e mezza quella polacca. Inoltre il recente rinnovo contrattuale stabilisce che il livello 6J verrà abrogato alla fine dell’anno, col passaggio automatico di tutti i lavoratori inquadrati al livello superiore e il relativo aumento della retribuzione. Perciò per Shein spostarsi in Polonia significa un risparmio base di 600 euro al mese a parità di ore di lavoro per ogni lavoratore, più i benefici legati agli orari più lunghi (quindi meno spese per straordinari) e al fatto che i contratti collettivi polacchi non prevedono tredicesima, quattordicesima, né TFR, oltre alla minore incidenza della tassazione e dei contributi (gli under 26 non sono soggetti all’imposta sul reddito delle persone fisiche e i contributi totali sono per metà a carico dei dipendenti). Nel complesso, quindi, ogni posto di lavoro cancellato in Italia comporta un beneficio di almeno mille euro al mese.

Intorno poi c’è un mondo che, come capita spesso nella logistica, vive o almeno prova a vivere anch’esso sulle spalle dei lavoratori. Accanto agli annunci delle agenzie su gruppi Fb come “Work in Poland for foreigners” o “Jobs for multilinguals Wroclaw” compaiono inserzioni pubblicate da singoli individui che si rivolgono in particolare agli stranieri, offrendosi anche di svolgere le pratiche per l’ingresso nel paese: per bielorussi, armeni, georgiani e moldavi l’attesa è di due settimane e il costo 250 zloty; per indonesiani, nepalesi, kirghisi l’attesa per un permesso di soggiorno di tipo A arriva a 4-.5 mesi ma il costo è lo stesso. A volte si tratta di impiegati di agenzie di lavoro che utilizzano il proprio account per reclutare personale, a volte, si tratta più probabilmente di caporalato o di truffe vere e proprie.

Al basso costo del lavoro per le aziende si sommano gli incentivi offerti da un territorio – la Bassa Slesia, ex voivodato di Breslavia, nella Polonia meridionale, al confine con Germania e Repubblica Ceca – che a partire dal 2022 ha visto arrivare una pioggia di investimenti. A gennaio 2023 il sito “Invest in Wroclaw” pubblicava una lista impressionante di “Investimenti multimilionari e piccole imprese, successi di aziende locali, premi prestigiosi e progetti di sviluppatori: ecco cosa è successo sulla mappa economica di Breslavia nel 2022”. Tra questi gli investimenti sull’aeroporto, inclusi nuovi hangar Ryanair per un valore di 25 milioni di euro; il nuovo quartiere City Port sul fiume Oder – porticciolo, parco, ristoranti, alberghi di lusso e boulevard nell’area ex industriale – e poi la fabbrica di satelliti di Sat Revolution, passando per American Coherent Solution, società americana che ha aperto un ufficio in Polonia per assumere specialisti IT che lasciano la Bielorussia “per paura della repressione”, ma ora è “anche aperta a reclutare dipendenti ucraini”; fino ai colossi tedeschi della chimica e della farmaceutica BASF e Boehringer Ingelheim e al gigante americano della logistica Panattoni, che qui ha costruito il Lower Slesia Wroclaw Logistic south Hub, a 15 chilometri da centro, dove Shein ha pianificato la propria crescita fissando come obiettivo 250.000 mq di magazzini.

In questa e in altre regioni, mentre colossi cinesi come Shein e Temu fanno leva sulle diseguaglianze di salari, orari e condizioni di lavoro per mettere in competizione i lavoratori europei, l’Europa lancia segnali ancora una volta contraddittori. Di recente Bruxelles ha messo sotto accusa le due società e minacciato multe per violazione delle regole sulla sicurezza dei prodotti e sulla correttezza delle informazioni commerciali. Al contempo però la tassa europea sui pacchi al di sotto dei 150 euro di valore, su cui Shein e Temu hanno fondato la loro strategia di spedizioni dirette dalla Cina ai clienti finali potrebbe slittare al 2028, mentre martedì la Francia ha deciso di muoversi per conto suo: il Senato, infatti, ha approvato un disegno di legge che imporrebbe una tassa di 5 euro per ogni articolo venduto dai brand con un maggiore impatto ambientale colpendo in particolare le aziende cinesi. L’anno scorso le dogane europee hanno trattato 4,6 miliardi di pacchi al di sotto della soglia, quindi esenti da dazi, il doppio dell’anno precedente e il 91% proviene dalla Cina. Da qui l’ipotesi di introdurre un’imposta di due euro per i pacchi spediti direttamente al cliente finale e di 50 centesimi per quelli diretti a magazzini di smistamento come quelli di Stradella e di Wroclaw, sull’esempio degli Stati Uniti, che il mese scorso hanno abolito il regime di esenzione al di sotto degli 800 dollari.

Dai laboratori di Guangzhou, dove si lavora a cottimo 17 ore al giorno 29 giorni al mese per produrre i capi di Shein, ai magazzini europei dove quei capi vengono stoccati, la concorrenza tra lavoratori cinesi, italiani, polacchi, migranti asiatici e rifugiati ucraini non fa che oliare gli ingranaggi di un’efficientissima, gigantesca e imperturbabile macchina dei profitti. Per rompere questo meccanismo è sufficiente affidarsi alle dogane?

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Riceviamo e pubblichiamo lo statement ufficiale di Shein:

Siamo consapevoli della situazione attuale presso il polo logistico di Stradella, gestito dal nostro partner terzo Fiege, e stiamo monitorando con attenzione gli sviluppi. Sebbene la struttura non sia gestita direttamente da SHEIN, manteniamo il nostro impegno a garantire una transizione responsabile e ad agire con trasparenza e attenzione nei confronti di tutte le parti coinvolte.

 SHEIN ha stipulato un accordo di servizio triennale con Fiege, iniziato a dicembre 2022 e con termine previsto a dicembre 2025. La decisione di non rinnovare l’accordo alla sua naturale scadenza è stata comunicata a Fiege con oltre un anno di anticipo, per offrire loro il tempo necessario a prepararsi e individuare soluzioni, anche in relazione alla gestione del personale.

 Sin dall’inizio, abbiamo rispettato gli impegni presi, confrontandoci costantemente con Fiege e ascoltando le loro esigenze per promuovere un confronto aperto, nell’ottica di favorire una transizione ordinata e responsabile.

 La decisione di interrompere le attività a Stradella si inserisce in una strategia più ampia volta a consolidare e ottimizzare la nostra rete logistica in Europa, con l’obiettivo di migliorarne l’efficienza e l’efficacia. Questo approccio è pensato per migliorare l’esperienza complessiva dei nostri clienti, garantendo consegne più rapide e affidabili, riducendo il rischio di errori e migliorando la tracciabilità e la coerenza del servizio.

 

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