Macroeconomia
RDC, la lezione di André Wameso: il franco congolese come leva di sovranità e indipendenza economica
In pochi mesi la Repubblica Democratica del Congo è riuscita a ribaltare una tendenza che sembrava irreversibile. Il franco congolese (CDF), per anni sotto pressione, si è rafforzato in modo significativo, mentre l’inflazione ha rallentato ai minimi degli ultimi dieci anni. Alla guida di questa svolta c’è André Wameso, governatore della Banca Centrale del Congo (BCC), protagonista di una politica monetaria tanto audace quanto coerente. Ma al di là dei numeri, la strategia di Wameso incarna una visione precisa: la sovranità monetaria come condizione della vera indipendenza economica e del benessere collettivo.
Dopo decenni di instabilità, la BCC ha saputo restituire fiducia a una moneta nazionale a lungo marginalizzata. Per anni, infatti, oltre il 90% delle transazioni nel Paese era effettuato in dollari americani: un sistema che rendeva la politica monetaria quasi impotente. “Rafforzare il franco significa rafforzare la nazione”, ha dichiarato Wameso in una delle sue recenti conferenze stampa, sintetizzando una filosofia economica che mira a restituire al Congo il controllo del proprio destino finanziario.
I risultati sono tangibili. Nell’ottobre 2025 l’inflazione annuale è scesa al 7,56%, contro il 15,12% dello stesso periodo dell’anno precedente. In alcune settimane si è addirittura registrata una lieve deflazione (-0,10%), evento quasi inedito per l’economia congolese. Parallelamente, il franco congolese si è apprezzato del 13,47% sul mercato ufficiale e del 9,54% su quello parallelo rispetto a dicembre 2024. Il cambio medio si è stabilizzato intorno a 2.507 CDF per un dollaro americano, mentre il tasso indicativo della BCC del 13 ottobre segnava 2.309,56 CDF per 1 USD.
Questo risultato è il frutto di un mix calibrato di misure monetarie. Prima fra tutte, la revisione del coefficiente di riserva obbligatoria: una mossa che ha drenato circa 400 miliardi di CDF di liquidità in eccesso dal sistema bancario, restituendo alla moneta nazionale la sua “scarsità” e quindi la sua forza. “Il franco era troppo abbondante, e dunque debole. Dovevamo renderlo di nuovo prezioso”, ha spiegato Wameso.
Un secondo intervento decisivo è arrivato il 18 agosto, quando la BCC ha immesso 50 milioni di dollari sul mercato dei cambi. L’obiettivo non era solo stabilizzare i tassi, ma inviare un messaggio di fiducia e capacità d’intervento. Il terzo tassello è stato un taglio storico dei tassi d’interesse, con il tasso guida ridotto dal 25% al 17,5% e quello dei prestiti marginali dal 30% al 21,5%. L’obiettivo: rendere il credito in franco congolese più conveniente, favorendo la “dedollarizzazione” dell’economia e rilanciando gli investimenti interni.
La strategia di Wameso va oltre la semplice stabilità dei prezzi. È una visione di politica economica strutturale, che mira a emancipare il Paese da una dipendenza valutaria considerata incompatibile con la piena sovranità nazionale. In un contesto dove l’utilizzo del dollaro ha per anni ridotto la capacità dello Stato di agire, la riconquista del franco come strumento di riferimento rappresenta un passaggio politico, oltre che economico.
La “dédollarisation”, come viene definita a Kinshasa, è una scelta strategica: ridurre la vulnerabilità del Paese agli shock esterni e restituire alla politica monetaria la sua efficacia. Per Wameso, la forza della moneta nazionale è la misura della libertà di una nazione. Senza sovranità monetaria – sostiene – non può esistere una vera indipendenza economica, né un benessere collettivo stabile.
Il contesto macroeconomico rafforza questa traiettoria. La crescita reale del PIL per il 2025 è stimata al 6,3%, trainata dal settore estrattivo (+8,8%) e dal rimbalzo dell’industria e delle costruzioni. Il clima di fiducia tra gli imprenditori è migliorato per il quinto mese consecutivo: a settembre, il saldo delle opinioni sull’andamento economico ha raggiunto +38,5%, segnale di un’ottimismo crescente.
Questi numeri mostrano come la stabilità del franco non sia solo una questione di finanza, ma un fattore reale di sviluppo. Un cambio stabile consente alle imprese di pianificare, ai cittadini di risparmiare e alle banche di erogare credito in condizioni prevedibili. La politica monetaria diventa così uno strumento di crescita e non più un meccanismo difensivo.
Nonostante i progressi, Wameso invita alla prudenza. “La stabilità conquistata va consolidata”, ha ricordato al Consiglio dei ministri. Il successo dipenderà dalla coordinazione tra politica monetaria e politica di bilancio, dalla disciplina fiscale e da una gestione trasparente delle risorse. Fino a novembre, la BCC continuerà con interventi mirati per garantire l’equilibrio tra domanda e offerta di valuta. Da dicembre, l’obiettivo sarà trasformare questa fase di correzione in una stabilità strutturale di lungo periodo.
Il rischio, per un’economia fortemente dipendente dalle esportazioni di materie prime, resta quello di un nuovo shock esterno. Ma la differenza rispetto al passato è la preparazione istituzionale: la BCC ha dimostrato di saper reagire rapidamente e di disporre della competenza tecnica necessaria per gestire la volatilità.
Il rafforzamento del franco congolese non è solo un successo economico, ma anche un gesto di affermazione politica. In un contesto africano dove molte economie restano vincolate a valute estere o a regimi monetari dipendenti, la RDC sceglie una via autonoma. “La moneta è il cuore della sovranità”, ha ribadito Wameso. “Solo padroneggiando la nostra valuta potremo decidere del nostro sviluppo.”
La lezione congolese del 2025 è chiara: non esiste libertà politica senza indipendenza economica, e questa passa necessariamente per la sovranità monetaria. Il franco congolese, da simbolo di fragilità, si trasforma così in strumento di fiducia e coesione nazionale.
La sfida della BCC non è solo tecnica, ma culturale: riportare i cittadini e le imprese a credere nella propria moneta. Se questo processo avrà successo, la RDC potrà non solo consolidare la sua stabilità interna, ma anche presentarsi sui mercati internazionali con una credibilità nuova.
In un mondo dove la finanza globale detta spesso le regole, l’esperienza congolese offre una prospettiva diversa: quella di un Paese che sceglie di ricostruire la propria indipendenza a partire dal controllo della propria moneta. Perché, come dimostra il lavoro di André Wameso, una moneta forte non è solo una questione di economia, ma di identità nazionale e di dignità collettiva.
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