Russia

7 ottobre, ovvero licenza di uccidere

6 Ottobre 2025

Il prossimo 7 ottobre, cadrà l’anniversario di un evento su cui da tempo è caduto il silenzio.

Lo scrivo perché quel giorno segna definitivamente un nuovo stato in merito alle condizioni politiche e di libertà della Russia. Semplicemente in quel giorno si sancisce in quel paese il passaggio dallo stato autoritario allo stato dittatoriale.

Riepilogo i dati essenziali.

Il luogo: Mosca.

La data: 7 ottobre 2006.

La scena: un ascensore che dal piano terra una donna prende per portare a casa le borse della spesa che ha appena fatto al supermercato vicino casa.

Un nome: Anna Politkovskaja.

Dicono ancora qualcosa questi dati che si compongono in una scena?

Ne dubito.

Come tutti i fan dello zar di turno, molto si sono dimenticati della voce dissidente che è stata travolta dal potere totalitario.

È scarsamente rilevante dire e annotare se qualcuno si ricorderà il prossino 7 ottobre di Anna Politkovskaja.

Tra vecchi fan dello zar moscovita e nuovi affascinati del potere totalitario (ovvero tra nostalgici di sinistra e nuovi entusiasti totalitari di destra) Anna Politkovskaja ricorda la reazione di fronte al pronunciamento un secolo fa del nome di Giacomo Matteotti. In una parola: fastidio, anche se credo che l’aspetto più diffuso sia la noia.

Come un secolo fa rispetto a Matteotti molti sono a chiedersi: ma chi gliel’ha fatto fare? Era proprio indispensabile? Non era meglio salvaguardarsi? In ogni caso fatti suoi.

Nel frattempo noi continuiamo a fare affari col potente. La vita continua.

Si potrebbero dire molte cose intorno a Anna Politkovskaja, e alla storia di “Novaja Gazeta” il giornale su cui scrive e oggi messo fuori legge. Ma oggi a me sembrano inutili.

Una cosa trovo capace di esprimere tutta la distanza da allora rispetto al nostro conformismo di ora, ma che però era già nelle cose di allora.

Il testo che riporto qui sotto è del 2005, ovvero risale più o meno a un anno prima del suo assassinio (7 ottobre 2006) da parte di un uomo che ufficialmente non ha un mandante anche se è ovvio che sia Putin il mandante. Così come l’assassino di Matteotti, Amerigo Dumini, ovviamente rispondeva a un mandante: Benito Mussolini Del resto, per continuare le analogie e le coincidenze, Mussolini, come Putin dirà, tre giorni dopo l’assassinio che si faranno tutte le ricerche per risalire agli esecutori).

Il testo è la nota redazionale che Politkovskaja scrive in apertura della sua raccolta di articoli dalla “Novaja Gazeta” e che in italiano ha per titolo La Russia di Putin (Adelphi).  Scrive dunque Politkovskaja:

“Questo libro parla di un argomento che non è molto in voga in Occidente: parla di Putin senza toni ammirati.

A scanso di equivoci, spiego subito perché tale ammirazione (di stampo prettamente occidentale e quantomai relativa in Russia, dato che è sulla nostra pelle che si sta giocando la partita) faccia qui difetto. Il motivo è semplice: diventato presidente Putin – figlio del più nefasto tra i servizi segreti del Paese – non ha saputo estirpare il tenente colonnello del KGB che vive in lui, e pertanto insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della libertà. E la soffoca, ogni forma di libertà, come ha sempre fatto nel corso della sua precedente professione.

Questo libro spiega inoltre come noi, che in Russia ci viviamo, non vogliamo che ciò accada. Non vogliamo più essere schiavi, anche se è quanto più aggrada all’America e all’Europa di oggi.  Né vogliamo essere granelli di sabbia, polvere sui calzari altolocati – ma pur sempre calzari di tenente colonnello – di Vladimir Putin. Vogliamo essere liberi. Lo pretendiamo. Perché amiamo la libertà tanto quanto voi.”

Chi sono i “voi” a cui Anna Politkovskaja parla? E chi sono i “noi”? Ci sono?

Diciannove anni dopo non è inutile chiederselo. Non credo che ci saranno risposte. Meglio continuare a far affari col potente.

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