Immaginare è fare politica: Jan Voxel alla Settimana delle Residenze Digitali
Si va verso la fine della Settimana delle Residenze Digitali, che si svolge online dal 22 al 28 novembre ed è organizzata dal Centro di Residenza della Toscana insieme a diverse altre realtà teatrali (ne abbiamo parlato qui), e vogliamo segnalare un progetto particolarmente interessante e denso.
In questi giorni di festival, la compagnia Jan Voxel ha proposto un’operazione in tre fasi: martedì e giovedì due talk di circa un’ora, la prima dal titolo “Dust and data: cosa sappiamo delle polveri sottili” e la seconda “Occuparsi dell’aria: l’attivismo ambientale nell’antropocene”.
Nel mezzo, mercoledì 24, un estratto di un’ora del progetto radiofonico The Critters Room (progetto nato precedentemente e pensato per avvenire in presenza) dal titolo “Olga legge i critters”.
Bisognerebbe chiudere gli occhi quando, inizialmente, si viene accolti da richiami e canti di uccelli, poi da voci di una manifestazione di riders e di lavoratori dello spettacolo, dall’abbaiare, chiamarsi e rispondersi di cani, e ancora sciabordii, ronzii e poi una voce morbida a introdurre la performance. Poi sarà tempo di riaprire gli occhi e guardare.
Critters sono le creature, di cui è popolata la terra, l’acqua, l’aria. I critters sono i protagonisti di un ampio archivio di immagini, microfotografie dei vetrini su cui si rivelano le presenze organiche e non organiche che popolano l’aria, fra le quali le polveri sottili, PM10, misurate attraverso centraline auto-costruite che forniscono dati sulla qualità dell’aria.
La voce che ci accompagna ci prepara a quello che sarà un allenamento per l’immaginazione: ascoltiamo diverse voci (la prima è quella di Olga, che dà il titolo all’opera) leggere le immagini dei vetrini che noi possiamo scorrere sulla pagina web della compagnia. Leggerli come si leggono le nuvole o i fondi di caffè, vedendoci dentro acari, stelle marine o fondali; animaletti che inquietano e stupiscono, perché chi l’avrebbe detto che l’aria è così popolata?; e poi bambole, spermatozoi, ciuffi di capelli, piante che spaccano il cemento, speroni di roccia o mosche regina; e ancora colonie di insetti, che potrebbero caderci in testa, inquietanti e minuscoli esserini che scavano, costruiscono, felpati e infeltriti, sembrano avere uno scopo, uno scopo che non conosciamo e che per questo fa paura.
Fra una voce e l’altra, le voci e la musica di Battiato, Nick Cave, Antony and Johnson: e ascoltandoli ci si perde a fantasticare sulle immagini che abbiamo ancora davanti agli occhi e che per ogni sguardo possono rappresentare mondi ed esseri diversi, lontani, vicini, minuscoli o enormi.
E poi, sempre alternate, fra musica e immaginazione, ascoltiamo letture da Donna Haraway e Matteo Meschiari. Ci parlano dei critters, noi, le creature, che fra loro “si compenetrano e si avvolgono, si mangiano, in parte digeriscono e in parte assimilano”. Introducono l’ascoltatore – ancora convinto di essere uno, individuo (ossia diviso, tagliato, separato dal resto) – al concetto di Olobionte, l’essere intero, integro, l’organismo composto da microrganismi che vivono in simbiosi.
E ancora ci parlano di simboli e mimesis, di fantasia e invenzione. E poi di immaginazione, che serve a “costruire nuove rappresentazione di mondo, rappresentazioni di sé, a fuggire dalla tirannia del qui e ora, a rovesciarla”, a inventare altre rappresentazioni, sceglie altre direzioni, far emergere connessioni tra presente passato futuro, credere in ciò che non esiste, dialogare. E dunque ci spiega una voce – e intanto lo viviamo, di fronte a quelle immagini e immersi in voci immaginanti e musiche evocative – che bisogna nutrire e allenare l’immaginazione, se no si atrofizza: e una persona o un popolo senza immaginazione è schiava di chi ha il monopolio delle immagini.
Immaginare, quindi, è fare politica.
Fra l’utopia come “attitudine a spingere verso l’inimmaginato”, e la Natura come continuo impulso a cambiare, trasformarsi, creare e distruggere insieme, Jan Voxel ci immerge in un mondo, spinge lo sguardo lontano, lontano da un claustrofobico sé individuale, verso orizzonti più ampi e intensi, dove l’arte si incontra con l’azione e l’attivismo. Così se nella talk di martedì si parlava di polveri sottili, in quella di giovedì si è parlato soprattutto di Casa Bettola, una casa cantoniera autogestita, dove l’attivismo parte dalle centraline auto-costruite che misurano la qualità dell’aria e passa attraverso il doposcuola per i bambini, l’orto, il mercato di produttori della zona, il Gas, la spesa sospesa con prodotti di qualità, la rigenerazione elettronica di computer: a dimostrare che tutti questi punti sono connessi, che tutti gli aspetti della vita sono connessi e sono connessi con la terra, e questo “vuol dire essere olobionti, essere tutti parte di un grande organismo”. E dall’altra parte sono strettamente collegati antropocene, estrattivismo, colonialismo, patriarcato logica del capitale, al fine di “distruggere il pianeta solo per regalarci qualche secolo effimero di boom”.
Jan Voxel è un collettivo informale formato da Cinzia Pietribiasi, performer e regista teatrale, da Lidia Zanelli, danzatrice e scenografa, e da un fisico e informatico, Lorenzo Belardinelli: perché tutto è collegato, che si parli con un ricercatore di scienze dell’Atmosfera e del Clima, o con attivisti di Casa Bettola in una video conferenza, o ci si immerga in una performance in cui scienza filosofia e immaginazione si compenetrano e penetrano nel nostro immaginario.
Ricordiamo che la seconda edizione della Settimana delle Residenze Digitali, realizzata nell’ambito di una media partnership con il progetto delle Residenze Digitali, è un progetto nato dal bando delle Residenze Digitali e promosso dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, la Cooperativa Anghiari Dance Hub, ATCL – Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini, il Centro di Residenza dell’ Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale di Rubiera), la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova e ZONA K di Milano.
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