
Geopolitica
Verso uno sviluppo territoriale equilibrato e inclusivo
Osservare da vicino le strategie intraprese da alcuni Paesi diventa quindi utile per individuare percorsi di armonizzazione sociale e territoriale e per immaginare una società globale in cui le disuguaglianze non siano la norma ma l’eccezione.
Come accade ogni anno, alla vigilia dell’anniversario della sua salita al trono, il Sovrano del Marocco rivolge un messaggio alla Nazione. Questo appuntamento ha assunto nel tempo il valore di un momento di riflessione collettiva, poiché permette di richiamare l’attenzione sulle principali sfide interne al Paese e di tracciare le linee guida per il futuro. In un contesto globale caratterizzato da conflitti, divisioni e tensioni sociali, la speranza di un progresso condiviso emerge dalla capacità delle nazioni di adottare politiche di sviluppo inclusive e intelligenti.
Osservare da vicino le strategie intraprese da alcuni Paesi diventa quindi utile per individuare percorsi di armonizzazione sociale e territoriale e per immaginare una società globale in cui le disuguaglianze non siano la norma ma l’eccezione.
In questo quadro si colloca una delle parti più rilevanti del discorso reale, dedicata alla lotta alle disparità territoriali, un tema centrale poiché le differenze tra regioni in termini di ricchezza, infrastrutture, accesso ai servizi e opportunità occupazionali costituiscono un terreno fertile per potenziali tensioni sociali.
Negli ultimi anni il Marocco ha intrapreso un percorso ambizioso attraverso l’implementazione della regionalizzazione avanzata, con l’obiettivo di decentralizzare il processo decisionale e avvicinarlo ai cittadini, rendendo le comunità locali protagoniste del proprio sviluppo. Questa strategia ha già portato risultati importanti, ma la sfida resta aperta, perché le disuguaglianze territoriali continuano ad alimentare fenomeni complessi come l’emigrazione e, in alcuni casi, la radicalizzazione sociale o pseudo religiosa.
Con il termine “pseudo religiosa” mi riferisco a coloro che, facendo leva sulle problematiche sociali, usano la religione , distorcendone il messaggio per scopi, nel migliore dei casi polici e nel peggiore di natura contro l’ordine pubblico.
Contrastare queste disparità richiede un approccio multidimensionale, che non si limiti ad ampliare i servizi o a costruire infrastrutture, ma che agisca sulle cause profonde dell’esclusione economica e sociale. È necessario favorire l’inclusione, la coesione e il senso di appartenenza, tutelando la dignità di ogni cittadino, a prescindere dalla regione di appartenenza.
Per questo motivo, il Sovrano ha sottolineato la necessità di un vero e proprio salto di qualità, capace di superare i tradizionali schemi di sviluppo sociale per adottare un approccio integrato allo sviluppo territoriale, che intervenga contemporaneamente su economia locale, formazione, servizi, infrastrutture e ambiente.
L’obiettivo finale è chiaro: garantire che i frutti del progresso e della crescita economica siano distribuiti in modo equo su tutto il territorio nazionale, affinché ogni cittadino, ovunque viva, possa accedere alle stesse opportunità e a condizioni di vita dignitose. Il principio della giustizia territoriale e della non discriminazione geografica diventa così il filo conduttore dell’azione pubblica.
Nel suo intervento, il Sovrano ha individuato alcune linee strategiche fondamentali per tradurre questa visione in realtà. In primo luogo, ha evidenziato la promozione dell’occupazione come leva essenziale per ridurre le disuguaglianze. Valorizzare il potenziale economico di ogni regione e creare un contesto favorevole all’imprenditorialità e agli investimenti locali significa portare lavoro e opportunità nelle aree più svantaggiate, restituendo fiducia e speranza alle comunità che rischiano l’emarginazione.
Un secondo asse d’intervento riguarda il rafforzamento dei servizi sociali di base, in particolare l’istruzione e la sanità. Assicurare a tutti l’accesso a una scuola di qualità e a cure mediche adeguate non è solo un dovere dello Stato, ma anche uno strumento di giustizia sociale e territoriale. La possibilità di crescere, studiare e curarsi senza doversi spostare in altre regioni contribuisce a rafforzare il senso di appartenenza e a ridurre il divario tra centri urbani sviluppati e aree periferiche.
Un terzo elemento centrale è la gestione sostenibile e proattiva delle risorse idriche. In un Paese come il Marocco, dove l’acqua è una risorsa preziosa e limitata, lo stress idrico aggravato dai cambiamenti climatici rappresenta una sfida cruciale. Pianificare l’uso dell’acqua in modo equo e lungimirante significa proteggere l’agricoltura, l’economia locale e la stabilità sociale, prevenendo possibili conflitti legati alla scarsità di risorse.
Parallelamente, il Paese punta all’avvio di progetti integrati di riqualificazione territoriale, strettamente coordinati con i grandi piani di sviluppo già in corso, basati su principi di complementarità, solidarietà e valorizzazione delle specificità locali. Questa visione evita frammentazioni e crea sinergie tra politiche regionali e nazionali, aumentando l’efficacia degli interventi e generando un impatto reale sulla vita quotidiana delle persone.
L’approccio complessivo del Marocco dimostra una convinzione chiara: la lotta alle disuguaglianze territoriali non è soltanto una questione di equità sociale, ma anche un potente strumento di prevenzione contro fenomeni complessi come l’emigrazione o la radicalizzazione. Laddove vi sono esclusione e marginalizzazione, si creano inevitabilmente fragilità che mettono a rischio la stabilità collettiva. Investire in sviluppo integrato significa quindi rafforzare la coesione sociale, la resilienza del territorio e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
In definitiva, la visione delineata nel discorso sovrano punta a costruire un Marocco più equilibrato, moderno e inclusivo, in cui ogni cittadino possa sentirsi parte di un progetto nazionale condiviso, beneficiando di diritti, servizi e opportunità a prescindere dalla propria regione di nascita. La lotta alle disuguaglianze territoriali diventa così un pilastro di un percorso ambizioso e lungimirante, che mira non solo al benessere materiale, ma anche alla creazione di un tessuto sociale coeso e armonioso, fondato sulla dignità e sulla speranza in un futuro comune.
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