
Medio Oriente
Global Sumud Flotilla, le barche bloccate da Israele, si va verso il rimpatrio degli attivisti
Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla dirette a Gaza sono state intercettate da Israele. Proteste da tutto il mondo. Proclamato sciopero generale per il 3 ottobre.
Le navi della Global Sumud Flotilla, partite per rompere il blocco navale israeliano sulla Striscia di Gaza, sono state intercettate in acque internazionali dalle forze militari di Israele. Quasi tutte le imbarcazioni – parte di un convoglio di 44 navi composto da attivisti, giornalisti, medici e parlamentari provenienti da oltre 40 Paesi – sono state bloccate nel tratto finale del loro viaggio, tra le proteste dei partecipanti e la condanna di vari governi. Secondo i dati di tracciamento, ancora questa mattina 23 mezzi stavano continuando a navigare verso Gaza. ma col passare delle ore quasi tutte sono state intercettate e quelle che restano lo saranno a breve.
L’emittente turca Canli 24 ha annunciato però in diretta che la Mikeno, una delle navi che fa parte della Global Sumud Flotilla, è entrata nelle acque di Gaza. La tv ha mostrato le immagini della nave e il tracker che indicava l’avvicinamento a circa 15 chilometri dalle coste della striscia.
Secondo le autorità israeliane, l’intervento è avvenuto “in sicurezza”, senza incidenti, e tutti i passeggeri “sono in buone condizioni di salute”. Verranno ora trasferiti in Israele e successivamente espulsi verso i rispettivi Paesi d’origine. Gli attivisti, tuttavia, parlano di un vero e proprio blitz: navi circondate, comunicazioni oscurate, pressioni fisiche, e in alcuni casi, l’uso della forza.
Fra i fermati figura anche l’attivista ambientale Greta Thunberg. Secondo i media israeliani, si troverebbe in buone condizioni, ma sotto sorveglianza. L’intercettazione ha sollevato una bufera diplomatica: la Turchia parla di “atto terroristico”, l’Iran di “violazione del diritto internazionale”, mentre in Europa si moltiplicano le manifestazioni di protesta.
«Ora tocca all’equipaggio di terra: inondare le città e navigare ostinatamente contro i venti di guerra agitati dai nostri governi», dicono infatti sui loro canali social gli attivisti della Global Sumud Flotilla. Da quando ieri sera le barche della flotta internazionale sono state intercettate dalle navi della marina militare israeliana, in diverse città italiane si sono organizzate manifestazioni e presidi a sostegno della missione. L’invito degli attivisti è quello di riempire le piazze fino a sabato, quando si terrà la manifestazione nazionale.
La navigazione e l’abbordaggio: un’impresa a 70 miglia da Gaza
L’impresa della Global Sumud Flotilla si è fermata a circa 70 miglia nautiche dalle coste di Gaza, superando un limite che nessuno aveva mai raggiunto prima. I 44 velieri in soccorso dei palestinesi di Gaza si sono trovati di fronte a oltre 16 imbarcazioni della marina israeliana, che hanno intimato loro di invertire la rotta verso il porto di Ashdod, dove gli aiuti umanitari sarebbero stati ispezionati prima di essere trasferiti alla Striscia di Gaza.
Con indosso i giubbotti di salvataggio, i quasi 500 membri della missione si sono preparati ad evacuare le barche seguendo un protocollo ripetuto più volte durante i 20 giorni di navigazione: in caso di abbordaggio, gettare subito il telefono in mare e arrendersi senza opporre resistenza.
L’abbordaggio è avvenuto nel pieno rispetto dello Yom Kippur, con i soldati israeliani che hanno ricevuto una dispensa rabbinica per operare durante la festività religiosa. Per intimorire gli equipaggi e creare confusione, le forze israeliane hanno utilizzato idranti e mezzi di pressione non letali.
La prima nave ad essere abbordata è stata la ammiraglia Alma, a bordo della quale si trovavano i leader più in vista della missione, tra cui il brasiliano Thiago Avila, la svedese Greta Thunberg e l’italiano Tony La Piccirella, già arrestati la scorsa estate per aver violato il blocco navale. Secondo fonti israeliane, tutti i fermati sono in buone condizioni.
Gli italiani nella Global Sumud Flotilla
Alla Flotilla hanno partecipato 40 cittadini italiani, distribuiti su imbarcazioni quali Aurora, Morgana, Otaria e Karma. Tra di loro figura anche l’europarlamentare Benedetta Scuderi, che ha denunciato in un videomessaggio l’“intervento armato in acque internazionali”, definendo l’azione israeliana un “atto di pirateria”.
L’italiano Tony La Piccirella, presente sulla nave ammiraglia Alma, è uno degli attivisti noti per aver già sfidato il blocco navale in passato. Durante l’operazione, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato di aver chiesto al suo omologo israeliano di “non commettere atti di violenza contro le persone a bordo”. Tajani ha inoltre specificato che gli attivisti saranno portati al porto di Ashdod per l’identificazione e successivamente espulsi, con l’arrivo previsto in Europa già per oggi pomeriggio.
In base alle informazioni disponibili sul sito della GSF, ecco chi sono alcuni degli italiani fermati dalle forze israeliane e su quali barche si trovavano.
ALL INN: Pietro Queirolo Palmas, Antonio La Piccirella e Simone Zambrin;
AURORA – Federico Frasca, Gonzalo Di Pretoro, Irene Soldati, Marco Orefice e Sara Masi;
HIO – Lorenzo D’Agostino;
JANNOT III – Andrea Sebastiano Tribulato;
KARMA – Annalisa Corrado (eurodeputata Pd), Arturo Scotto (deputato del Pd), Margherita Cioppi, Michele Saponara, Paolo Romano, Saverio Tommasi e Romano Notarianni;
MORGANA – Barbara Schiavulli, Benedetta Scuderi (europarlamentare Europa Verde), Carlo Alberto Biasoli e Jose Nivoi;
OTARIA – Adriano Veneziani, Alessandro Mantovani, Cesare Tofani, Dario Crippa, Giorgio Patti e Manuel Pietrangeli;
SEULLE – Fabrizio De Luca, Paolo De Montis, Ruggero Zeni e Silvia Severini;
SIRIUS – Nicolas Calabrese.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha definito l’azione della Marina israeliana “un blocco, non un attacco”, sottolineando l’importanza che «quello che accadrà nelle prossime ore avvenga senza violenza, senza che nessuno si faccia male, senza nessun rischio».
Per chi si rifiuterà di firmare il foglio in cui si afferma di aver tentato di entrare illegalmente nel Paese, è prevista l’emissione di un atto giudiziario, che potrebbe essere formalizzato entro domenica o lunedì. Le barche abbordate da Israele stanno arrivando al porto di Ashdod. I rimpatri, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Tajani, «avverranno tra il 6 e il 7 ottobre».
500 attivisti coinvolti
Il convoglio, composto da circa 44 barche, era partito da diversi porti europei e nordafricani. L’obiettivo dichiarato: consegnare aiuti umanitari direttamente a Gaza, bypassando i controlli israeliani. Secondo fonti internazionali, almeno 20 navi sono state intercettate, mentre altre 24 sarebbero riuscite a proseguire temporaneamente. A bordo c’erano circa 500 persone provenienti da Spagna, Italia, Turchia, Malesia, Brasile, Francia, Regno Unito e altri Paesi.
Secondo il racconto degli attivisti, l’operazione militare israeliana è iniziata quando le barche si trovavano ancora a oltre 85 km dalla costa. Alcune sono state circondate da oltre 30 unità navali, tra cui gommoni veloci, motovedette e navi militari. Segnalati disturbi alle frequenze radio e l’uso di cannoni ad acqua. In alcuni casi, i cellulari sarebbero stati sequestrati o distrutti.
Proteste in Tunisia e in Italia: «Siamo tutti sulla Flotilla»
Le immagini delle operazioni hanno scatenato un’ondata di indignazione. In Tunisia, manifestazioni spontanee si sono svolte a Tunisi e Sfax. I manifestanti, con bandiere palestinesi e cartelli contro Israele, hanno chiesto la liberazione immediata degli attivisti. Dodici cittadini tunisini sono stati arrestati a bordo delle navi.
Anche in Italia la risposta è stata immediata: a Milano, centinaia di persone hanno partecipato a una manifestazione notturna davanti al Duomo, mentre studenti della Statale hanno occupato l’università. Sciopero generale proclamato da CGIL, USB e COBAS per venerdì 3 ottobre. A Firenze, oltre duemila persone sono scese in piazza in sostegno della missione. “Non si può criminalizzare la solidarietà”, si leggeva su uno degli striscioni.
Israele: “Blocco legittimo, nessuna minaccia alla sicurezza dei passeggeri”
Il governo israeliano ha rivendicato la piena legalità dell’intervento. “Il blocco su Gaza è noto, legittimo e serve a impedire l’ingresso di armi o supporto al terrorismo”, ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri. Israele sostiene che agli attivisti fosse stata offerta l’alternativa di consegnare gli aiuti a un porto israeliano, per poi trasportarli via terra a Gaza, “in sicurezza e con controllo”.
Gli organizzatori della Flotilla hanno rifiutato la proposta: “Vogliamo entrare direttamente a Gaza, senza passare per le autorità israeliane. È una questione di principio”.
Intanto, le autorità israeliane stanno procedendo all’identificazione e alla schedatura dei passeggeri, che saranno imbarcati su voli verso l’Europa nei prossimi giorni. Alcuni, secondo i media, potrebbero essere accusati di aver violato le restrizioni militari su Gaza.
Pressioni diplomatiche e possibili ricorsi
La vicenda ha provocato una serie di reazioni internazionali immediate e decise. La Turchia ha definito l’intervento un “atto terroristico” e ha convocato l’ambasciatore israeliano per una dura reprimenda, annunciando inoltre l’apertura di un’inchiesta giudiziaria per sequestro illegale di cittadini turchi a bordo della Flotilla. Ankara ha esortato la comunità internazionale a condannare fermamente l’azione israeliana e ha chiesto la liberazione immediata dei suoi cittadini.
L’Iran ha condannato con forza l’intercettazione, denunciandola come una “violazione flagrante del diritto internazionale”, esprimendo piena solidarietà agli attivisti e sostenendo che Israele stia compiendo atti di “pirateria” in acque internazionali. Ha chiesto un intervento urgente dell’Onu per fermare quella che definisce una “aggressione ingiustificata”.
Il Pakistan ha condannato l’intervento definendolo una “flagrante violazione del diritto internazionale marittimo e della sovranità nazionale”, chiedendo un’immediata indagine delle Nazioni Unite. Anche la Colombia ha reagito duramente, espellendo la delegazione diplomatica israeliana dopo il fermo di due suoi cittadini, definendo l’azione “inaccettabile” e chiedendo una soluzione pacifica alla crisi.
Il governo brasiliano ha espresso “profonda preoccupazione” per il trattamento dei suoi cittadini coinvolti nella missione, convocando l’ambasciatore israeliano per chiarimenti e chiedendo il rispetto dei diritti umani dei partecipanti.
In Europa, la Spagna ha espresso “preoccupazione per l’uso della forza” e ha chiesto “massima moderazione e rispetto per i diritti umani”, mentre la Francia ha sollecitato un’indagine indipendente per chiarire i fatti. Il Regno Unito ha chiesto ad Israele di rispettare il diritto internazionale e di trattare i passeggeri con umanità.
L’Italia, per voce del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha chiesto a Israele di evitare ogni forma di violenza contro i partecipanti e ha confermato che gli attivisti verranno espulsi con voli previsti nei prossimi giorni. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha insistito sul fatto che l’operazione sia un blocco legittimo e non un attacco, sottolineando l’importanza di evitare qualsiasi escalation violenta.
Parallelamente, le organizzazioni umanitarie e alcuni parlamentari europei stanno valutando possibili ricorsi presso la Corte Internazionale di Giustizia e altre sedi giudiziarie internazionali, denunciando quella che definiscono una violazione dei diritti umani e una limitazione illegittima della libertà di navigazione in acque internazionali.
La comunità internazionale resta in attesa degli sviluppi, con tensioni alte e una pressione crescente su Israele affinché rilasci i partecipanti e garantisca la sicurezza e i diritti di tutte le persone coinvolte.
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