Milano, esondazioni meno importanti degli Ambrogini

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17 Novembre 2014

Milano affonda in tutti i sensi. Sott’acqua sicuramente e in questi giorni di piogge tropicali Seveso e Lambro hanno fatto il loro dovere di buoni esondatori in libertà, allagando copiosamente la periferia est e la direttrice Zara-Testi, addirittura questa volta dall’Isola fino al confine comunale. Nel solito disinteresse e scaricabarile di chi amministra. Vasche di laminazione si (Milano), vasche di laminazione no (Senago), tra chi è vittima di sindrome Nimby e chi ha urgente bisogno delle opere di contenimento delle acque del Seveso l’indecisione regna sovrana da anni e i danni di pioggia in pioggia aumentano. Però Milano affonda anche in altro senso. Pensate alle periferie in cui regna il caos, nei quartieri delle case popolari, ma anche nei settori semiperiferici a ridosso della circolare filoviaria. Parti di città in cui il senso di sicurezza percepito e reale è ormai oltre la soglia di guardia dell’allarme sociale ed è ormai una questione di tempo l’arrivo della classica goccia che fa traboccare il vaso generando anche a Milano tante Tor Sapienza. L’emergenza urlata di ampi strati di popolazione autoctona letteralmente sommersa e invasa da una pletora di disperati, dai clandestini ai rom di vecchia data rimane inascoltata e i conseguenti proclami della politica da qualsiasi parte provengano sembrano appartenere al genere delle grida di manzoniana memoria. Ma andiamo oltre. La M4 nel porto delle nebbie, si farà, si o no? E quando? Con l’Expo alle porte, la M4 rappresenta la punta dell’iceberg di una road map ancora confusa, con priorità saltate e si spera solo che non nevichi altrimenti nemmeno il cantiere del sito espositivo sarà terminato. Milano assomiglia a certe città brasiliane durante i mondiali di calcio, i biglietti da visita bene esposti, lustrate a lucido dove i turisti si concentravano e quello di cui vergognarsi ben nascosto o delocalizzato. Salone del Mobile, settimane della moda, centro sfolgorante, nuovi quartieri direzionali in bella mostra, iniziative culturali, ma il resto non è presentabile o all’altezza di una città che vuole mettersi in mostra al mondo intero con le sue eccellenze. Le guerre tra poveri non interessano e disturbano il turismo, ci pensino le parrocchie e le organizzazione caritatevoli e per le alluvioni speriamo in un 2015 di siccità.

In mezzo a tante e tali emergenze la politica si sollazza con il mercato delle vacche degli Ambrogini, una nobile istituzione diventata ormai preda dei partiti e delle conseguenti spartizioni tra correnti, fazioni e consorterie della più svariata specie. Uno spettacolo fin troppo esplicito sullo stato della qualità della classe dirigente in città, almeno di quella parte che gravita intorno a Palazzo Marino. Magari si potrebbe partire proprio dagli Ambrogini per cambiare rotta, per dare un sussulto di serietà e responsabilità ad una città sempre più disorientata e vittima del caos.

TAG: claudio bollentini, esondazioni, giuliano pisapia, la bissa de l'insubria, lambro, milano, seveso
CAT: Enti locali

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