Spagna
A scuola da Podemos
“Sí se puede, sí se puede!”. In questa frase (che non necessita di una traduzione), gridata a gran voce dal pubblico al termine dell’intervento di Pablo Iglesias, potremmo riassumere l’essenza della tre giorni organizzata dall’Instituto 25M a Madrid, nei giardini de las vistillas dal 12 al 14 ottobre. Il posto è piccolo e incantevole, ma abbastanza capiente per ospitare 40 attività e 100 ospiti da tutta Europa. La fontana centrale fa da spartiacque tra il “Meeting point”, la “Estación central” e la “Red de Cercanías”; infine, sui lati, c’è il mercato dei produttori agricoli e il vagone ristorante dove la gente fa una sosta, ascoltando musica dal vivo in mezzo al verde. Qui, il treno dell’universidad de Podemos ha deciso di fare tappa nel 2018 dopo i primi due anni (2015 e 2016) alla Complutense di Madrid, e il terzo anno a Cadice. Insomma, da quel 17 maggio del 2014, quando in un piccolo teatro di Lavapiés nacque ufficialmente Podemos, di strada ne è stata percorsa e, volenti o nolenti, il partito di Iglesias rappresenta a pieno titolo la più grande novità della politica spagnola ed europea degli ultimi anni. Grazie anche all’Instituto 25M, la fondazione vincolata a Podemos il cui fine è l’analisi, la formazione e la creazione politica e culturale, che oltre all’universidad de Podemos ogni anno organizza altre attività come la “Colleción de libros Argumenta“, la distribuzione della rivista ‘New Left Review’ in spagnolo e la programmazione culturale de “La Morada de Araganzuela” (la sede sociale e culturale di Podemos a Madrid).
Ma torniamo ai giardini e all’universidad de Podemos. Nel venerdì d’apertura Pilar Garrido (segretaria di Podemos) e Laura Gomez (investigatrice) illustrano al pubblico i Cuadernos Blancos, uno studio di politiche sociali che si pone l’obiettivo di creare un piano di lavoro partecipativo per venire incontro alle priorità della società. Gomez e Garrido parlano chiaro: col modello capitalista e patriarcale bisogna conviverci, ma alla luce di ciò sarebbe utile pensare a un nuovo modello di protezione sociale volto a migliorare la qualità della vita delle persone. Il percorso immaginato da Podemos si divide in tre fasi: studio dei documenti, analisi della proposta normativa parlamentare e la creazione di piccoli gruppi di discussione online. Quando prende la parola Juan Carlos Monedero, però, il pubblico si scalda.
Il giorno seguente, sabato, c’è un po’ d’Italia a Madrid. L’eurodeputata Eleonora Forenza parla all’interno del dibattito denominato ¡Ay!, Europa. Alternativas al modelo neoliberal y a la extrema derecha sottolineando che «il Movimento Cinque Stelle ha difeso la decisione di Salvini di chiudere i porti. Sulla lotta all’immigrazione, Lega e Cinque Stelle hanno la stessa visione. Se quest’alleanza ha oltre il 60% dei voti c’è da preoccuparsi, soprattutto se pensiamo che in Italia si presentano come partiti contrari all’establishment. L’alternativa al modello neo-liberale e all’estrema destra passa dalla lotta femminista e dal municipalismo». Mentre in Spagna Podemos e i socialisti presentavano la finanziaria, e a Berlino 250.000 persone scendevano in piazza per dire no al razzismo, in Italia la sinistra subiva l’ennesima scissione, quella tra PaP e Rifondazione sullo statuto da votare online. E proprio sulla questione, la Forenza – in esclusiva – dichiara: «Mi auguro che non sia una spaccatura irreversibile e lavorerò affinché non sia così. Chiaramente mi sento di dire che se Potere al Popolo sceglie di considerare le forze politiche e sociali, che hanno mantenuto una coerenza nell’alternativa al socialismo europeo, come degli avversari commette un errore grave. Mi auguro che anche in Italia si riesca a costruire un’unità politica e sociale tra le persone che si oppongono al neoliberismo e all’ultradestra». L’universidad de Podemos è stata l’occasione giusta per rilanciare la candidature dei sindaci “viola” Ada Colau (Barcellona) e Manuela Carmena (Madrid) che sono intervenute nel panel di chiusura della giornata a testimonianza di quanto sia cruciale e centrale il tema del municipalismo dentro Podemos.
Domenica, la giornata più attesa e di chiusura, sul palco della “Estación central” salgono Catarina Martins (coordinatrice del Blocco di Sinistra in Portogallo), Younous Omarjee (ex eurodeputato), Katja Kipping (leader di “Die Linke”) e Pablo Iglesias. Si è discusso tanto di Europa e di Immigrazione, che insieme al Muncipalismo e al Femminismo sono stati gli argomenti chiave di questa tre giorni. Secondo Catarina Martins «L’Europa della Merkel ha creato quella di Salvini. Neo liberali e xenofobi non sono uguali, ma nemmeno opposti». Kipping, leader del partito tedesco “Die Linke”, visibilmente emozionata per le 250.000 persone scese in piazza a Berlino, ha precisato che «La sinistra in Germania sta lottando per un cambio profondo in Europa. Bisogna trovare il coraggio di gravare fiscalmente sulle grandi corporazioni come Amazon e Google». Per ultimo, Pablo Iglesias. Il pubblico è tutto per lui. Il leader di Podemos, quando sale sul palco, ha un grande temperamento. È un abile comunicatore: sa parlare alla gente. E la prima cosa che ci tiene a precisare è: «Ci siamo accordati con i socialisti non per una vicinanza ideologica ma perché abbiamo un numero di deputati inferiore. Però riflettiamo sul fatto che un quotidiano di destra ha definito la manovra come “la più a sinistra della storia”». Iglesias, che in Italia c’è stato in Erasmus, cita anche Salvini: «Salvini esiste perché esiste la Merkel. È un dramma che il M5S stia appoggiando un partito reazionario come la Lega. Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e tutto il sud dell’Europa devono unirsi e capire che l’Europa deve essere protezione sociale. Hanno protetto le banche e l’alta finanza, distruggendo lo stato sociale senza interessarsi di garantire i diritti umanitari più importanti come sanità e istruzione» e poi chiosa: «Nel 2020 dimostreremo che esiste un’alternativa al modello neo liberale e a quello neo fascista».
Va da sé pensare che la partita si gioca in Europa. Le politiche di Austerity, e la cattiva gestione dell’immigrazione, hanno contribuito a creare il nemico “Europa”, favorendo l’avanzata dei partiti conservatori e xenofobi che ora si aggirano come uno spettro nel continente. Le prossime elezioni (maggio 2019) sono vicine e per superare l’attuale crisi, economica e umanitaria, in cui versa l’Unione Europea c’è bisogno di un collante che tenga unite le varie forze a sinistra. E Podemos può essere il garante di aggregazione per mettere gli elettori di fronte a una scelta: l’ultra destra, l’Europa della Merkel o la sinistra. La kermesse targata Podemos ha evidenziato anche un altro aspetto fondamentale: due paesi, l’Italia e la Spagna, così simili e ora così diversi. Stessa crisi, un alto tasso di disoccupazione, stesso aumento degli stranieri residenti, ma diversa scaltrezza nell’intercettare il malcontento popolare: bravi gli spagnoli a credere in un cambiamento possibile, un po’ meno gli italiani ancora alla ricerca di un nemico che, se proprio ci fosse, non è il migrante né l’euro. La Spagna è un paese dove la sinistra ancora c’è o dove la destra populista non c’è più, fate voi.

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