Geopolitica
Per il Financial Times l’Unione Europea ha perso la partita dei dazi
Secondo il Financial Times, l’Unione Europea è uscita sconfitta dalla negoziazione commerciale sui dazi con gli Stati Uniti. Il giornale londinese parla esplicitamente di “capitolazione” di fronte alla strategia aggressiva di Donald Trump, che ha imposto all’UE una tariffa generalizzata del 15%, con esclusione dell’acciaio soggetto a quote. La sconfitta nasce – secondo FT – dall’errore iniziale di Bruxelles: non aver reagito con forza e rapidità, al contrario di Canada e Cina, ai primi dazi annunciati da Washington in aprile.
Un inizio sbagliato: “Bruxelles ha battuto le ciglia”
La dinamica è stata chiara: quando Trump ha imposto dazi generalizzati ad aprile, poi temporaneamente ridotti al 10%, l’UE ha sospeso le proprie contromisure e accettato di negoziare da una posizione di debolezza, scrive FT. Invece di colpire l’economia americana con dazi simmetrici, Bruxelles ha optato per un atteggiamento attendista, frutto delle divisioni interne tra i paesi membri.
Il “grande affare” è una resa mascherata
L’accordo finale, firmato al resort scozzese di Trump, prevede un dazio fisso del 15% su gran parte delle esportazioni europee, incluse le auto, settore chiave per Germania e Italia. L’acciaio sarà invece regolato da un sistema di quote. FT sottolinea che si tratta di una sconfitta travestita da compromesso, dato che la tariffa media pre-Trump era solo dell’1,6%. Gli Stati Uniti hanno ottenuto molto più di quanto inizialmente proposto, mentre le concessioni europee – su energia, armamenti e agricoltura – sono state pesanti e unilaterali.
Von der Leyen prudente, ma isolata
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha optato per una linea prudente per timore di un’escalation con ripercussioni in altri ambiti, dalla sicurezza europea alla cooperazione militare. Ma, secondo fonti citate da FT, questa prudenza si è rivelata miope: Trump ha intuito il limite europeo e ha continuato a rilanciare, rifiutando anche una proposta bilaterale per un dazio reciproco al 10%.
Meloni e Merz, la linea morbida
Il Financial Times rileva che Italia e Germania, tramite Giorgia Meloni e il cancelliere Friedrich Merz, hanno sostenuto a lungo l’idea di eliminare tutti i dazi industriali, accettando in cambio l’apertura del mercato americano. Ma il presidente USA ha ignorato tali aperture, puntando invece a forzare concessioni rapide con la minaccia di nuovi dazi al 30%. Il progetto di proteggere i settori chiave dell’export europeo è fallito: la difesa di distillati, farmaci e componentistica è stata sacrificata o rimandata.
Il fallimento della “bazooka” commerciale europea
L’UE avrebbe potuto usare il suo nuovo strumento anti-coercizione per colpire duramente le imprese americane, vietare gare pubbliche e ritirare brevetti. Ma le divisioni interne hanno bloccato l’opzione. Alla fine, anche il pacchetto da 93 miliardi di euro di ritorsioni, approvato solo a fine luglio, è arrivato troppo tardi. La finestra per trattare da una posizione di forza era già chiusa.
Una guerra persa prima di cominciare
“Trump ci considera un parassita economico”, ricorda il FT. Di fronte a un approccio brutale e unilaterale, l’UE ha risposto con le regole del fair play. “Noi giocavamo con le regole di Queensbury, lui era in una rissa di strada a New York”, ha commentato amaramente un diplomatico europeo. Alla fine, la Commissione ha accettato ciò che Washington voleva fin dall’inizio. “Trump ha capito esattamente qual era la nostra soglia del dolore”, conclude un ambasciatore citato nel pezzo.
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