Cinisello la (ex) rossa: col 18% di immigrati e l’assessore all’identità
Le elezioni comunali del 2017 hanno decretato la fine di una ininterrotta sequenza di amministrazioni di sinistra dal dopoguerra ad oggi a Sesto san Giovanni, la Stalingrado d’Italia.
La primavera del 2018 ha visto il tracollo della sinistra a Cinisello Balsamo.
Un tonfo paradigmatico e per certi versi forse più clamoroso.
Ha perso il ballottaggio la candidata Siria Trezzi, sindaco uscente.
Figlia d’arte, in qualche modo, il padre fu a lungo un significativo e apprezzato amministratore della città e dirigente del PCI cittadino.
Si è chiuso un ciclo storico certamente.
Ricordando che a Cinisello Balsamo alle elezioni politiche del 1975 il PCI raggiunse il 50,8% dei voti. Percentuali mai raggiunte neppure a Sesto.
Mio padre reca sulla carta d’identità “nato a Cinisello”, ancora prima che il governo fascista ne promuovesse la fusione con Balsamo. Mia mamma è siciliana.
Eppure alla scuola elementare quando chiedevano di alzare la mano alla domanda: chi ha i genitori nati a Cinisello, con orgoglio io alzavo la mia. Ed ero l’unico di tutta la classe. Ben più numerosa delle attuali perché appartengo alla generazione del baby boom italico degli anni 60.
A partire dai primi anni 50 con l’arrivo dei veneti, fino agli anni 60 e 70 con la tumultuosa “invasione” dei meridionali, Cinisello ha conosciuto una crescita esponenziale.
Fino ai nostri giorni. Dove la percentuale degli stranieri residenti è del 17,9 %, praticamente il doppio della percentuale nazionale attestata a quota 8,8%.
Che dire dunque della decisione della nuova giunta insediata sabato 14 giugno con la nomina dell’assessore Daniela Maggi con delega alla cultura e all’identità?
Attendo decisioni e iniziative.
Per ora mi concedo una sonora risata.
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