Radicali fuori dal Consiglio? La legge contraddice Alfano

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21 Giugno 2016

Si fa presto a dire risultati elettorali, ma la legge italiana è ambigua e le interpretazioni non sono mai definitive. Capita così che il Ministero dell’Interno alla vigilia delle amministrative abbia fornito all’Ufficio centrale indicazioni su come calcolare l’assegnazione dei seggi nei consigli dei Comuni con più di 15 mila abitanti. Secondo il Ministero le liste che non abbiano ottenuto il 3% al primo turno restano fuori dall’assegnazione dei seggi anche se, tra il primo ed il secondo turno, abbiano formalizzato un collegamento elettorale con il candidato sindaco risultato poi vincente.

Il ‘collegamento’ (o ‘apparentamento’) però è un atto formale, previsto dal Testo Unico per gli Enti Locali. Deve essere formalizzato, controfirmato e autenticato sia dalla lista che si apparenta sia dal candidato che accoglie, entro e non oltre 7 giorni dal primo turno. La lista così apparentata diventa formalmente collegata al candidato sindaco, tant’è che il simbolo viene incluso anche sulla scheda elettorale nello spazio riservato alle liste (civiche o di partito) che appoggiano quel candidato. La formalità del collegamento è garanzia di trasparenza per gli elettori, e recepisce la ratio del doppio turno (al primo si vota chi si vuole, al secondo si vota chi si può).

Solo due liste a queste ultime amministrative si sono avvalse della facoltà di formalizzare il collegamento con uno dei candidati finalisti del ballottaggio: i Verdi a Bologna e i Radicali a Milano. E proprio i radicali milanesi nei giorni scorsi si erano premurati di segnalare al Ministero ed alle varie altre autorità competenti le molteplici fonti giurisprudenziali che contraddicono l’interpretazione diramata invece dal Viminale.

Dal ministero di Angelino Alfano però nessun ripensamento. E infatti stamane l’assegnazione dei seggi del nuovo Consiglio comunale di Milano è stata fatta escludendo dal conteggio i Radicali, sebbene il collegamento al candidato vincente Beppe Sala valesse a Cappato (anche qui la legge si apre ad interpretazioni contrastanti: potrebbe spettare al candidato sindaco Marco Cappato o a Lorenzo Lipparini, capo della lista Radicali Federalisti Laici Ecologisti, e beneficiario del maggior numero di preferenze radicali) l’assegnazione di un seggio.

Il seggio che, secondo l’interpretazione e giurisprudenza prevalente spetta ai Radicali, è stato invece assegnato al Pd in virtù appunto della recente, ma secondo i Radicali anomala, interpretazione ministeriale. I Radicali naturalmente faranno ricorso e dunque sino al pronunciamento del Tar i milanesi non avranno certezza di chi li rappresenterà in Consiglio. Il Tar seguirà procedura d’urgenza, i tempi saranno rapidi, ma tant’è.

La legge in Italia non si applica, si interpreta. L’interpretazione è discrezionale, la giurisprudenza contraddittoria. Come si definisce tecnicamente una democrazia aleatoria?

@kuliscioff

TAG: alfano, Cappato, Consiglio comunale, Lipparini, milano, Pd, radicali, Sala, TAR
CAT: Enti locali, Governo

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