
Terzo Settore
“Noi, preziose come il nardo”: le donne di Betania raccontano la loro rinascita artigianale
Dal cuore ferito della Terra Santa, una storia di riscatto femminile che profuma di nardo, speranza e resistenza.
Nel villaggio di Betania, oggi al-Azariyeh, dove secondo i Vangeli vivevano Marta, Maria e Lazzaro, la speranza oggi profuma di nardo. In un luogo segnato da isolamento e conflitto, a pochi chilometri da Gerusalemme, ma separato da un muro e da checkpoint, ci sono delle donne che hanno deciso di reagire alla crisi sociale ed economica con un gesto semplice e potente: creare.
Trentamila profumatori. È da qui che comincia la storia. Non è solo un numero, ma il primo grande ordine che ha permesso a un gruppo di donne palestinesi di trasformare un laboratorio artigianale in un progetto di vita.
Il progetto “Noi, preziose come il nardo”, promosso da Pro Terra Sancta, ha dato vita a un laboratorio che produce candele profumate, restituendo dignità e reddito a chi era rimasto senza lavoro.
“Ogni candela è un gesto di resistenza”
racconta Saida, che ha ritrovato nel lavoro artigianale la possibilità di esprimersi e sostenere i figli:
“Quando lavoro, dimentico i miei problemi. Torno a casa entusiasta e mostro ai miei figli le foto di quello che ho creato. Questo lavoro mi ha dato speranza e positività.”
Il nardo come profumo di rinascita
Il nardo, citato nei Vangeli come “profumo assai prezioso”, è oggi il simbolo di una rinascita collettiva.
“Mi piace il suo profumo dolce e intenso”,
dice Maisa, laureata in amministrazione sanitaria:
“All’inizio cercavo solo un lavoro. Poi ho capito che questo laboratorio mi dava anche libertà: uscire di casa, incontrare persone, costruire relazioni. È stato una boccata d’aria.”
Alessia Hamdan ha 26 anni, è nata a Torino ma vive da tempo a Gerusalemme. Dopo la scomparsa del padre, architetto e responsabile del progetto, ha scelto di portarne avanti il lavoro accanto alle donne del laboratorio::
“Mio padre diceva sempre: ‘Non si dà solo uno stipendio, si dà dignità.’ Io oggi lo vedo accadere. Tra me e queste donne si è creato un legame profondo. Questo progetto è la mia rinascita.”
Un legame che si rafforza giorno dopo giorno, anche attraverso storie dolorose come quella di Alina, madre ucraina che vive in Palestina con il marito e i figli.
“Uno dei miei figli è stato ucciso dai soldati israeliani. Da allora, tutto è cambiato.”
Nel laboratorio, Alina ha trovato un rifugio:
“Quando vengo qui, è come se la giornata mi restituisse alla vita. Creo, parlo con altre donne, e per qualche ora non penso ai problemi. Non lo considero neanche un lavoro: è il mio rifugio. Questo laboratorio mi dà forza, mi aiuta a respirare, ad affrontare ciò che fuori è spesso troppo difficile.”.
Un progetto che cresce
Oltre alle candele, il progetto coinvolge anche una comunità di donne beduine che coltivano zatar e lavanda, da cui si estraggono nuovi olii essenziali.
L’obiettivo è ampliare la produzione e rafforzare la filiera locale, creando nuove opportunità di lavoro e formazione.
I trentamila profumatori diventano, così, trentamila gesti di fiducia.
In un villaggio ferito dalla guerra, le donne di Betania hanno scelto di creare, di imparare, di lavorare.
E ogni candela accesa è una piccola affermazione di resilienza, artigianato e speranza.
Il progetto, realizzato da Pro Terra Sancta insieme alla comunità locale, si inserisce in una rete di interventi che da anni affianca le realtà più fragili della Terra Santa.
Non è assistenza, ma costruzione. Non è emergenza, ma visione. E le sue protagoniste, silenziose, instancabili, preziose, oggi portano in alto il profumo del nardo.
Per saperne di più proterrasancta.org
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