Il governo attacca la BCE e dimentica le colpe di Bankitalia

16 Gennaio 2019

La BCE ha appena proposto che le banche italiane coprano i crediti deteriorati entro il 2026. In sostanza, le banche italiane dovranno farsi garanti dirette dei crediti cattivi, e questo le obbligherà a rafforzare il loro patrimonio in via precauzionale. Una mossa che ha provocato la reazione di Matteo Salvini: “L’ennesimo intervento a gamba tesa della Bce può creare un danno all’Italia da 15 miliardi… un nuovo attacco dalla vigilanza della BCE al sistema bancario italiano” e del M5S  che dice che le regole della vigilanza “dovrebbero garantire stabilità, non portare tutto il sistema a saltare”.

Per chi non capisce come siamo arrivati a questo punto, cioè la Lega e il M5S, vorrei ricordare che:

  1. È stata la Vigilanza della Banca d’Italia a non vigilare correttamente sulle banche italiane. Solo quando è arrivata la vigilanza della BCE abbiamo scoperto che la gestione della Banca Popolare di Vicenza criminale, per esempio;
  2. Tutti gli amministratori delle banche fallite (MPS, Pop Vicenza, Veneto Banca, Carige, Carife, etc) sono italiani. Idem per chi controlla la Vigilanza della Banca d’Italia;

Mentre quest’intervento della BCE “può creare un danno di 15 miliardi di €”, possiamo stimare che la malagestione made in Italy di cui abbiamo appena detto sopra ha già creato un danno oltre i 25 miliardi di € tra aumenti di capitale, obbligazioni azzerate e patrimonio perso. Il danno indiretto, cioè l’effetto leva sul bilancio delle banche che prestano meno, è ancora più alto.

In più, per le banche in salute, queste regole non cambiano niente. Il Banco BPM, ad esempio, ha detto ieri sera che “supera ampiamente quanto stabilito in termini di indicazioni con BCE in merito alle attività di derisking e non intravede impatti materiali sul profilo economico e patrimoniale attuale e prospettico del Gruppo”.

Forse il primo passo per uscire dal turbamento generale è ammettere che i guai dell’Italia sono anzitutto responsabilità degli italiani, non di altri. Che sia l’Europa, la BCE, gli immigrati o qualsiasi altro fantasma creato al momento per scagionare il popolo, a questo punto, fa poca differenza.

TAG: autorità di vigilanza, banca d'italia, bce
CAT: Euro e BCE, Governo

2 Commenti

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  1. dionysos41 5 anni fa

    Condivido dalla a alla z. Ma accusare gli altri dei propri errori e antica e intramontabile tradizione italiana.

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  2. vincesko 5 anni fa

    12.3 Organi di vigilanza L’Autorità che in ambito UE controlla le grandi banche europee è la BCE, attraverso una sua costola che è la Vigilanza bancaria (in inglese, EBA; ABE-Autorità Bancaria Europea,[457] in italiano), attualmente (ottobre 2018) presieduta dalla francese Danièle Nouy, in imminente scadenza di mandato [ora sostituita dall’italiano Andrea Enria]. Mi ha impressionato molto ciò che su di lei scrive – meritoriamente – Roberto Napoletano nel suo libro già citato, associandola nei suoi giudizi negativi alla direttrice del FMI Christine Lagarde, quale esponente del disegno egemonico della Francia sull’Italia, accusa che, al solito, ha fatto alzare il sopracciglio a qualche critico nostrano esterofilo. Roberto Napoletano si dilunga molto sulla questione banche e scrive cose che ritengo fondate (non lo erano quelle sulle manovre correttive, si veda il capitolo 1, o quelle sulle pensioni, si veda il capitolo 2), che vanno conosciute, soprattutto dai millanta Italiani auto-razzisti ed esterofili, e che, senza alcuna retorica, pur non amando le banche (che troppo spesso sono peggio di un fruttivendolo che bara sul peso e sul prezzo), riporto in ampi stralci con un sincero spirito da patriota (di sinistra), anche per fornire un’ulteriore prova del doppiopesismo (interessato) dell’Unione Europea (Commissione e BCE) e del disegno egemonico franco-tedesco.
    […]
    Per concludere il discorso sulla francese Signora Nouy, segnalo lo stop che le ha dovuto impartire il presidente (italiano) del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, poiché ella si ostinava a ‘inventarsi’ nuove ‘regole’ non previste dalle leggi europee per la riduzione rapida – e perciò la svendita – degli NPL (Non Performing Loans), cioè delle sofferenze bancarie,[458] [459] [460] ‘regole’ che avrebbero colpite in particolare le banche italiane, maggiormente gravate dai crediti deteriorati, sia perché cresciuti molto (dai 40 del 2008 ai 216 miliardi del 2015) ma esclusivamente per (e con) il prolungamento della recessione,[461] sia perché l’Italia, a differenza degli altri Paesi, non aveva dovuto salvare le banche con soldi pubblici (come hanno fatto la Germania, la Francia, l’Olanda, la Gran Bretagna, la Spagna, l’Irlanda, ecc.) quando questo era consentito dalle regole europee (bail-out, salvataggio esterno) e non ha potuto farlo dopo, quando le regole sono cambiate retroattivamente e senza nessuna gradualità (bail-in, salvataggio interno), neppure con i soldi del fondo interbancario di garanzia dei depositi (cioè delle banche stesse), ritenuti dalla Vigilanza bancaria UE (presieduta dalla francese Signora Nouy) aiuti di Stato sol perché era stato costituito per legge e nel Consiglio di Amministrazione del fondo c’era anche un rappresentante della Banca d’Italia (sic!).[462]
    Come si fa a non dar ragione a Roberto Napoletano? Ancor di più quando la critica sulle regole di dismissione rapida delle sofferenze bancarie imposte dall’Unione Europea è condivisa dal governatore della Banca d’Italia. Il quale, peraltro, è ritenuto corresponsabile di aver negoziato e accettato le regole del bail-in (salvataggio interno) penalizzanti per l’Italia; accusa che egli ha respinto adombrando, col suo stile pacato, responsabilità superiori, cioè del livello politico. Il quale, infatti, – prima il Governo Letta, ministro dell’Economia e Finanze Fabrizio Saccomanni, con l’accordo politico nel Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno 2013, e poi il Governo Renzi, ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, con l’approvazione definitiva e il recepimento della direttiva BRRD (n. 2014/59/UE) nel 2014 – ha deciso tutto.
    Sui crediti deteriorati, scrive il Governatore della Banca d’Italia nella sua relazione 2018 (pag. 15) [463]:
    «Secondo i dati pubblicati dalla BCE, alla fine del 2017 l’incidenza dei crediti deteriorati delle banche significative italiane sul totale dei prestiti – incluse le esposizioni interbancarie e verso banche centrali – era pari all’11,1 per cento in termini lordi, a fronte di una media del 4,1 per gli altri gruppi significativi dell’area dell’euro; al netto delle rettifiche di valore le incidenze erano pari, rispettivamente, al 5,9 e al 2,4 per cento. Il divario, sebbene ancora consistente, si è ridotto nettamente nell’ultimo biennio.
    Il calo della consistenza dei crediti deteriorati ha riflesso il forte aumento delle cessioni sul mercato secondario, agevolato dal favorevole contesto economico (35 miliardi nel 2017, a fronte di una media annua di 5 nel precedente quadriennio). Le vendite previste per quest’anno raggiungerebbero 65 miliardi per l’intero sistema bancario. Secondo i piani presentati lo scorso marzo al Meccanismo di vigilanza unico, entro il 2020 i crediti deteriorati dei gruppi significativi italiani arriverebbero quasi a dimezzarsi rispetto al livello di fine 2017; l’incidenza sul totale dei prestiti, al netto delle rettifiche di valore, scenderebbe intorno al 4 per cento per i gruppi significativi; si stima che calerebbe al 5 per cento per l’intero sistema (fig. 8). Abbiamo sottolineato più volte i rischi dell’imposizione di tempi troppo compressi per la riduzione dei prestiti deteriorati, soprattutto nei paesi come il nostro dove le procedure di recupero sono più lente e la platea dei compratori è stata a lungo limitata. Ma la riduzione dei crediti deteriorati deve proseguire con decisione, traendo beneficio dal progressivo sviluppo del mercato secondario, anche grazie ai primi frutti della riforma delle procedure esecutive immobiliari.»

    Dal mio libro: “LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO: La responsabilità della Grande Recessione – Berlusconi vs Monti. La Riforma delle pensioni più severa – Sacconi vs Fornero. Gli Obiettivi e i poteri-doveri statutari della BCE – Draghi vs Yellen” (con prefazione di Carlo Clericetti e commento finale di Elsa Fornero).
    Link all’edizione digitale – che ha un maggiore sviluppo di alcune note in calce -, collegata con l’edizione cartacea (mercato italiano)
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