Mark J. Carney, primo ministro del Canada

Geopolitica

Il Canada felix di Mark Carney contro il trumpismo per curare le corrosioni della democrazia nell’era post-globale

Mark Carney guida il Canada oltre il trumpismo: un (ex) supertecnico prestato alla politica per curare le corrosioni della democrazia. Verso nuove Alleanze d’Occidente (ALd’O)?

30 Aprile 2025

Il Canada “vira” al centro per proteggere orgogliosamente la propria autonomia, identità e indipendenza e Mark Carney guida la riscossa aiutato dallo “sfascia-carrozze” di Mar-a-Lago che aveva scommesso contro dimostrando di non capire nulla né di democrazia né di popoli democratici né di commercio o di finanza globale. Trump, infatti, “aiuta” i liberal-democratici “centristi” di Carney prima sparando dazi insensati (e relative frenate) e poi soffiando con tasti sbagliati (“Canada come 51°stella USA”?) sul candidato conservatore che era dato avanti di 20 punti. Il “fattore T” ha affondato il candidato conservatore neo-trumpista che avanzava con lo slogan “Canada First“: paradossalmente “Trump contro Trump“. I canadesi hanno scelto senza indugi – (anche) “per paura” di perdere la propria indipendenza di fronte al ciclone Trump e al caos che veicola – di consegnare nelle mani di Carney le chiavi del proprio futuro a partire dalla identità e sicurezza: più preziose e che precedono ogni altro fattore economico e sociale perché forma e sostanza della libertà e sotto la minaccia di un rischio forte di perderla. Tanto da sfiorare la maggioranza assoluta per soli tre seggi.

Votando dunque a favore di una sostanziale stabilità che non può più essere affidata ai “cugini” USA guidati da Trump del quale hanno percepito la minaccia e non le opportunità. Perciò i canadesi – orgogliosi di esserlo con la loro pluralità etnica, culturale e territoriale – consegnano (contenendo le “ali estreme”) un mandato forte a Carney per cercare nuove strade Atlantiche a ovest/nord-ovest e cioè verso l’Europa sia per alleanze sulla sicurezza militare che su quella commerciale a difesa di un liberalismo democratico robusto, dello Stato di Diritto, di un welfare generoso e di mercati aperti ma anche di un capitalismo responsabile. Senza dimenticare lo sguardo a est-sud-est ossia verso l’Asia-Pacifico. Perché il primo passo sarà una decisa diversificazione commerciale di quel pesante fardello dell’80% di export diretto a sud verso gli USA e che ora andrà ridimensionato in primo luogo, a favore dell’Europa con la quale saldare anche in chiave NATO i nuovi perimetri di sicurezza post-globale. Certo i dazi interni tra le tante provincie canadesi (come in Europa) andranno ridotti se non azzerati (prima di pensare ai dazi esterni e che potrebbero servire proprio da “compensazione”) per favorire un’unità territoriale ancora più forte con spesa pubblica per irrobustire le infrastrutture (trasporti, reti e scuole) intra-Canada che faccia crescere la coesione di un grande paese con pochi abitanti   e spinta per consumi e investimenti interni. In questo modo diventare più attrattivi per investitori nell’edilizia per la casa e nella sanità (con più medici e infermieri) o nell’high tech. La difesa rimarrà uno snodo centrale vista la prossimità sia con l’Europa per strategie comuni da condividere e sia con la Russia dalla quale difendersi. Dunque, con una spesa militare che dovrà crescere rapidamente assieme alle alleanze intra-Occidente.

Mark Carney, (ex) banchiere centrale (di UK e Canada) e dunque supertecnico prestato alla politica, dovrà soprattutto unire il paese (ora spaccato) attorno ad una piattaforma condivisa di “ri-direzionamento” delle sue strategie di crescita per far convergere la prosperità con la sicurezza-difesa e riducendo le diseguaglianze territoriali interne cambiando la direzione di prua delle proprie partnership strategiche a compensazione di quel che non si potrà o non si riuscirà a fare con gli storici amici a “stelle e strisce”. Il centro democratico ha vinto (hic et nunc) ma non è detto che lo sia per sempre e dunque Mark Carney andrà alla ricerca di una “Terza via e mezza” e dovrà lavorare duro per sanare le fratture e rinforzare i “confini” con più coesione interna e nuove e durature alleanze esterne (con un centro-sinistra “aperto”?): insomma tutto il contrario di Trump. L’Europa – che tira un sospiro di sollievo – non potrà che rispecchiarsi in questo alleato naturale oltre che storico e territorialmente prossimo. In particolare, in chiave urgente di una Alleanza Liberale d’Occidente (ALd’O) contro tutte le democrature e degenerazioni oligarchiche emergenti di est e di ovest a contrasto dei nuovi nazionalismi e populismi per ridisegnare le colonne portanti della democrazia e renderla più robusta e resiliente oltre che più solidale. Il prossimo G7 guidato dal Canada sarà proprio la prima verifica da fare della tenuta e realismo di ALd’O?

Immagine di copertina: Autore: Jolanda Flubacher Ringraziamenti: swiss-image.ch – Licenza Creative Commons

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