Turismo

Bike-tourism: ex-milanesi in Umbria

due ex-milanesi, Anna Fiorini (foto) e Federico Rossi, aprono in Umbria un negozio di bike-tourism dopo aver lasciato Milano. Un primo bilancio dopo un anno di attività.

12 Agosto 2025

Giacomo “Piraz” Pirazzoli: Dopo 15 anni dedicati al negozio di bici Equilibrio Urbano Milano – che continua comunque la sua attività – dal quartiere Isola te ne sei tornato in Umbria per aprire www.gocycling.it – attività di noleggio e organizzazione di bike tour, insieme a tua moglie Anna (milanese doc) a Città di Castello. Ad un anno dall’apertura e di lavoro sul pezzo, come stanno andando le cose?

 

Federico Rossi: Bilancio positivo, siamo contenti, con almeno due aspetti da evidenziare: la risposta della comunità locale, che non era prevista né targetizzata, mentre è stata ed è entusiasmante; altra questione i rapporti con le strutture ricettive del luogo, tenendo presente che ne esistono di vario tipo, da quelle che sono parte di catene importanti (anche alto spendenti) a quelle invece “aperte” e radicate nel territorio e che spesso hanno brillantemente intuito la necessità di favorire in Umbria un turismo sostenibile. La qual cosa anche istituzionalmente tutti vogliono (da Umbriatourism a Federalberghi) etc., ma all’atto pratico non è così semplice da realizzare. In sostanza noi lavoriamo con operatori che hanno interpretato il nostro servizio come opportunità piena, accanto a quelli che invece lo tengono come opportunità seconda ovvero eventuale servizio su richiesta dell’ospite, non promossa dalla struttura stessa.

GP: Prima di riflettere nel merito di questa sfida da Aree interne dell’Umbria nascosta-Hidden Umbria – per citare l’utile volumetto edito dalla eroica Edicola 518 di Perugia – a partire da Città di Castello, naturale crocevia verso Toscana, Marche e Romagna, ti chiedo un pensiero a ritroso, sui motivi per cui avete scelto di lasciare Milano e la fiorente attività che avete saputo far crescere là.

FR: La scelta viene dopo 35 anni di vita vissuta in area centrale a Milano, dopo essere stati accolti nei primi anni ’90 in modo aperto e con molte opportunità, inclusa quella di acquistare una casa. Con il passare degli anni e con la nascita di Jacopo (2000), alla Milano da bere si sono sostituite le difficoltà che una famiglia affronta in area metropolitana, dalla carenza di spazi verdi e di servizi di base (asilo, scuola etc.), alla difficoltà di occasioni da condividere in famiglia. In particolare, nonostante il marketing dell’amministrazione, gli spazi disponibili verdi e di servizi sono diventati inadeguati a fronte dell’accresciuta richiesta, per cui abbiamo cominciato ad accarezzare l’idea di lasciare la città dopo anni di weekend compulsivi fuori Milano – che naturalmente creano costi, tempi morti in auto, ed inquinamento. In questo devo dire che, personalmente, per me l’amministrazione milanese ha deluso la cittadinanza, non avendo mantenuto le promesse di creare spazi per la comunità – inclusa mobilità verde, ad esempio, tuttora con dati tragici dovuti agli incidenti. Naturalmente noi abbiamo partecipato alle iniziative elettorali sulla mobilità verde, ma – a fronte delle oggettive difficoltà a risolvere questo aspetto – siamo stati delusi. In questi anni le risorse orientate a promuove l’immagine patinata e fashion che ha permesso di “vendere” Milano come luogo di turismo, in realtà sono andate a discapito di opportunità basilari per gli abitanti.

GP: Con la bici dal mondo del marketing urbano de “L’invenzione di Milano” (per citare l’acuto pamphlet di Lucia Tozzi) al paesaggio centroitaliano da percorrere con qualche lentezza, dunque. Dato che di fatto voi offrite itinerari che ideate e tracciate spesso anche “su misura” dialogando con i clienti, hai qualche esempio pratico di tour che trovi specialmente interessante, e che potresti considerare una chiave di scoperta per queste Aree interne?

FR: I nostri servizi vengono richiesti in quota significativa da stranieri, che in molti casi acquistano pacchetti vacanza con dei tour operator. Nei casi in cui ci sia interesse specifico, sviluppiamo tour che coniugano arte e beni culturali – Raffaello, come Piero della Francesca, sono a tiro di pedale e di e-bike, come pure Alberto Burri, ora con una perla di itinerario dedicato al suo speciale dialogo con Luca Signorelli – con il contesto etnoantropologico e naturalistico – dal locale e prezioso Museo delle tradizioni popolari all’allure internazionale della biodiversità di Fondazione Archeologia Arborea – fino al mondo delle cantine e della gastronomia, di nicchia o stellata. Questo slow-down che è arrivare in bici, ad una velocità e dentro un paesaggio che tuttora non sono molto dissimili da quelli del tempo di questi grandi artisti, è il nostro plus: è quello che porta stupore e felicità ai nostri clienti. In alcuni casi raccogliamo la richiesta di gestori di country house ed agriturismi di realizzare una attività di bike-tourism personalizzata, il cui caratteristico “anello” abbia inizio e conclusione dove i clienti sono ospitati: questo naturalmente richiede da parte nostra una attenzione speciale nella fase di ricognizione del territorio e nella valorizzazione delle microstorie locali – oltre che, appunto, ai beni culturali principali spesso esplorati dai tour operator globali, talvolta in modo sommario. Di fatto l’Alta Umbria è ancora una regione geografica poco conosciuta, per cui per una famiglia di turisti californiani, ad esempio, pedalare comodamente con l’e-bike tra Città di Castello, Sansepolcro, Citerna ed Anghiari, spesso fruendo di iniziative locali come concerti, festival e anche sagre, può diventare una esperienza percepita come emozionante ed unica.

GP: In particolare riflettendo sul portato interculturale dei dialoghi che stanno alla base del progetto dei vostri tour, ti chiederei proprio di evidenziare – eventualmente anche con immancabili aneddoti, se serve – qualche esperienza che vi ha colpito, qualche feedback eroico, anche nel fecondo interstizio tra globale e locale.

FR: Ogni tour presuppone una fase di collegamento emotivo tra guida e ospite: é in questo delicato quanto spontaneo scambio di battute che nasce lo story-telling del tour. Non c’e mai una traccia scritta ma casomai una narrazione improvvisata tra una colpo di pedale e l’altro volta a far emergere gli aspetti meno conosciuti del nostro territorio. Poi la bici fa il resto, libera emozioni e l’Alta Umbria fa il suo, come un tramonto sulle mura di Montone, un concerto improvvisato di musica da camera nella piazzetta di Anghiari, gli idranti delle coltivazioni di tabacco che creano infiniti arcobaleni nella ciclovia del fiume Tevere. Mi é capitato di accompagnare persone veramente felici di vivere questi momenti!

                 

GP: Una curiosità: avete scelto di essere Al vento point, che suona come una dichiarazione di intenti ben al di là del bike-tourism: proprio nel dialogo con Stefano Zago pubblicato su Al vento emerge un contesto complesso, che va da tuo padre cicloamatore fino al lavoro con Equilibrio Urbano, ai numerosi viaggi in bici con Anna ed altri amici, e che mette appunto la bicicletta al centro di una tua e vostra visione del mondo.

FR: La bici in anni recenti è ri-divenuta – penso storicamente alle schiere di operai che andavano al lavoro in bici ai tempi della Milano industriale – un mezzo di locomozione necessario, anche perché poi riesce a coniugare passione ed evasione. Inoltre il wellness di coloro che vivono in aree metropolitane di fatto non può essere soddisfatto esclusivamente dalle palestre, che sono indoor e magari hanno anche dei simulatori; per noi umani è necessario uscire, come è necessaria l’aria aperta. Qui si innesta anche la questione dell’inquinamento dell’aria a Milano: perciò torniamo in Umbria.

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