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Medio Oriente

Tornare a manifestare a Kaplan Street

di
18 Marzo 2024

Manuela to Fiammetta
Solito posto, solita ora?
Fiammetta to Manuela
Non lo so. Sono molto indecisa…
Manuela to Fiammetta
Come finisce lo Shabbat, ogni sabato sera, mi arriva il messaggio: “solito posto, solita ora?”, e allora esco di casa come nei mesi della protesta contro la riforma giuridica. E ringraziamo il cielo che quella sia caduta, altrimenti la situazione sarebbe persino peggio.
Già per strada riconosco chi sta andando al cinema, chi a comprarsi un gelato, chi a bersi uno spritz – è diventato di moda anche qui – e chi invece sta andando alla protesta. Il passo è più deciso, alcuni tengono in mano la bandiera bianco azzurra, altri cartelli con scritte di ogni genere. Tra le più popolari ci sono “liberare subito gli ostaggi”, “elezioni! adesso!” e l’urlo silenzioso AKSHAV cioè “adesso”, subito. Ogni settimana aumentano i numeri. E il numero dei giovani.
Ci troviamo tra i soliti amici, nello stesso posto, in Via Leonardo da Vinci, angolo Via Kaplan. La Piazza degli Ostaggi è lì vicina e finita una dimostrazione si passa all’altra.
Dal palco il discorso di Moshe Redman Abutbul, arrestato la settimana scorsa: “Siamo stati rapiti, un intero Paese, da un governo di razzisti e corrotti che si occupa solo di sé stesso e in 15 mesi di esecutivo è riuscito solo a far aumentare la violenza, a portarci lutto e distruzione, fino alla strage del 7 ottobre. Enon sono cambiati di un millimetro. Adesso continuano a non occuparsi del giorno dopo a Gaza. Solo di politica interna, ovunque passano lasciano distruzione. Uscite di casa, voi che dite che non si può dimostrare durante la guerra. Abbiamo bisogno di voi”
Oggi se ne parla anche nel giornale Haarezt. Secondo Bar Peleg nell’articolo “La disperazione lascia la gente a casa” mancano alla protesta i depressi, i disperati, gli sfollati. Quindi il nostro dovere è continuare tutte le settimane a dimostrare e ad avere l’energia e l’ottimismo per farlo.
Fiammetta to Manuela
Come tu ben sai ho sfilato lungo Kaplan street per 39 sabati consecutivi, fino al 7 ottobre, quando hanno distrutto tutto, persino il desiderio di protestare contro il governo.
Come tu hai accennato, forse faccio parte anche io dei depressi, dei senza speranza.
Ma c’è anche un altro pensiero che mi blocca ogni sabato e non mi lascia unirmi a cuor leggero a chi, come te, ha fatto parte, e continua a far parte dei sabati a Kaplan.
Come si fa a protestare mentre c’è una guerra ancora in corso, con i soldati ancora al fronte, impegnati a salvare le nostre vite?
Sai anche come la penso sul nostro primo ministro e come credo che si sarebbe dovuto dimettere, ben prima del 7 ottobre.
Eppure, a volte mi chiedo, se quel giorno al posto suo ci fosse stato un altro, sarebbe davvero andata diversamente? Oppure oggi, con un altro premier in carica, i nostri soldati non sarebbero al fronte?
Molti di loro, quando sono tornati a casa, hanno detto che non è affatto finita, che c’è ancora tanto da fare: prima ancora di distruggere Hamas, bisogna distruggere tutte le infrastrutture che hanno permesso di  compiere il massacro del 7 ottobre, perché armati come sono, potrebbero farlo ancora, non appena si optasse per il ritiro dell’esercito.
Vivo, da ormai quasi 6 mesi, in questo costante dilemma.
Ma forse tu, che vivi in questo Paese da molti più anni, sei sopravvissuta a molte più guerre e governi scellerati – ma mai come questo – riesci a darmi una risposta più saggia?
Manuela to Fiammetta
Non abbiamo mai avuto un governo scellerato come questo e mai una guerra peggiore di questa. Neppure la Guerra di Kippur che è stata sicuramente un trauma enorme. Forse se ci fosse stato un altro governo e un altro premier questa tragedia – la terribile strage che ci ha colpito impreparati – non sarebbe avvenuta.  E comunque sia, questo è un governo di estrema destra che non rappresenta buona parte della popolazione: un governo di messianici, suprematisti e corrotti , che dal un lato conduce la guerra, dall’altro – e nello stesso tempo – attacca il suo stesso esercito e certo non ci rappresenta.
Lo voglio urlare ogni sabato sera a squarciagola, e lo farò.
Odio le guerre. Tutte le guerre. Ne conosco il prezzo. Questa guerra forse era inevitabile, ma il nostro governo è ben intenzionato a continuarla all’infinito, perché finché continua non ci saranno commissioni di inchiesta, non verranno puniti i colpevoli e non si tornerà a votare.
E in ogni caso, in ogni guerra, ad un certo punto è necessario porre la parola “fine”, altrimenti rischiano di durare in eterno, e chi vuole continuare a combattere e a morire per sempre? A combattere contemporaneamente al confine col Libano e al confine con Gaza?  E a tenere sotto controllo anche i Terrotori Palestinesi? Come avremmo fatto se non fossimo in rapporti pacifici con l’Egitto e la Giordania?
La pace più fragile è preferibile rispetto alla guerra “migliore”. E questa deve terminare, il prima possibile. Per noi e per loro. E anche per i nostri ostaggi nei tunnel di Hamas.
Non sarà certo la guerra a liberarli.

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