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UE

Barche della paura e della vergogna

di Giacomo Properzj
20 Aprile 2015

Blog Largo ai Vecchi

 
Mi sono sempre astenuto fino ad oggi dal trattare in queste note l’argomento dell’immigrazione e dei drammi che questo comporta. L’argomento mi sembrava troppo impegnativo per me.
Oggi di fronte alla tragedia quotidiana di centinaia di morti affogati, donne e, soprattutto, bambini mi pare che nessuno anche gli inesperti e sprovveduti come me possano tacere. Perchè anzitutto occorre dire che la grande maggioranza di coloro che annegano per arrivare in Italia avrebbero il diritto di arrivarci comodamente senza alcun limite al loro ingresso: infatti un gran parte di costoro sono dei “rifugiati politici” cioè gente che in base al Diritto Internazionale ha la facoltà di chiedere asilo politico al nostro Paese. Altri numerosi non vogliono venire in Italia ma vogliono raggiungere altri paesi d’Europa dove hanno amici e parenti. Insomma tutta gente, disperata fin che si vuole ma che non avrebbe nessuna ragione di arrivare clandestinamente sulle nostre coste rischiando la vita e pagando cifre per loro enormi ai traghettatori. Occorrerebbe però che potessero essere giustamente selezionati e registrati alla partenza cioè sulle coste africane: accolti quelli che hanno diritto per motivi umanitari trattenuti fino a eventuale registrazione quelli che vogliono andare nei vari paesi d’Europa, respinti quelli che non hanno alcun diritto di entrata o, peggio, hanno precedenti penali. Per fare questo occorre che l’Europa occupi stabilmente e costituisca una base in Libia protetta da truppe di terra e aviazione.
Continuare in questo modo non è possibile pensare un blocco navale, come suggerisce Salvini, creerebbe più danni che altro, affondare le barche e i navigli che servono per il trasporto clandestino è un provvedimento temporaneo, tutto il resto è costoso e inutile. Abbiamo mandato soldati in Iraq e Afghanistan dove i nostri interessi erano minimi o almeno secondari e dove si sono create, per le popolazioni locali, problemi ancora più grossi e tutt’ora irrisolti, qui ci troviamo di fronte a una necessità politica e, soprattutto, umana. Una tragedia quotidiana la quale non ci si deve abituare e dietro la quale ci sono sfruttamenti di ogni genere non solo da parte dei criminali della tratta dei disperati ma anche di speculazione locale e parassitaria di cooperative e di organizzazioni varie più o meno religiose, più o meno politiche, più o meno pacifiste, per loro naturale interesse, e contrarie a interventi armati.
E’ venuta dunque l’ora di ricomparire a Tripoli con i nostri soldati come 104 anni fa? No non solo i nostri tutta l’Europa deve collaborare a questa operazione perchè gli occhi dilatati e i polmoni pieni d’acqua delle centinaia dei bambini e giovinetti che affogano nel canale di Sicilia non è un problema italiano, è un problema di tutta l’Europa. Se c’è.

immigrazione
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