Un sabato pomeriggio con Comunione e Liberazione, in cammino verso Dio
Oltre ventimila persone. Arrivano da Como, Varese, Milano, Bergamo, Monza. È il pellegrinaggio di Comunione e Liberazione per il Giubileo della Misericordia a Caravaggio, in provincia di Bergamo
Quando arrivo, dopo aver percorso lo stradone che porta dalla stazione all’abbazia, mi immergo dentro una folla composta per lo più da famiglie e da tantissimi giovani.
Prima che Julian Carron faccia il suo discorso e il Cardinale Scola celebri la messa,viene recitato il rosario e poi le litanie Lauretane.
È qui, credo, che ha inizio un percorso spirituale profondo, in cui la preghiera comune diventa – in modo lento ma costante – un modo per immergersi dentro un percorso mistico, dove il rapporto con Dio si fa individuale e collettivo allo stesso tempo. È come se la litania, in cui si invoca la Madonna decine di volte e la folla risponde 《prega per noi》 diventasse come la nenia di una madre che tiene per le braccia suo figlio, portandolo a sé fino a farlo abbandonare completamente.
Osservo le prime file. Sono piene di carrozzine con uomini e donne disabili, colpite dalla malattie. Accanto a loro i familiari. E tutto attorno centinaia di ragazzi giovanissimi. Sono dentro un momento di raccoglimento spirituale; non mi va di mettermi ad intervistare qualcuno. Sarebbe un sacrilegio, un modo di tradurre in dimensione narcisistica un luogo in cui è in corso un processo di ricerca interiore. Per questo mi limito a filmare i canti, la preghiera, il silenzio.
In fondo è il motivo per cui sono qui. Cosa spinge queste persone a passare un sabato pomeriggio a pregare tutte insieme? Cos’è la fede? Cos’è Dio, la cui presenza qui “è carne viva”?
Mi siedo per terra e guardo questi ragazzi e queste ragazze poco più che ventenni. Guardo le famiglia con le mamme e i papà con i capelli grigi. Vedo i loro figli con i pargoli di pochi anni che li seguono. Due generazioni legate da un unico profondo sentimento: quello per l’amore di Dio.
Sento che bisogna avere rispetto di questo sentimento. Quando alzo la telecamera per riprenderli, uso il mio cellulare per fare le riprese, percepisco di essere un intruso e di stare violando in qualche modo un momento intimo di raccoglimento.
A rompere gli indugi è la guida spirituale di Comunione e Liberazione, Julian Carron. Apro il taccuino e provo a segnare qualche periodo significaivo tra quelli pronunciati
● “La misericordia significa perdonare e accettare la differenza da sé”
● “Solo amare è vivere”
● “Cristo passa attraverso la nostra libertà”
● “il movimento è la modalità attraverso cui Cristo ci ha raggiunti”
● “L’uomo può solo abbandonarsi”
● “Senza presenza non c’è moralità”
● “Solo l’abbraccio può vincere la sua pretesa di autonomia”
Quest’ultimo pensiero mi turba profondamente e allo stesso tempo m’incuriosisce. “La pretesa autonomia” è quella dell’uomo, e va in qualche modo ostracizzata dalla misericordia, che ci riconduce al legame con Dio, con cui esiste un legame inscindibile di dipendenza. Non saremmo nulla, senza di lui.
Se ho capito bene, il libero arbitrio dell’uomo intercetta la volontà di Dio,cui saremmo ricondotti grazie alla misericordia di Dio.
Non sono certo che il messaggio sia davvero passato e soprattutto condiviso. Così sulla via del ritorno incontro Alfredo e sua moglie Teresa. Poco più che trentenni, Alfredo è un medico cardiologo e dunque domando a lui cosa significhi che l’uomo non debba avere la “pretesa autonomia”.
Alfredo mi risponde cosi: 《Ognuno di noi dipende da qualcun altro. Io e te siamo dipesi dalle nostre rispettive madri. Essere dipendenti è una condizione data. Io dipendo da mia moglie e lei da me. Noi tutti dipendiamo da Dio》
Quando cerco di alzare l’asticella ricordandogli cosa un giorno mi disse un importante prelato, teologo, relativamente a cosa fosse Dio, “sostanza increata”, Alfredo con molta sincerità mi dice: 《Se avessi incontrato la mia fede su basi così teoriche, Cristo non l’avrei mai incontrato. Sarei rimasto con la mia domanda: ma dov’è Cristo? Invece un giorno, in un incontro con Papa Giovanni Paolo II che veniva verso di noi con la macchina bianca in Piazza San Pietro, lì ho sentito di aver incontrato Cristo. Questa è la carne viva》
Quando si congeda mi dice che sta tornando dai suoi figli.
– Hai dei figli? –
– Quattro –
Ognuno può pensare e credere quello che vuole di questi ragazzi. C’è chi ne è rimasto affascinato, come Fausto Bertinotti, le cui dichiarazioni pro- CL hanno fatto scalpore. E poi ci sono coloro che li definiscono una “setta”
In un’epoca in cui la società dei consumi ha esasperato l’individualismo fino a trasformare anche le relazioni umane in consumo, e l’amore in un business, osservare questi ragazzi lascia comunque ben sperare.
Tra il vuoto niente del narcisismo vacuo, dei social media, del quarto d’ora di celebrità di Andy Wharol, dell’americanizzazione dei nostri grandi e piccoli centri urbani, comunque la si pensi, questi uomini e queste donne hanno ancora la forza e la volontà d’interrogarsi, di cercare delle risposte.
Possono piacere oppure solleticare l’aggressività di qualche benpensante. Presto o tardi però quelle domande arriveranno per tutti. Anche per chi non se le è mai poste.
Mi piace chiudere ancora con le parole di Alfredo, il ragazzo conosciuto in treno.
《Sai Max, ogni tanto partecipo a qualche importante convegno internazionale, dove trovi molti di questi dottori importanti, che capisci tengono moltissimo alla loro immagine, alla loro carriera. Anch’io nel mio piccolo non voglio sfigurare, ma quando vedo certi atteggiamenti di alterigia, di tracotanza, in cui a malapena ti rivolgono la parola, penso a questo: anche tu dovrai morire, tu non sei diverso da me》
Vi propongo un breve stralcio dell’intervento di Julian Carron
La misericordia
La seconda parte
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