La terra alle famiglie numerose: un vantaggio sproporzionato e ingiusto

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31 Ottobre 2018

Stando a quanto riportava ieri il Sole 24 Ore, il Ddl di bilancio prevedrebbe l’affidamento di un terreno agricolo in concessione gratuita, per vent’anni,  alle famiglie che nel triennio 2019-2021 avranno un terzo figlio.

Si tratterebbe, a quanto pare, dei terreni dismessi e rientranti nel patrimonio dello Stato e che non potrebbero essere utilizzati per altra finalità se non per quella agricola. Parliamo di una misura di fiscalità lato sensu comportamentale o, come qualcuno preferisce definirla, incentivante. Il Legislatore accorda un bonus al nucleo familiare per attendere due risultati extrafiscali: l’aumento della natalità ed il recupero di terreni a vocazione agricola mediante un meccanismo apparentemente virtuoso.

Ferma l’incertezza dettata dall’impossibilità di disporre di una fonte normativa definita, cerchiamo di capire meglio di cosa stiamo parlando e dei rischi a cui questa misura ci espone.

Il ricorso ad una serie di meccanismi (si noti che il Ddl prevedrebbe altresì la possibilità di accendere mutui a tasso zero per le famiglie che acquistino la prima casa nelle vicinanze dei suddetti terreni agricoli), più o meno fiscali, per incentivare, disincentivare e internalizzare esternalità negative non è cosa nuova e rileva da una certa idea di Stato interventista. È peraltro del tutto legittimo che il Governo disponga l’adozione di misure, ripeto, di fiscalità lato sensu comportamentale, tuttavia perché queste siano organicamente accettabili devono muoversi nell’ambito di un perimetro non valicabile.

Tali misure devono: perseguire finalità d’interesse generale e non ledere il principio di eguaglianza.

Sfrondando gli estremismi ideologici, l’interesse generale può ritenersi ictu oculi atteso e rappresentato dallo stimolo alla natalità (oggettivamente un problema strutturale del nostro Paese) nonché dal recupero di aree abbandonate e potenzialmente produttive. L’aspetto critico della misura si annida, ad avviso di chi scrive, nella potenziale violazione del principio di eguaglianza e di quello di proporzione tra misura adottata e risultato perseguito.

Se infatti accordare un incentivo, uno sconto d’imposta, un bonus genericamente inteso alle famiglie numerose è una pratica largamente diffusa nei Paesi occidentali e, peraltro, sacrosanta in termini di tutela della famiglia, rimozione degli ostacoli materiali, adeguamento dei presupposti di partenza; affidare un terreno agricolo non solo non è proporzionato al fine sociale ma ingenera una condizione di ingiusto vantaggio.

Mi spiego meglio. Assumiamo che la famiglia Rossi, nel 2020, allarghi il proprio nucleo famigliare con un terzogenito e si veda concessa, per vent’anni, a titolo gratuito un terreno a vocazione agricola e che il signor Rossi, dopo le celebrazioni per la nascita del figlio, per i successivi vent’anni decida di mettere a reddito quel terreno, conservandone la destinazione. Dopo cinque anni il terreno potrebbe aver prodotto una quantità di ortaggi e frutti tali da generare introiti in grado di coprire l’ammontare delle spese che la famiglia sosterrà nel primo decennio di vita del terzogenito. All’esito dei vent’anni, con i guadagni ottenuti, la famiglia potrebbe trovarsi nella condizione di avere non solo coperto le spese di mantenimento del figlio ma ad aver aumentato considerevolmente il proprio reddito e le proprie condizioni di vita.

Dal caso di scuola esposto si evince che se l’obiettivo del Legislatore è quello di aumentare la natalità e ridurre l’abbandono agricolo, il mezzo adoperato è irrazionale e sproporzionato rispetto all’obiettivo perseguito.

Inoltre, se è vero che il principio di eguaglianza non fa aprioristicamente da ostacolo all’adozione di misure incentivanti quando l’interesse che si vuole soddisfare è di carattere generale, esso diventa un argine resistente quando la misura tenta forzature.

Risulta evidente che lo strumento di cui diciamo non si limita a rimuovere gli ostacoli che disincentivano la natalità  e affannano le famiglie numerose, ma finisce per accordare vantaggi economici chiaramente ingiusti frutto di un retroterra popolato da estremismi ideologici.

 

TAG: agricoltura, bilancio, Famiglia, fisco, natalità, terreni
CAT: Fisco

2 Commenti

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  1. fabio-santesarti 5 anni fa

    “Dal caso di scuola esposto si evince che se l’obiettivo del Legislatore è quello di aumentare la natalità e ridurre l’abbandono agricolo, il mezzo adoperato è irrazionale e sproporzionato rispetto all’obiettivo perseguito.”
    Caro Mondini, la sua dimostrazione non mi ha convinto. Dove sta la irrazionalità e sproporzionalità? Trovo che siano del tutto opinabili.
    Con questo non voglio dire che questo DDL sia perfettamente giusto, ma nemmeno scorretto. Mi sembra materia scivolosa, come dimostra la sua dimostrazione, scusi il bisticcio.

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  2. gianmario-nava 5 anni fa

    “Dopo cinque anni il terreno potrebbe aver prodotto una quantità di ortaggi e frutti tali da generare introiti in grado di coprire l’ammontare delle spese che la famiglia sosterrà nel primo decennio di vita del terzogenito.” Impossibile: che terreni sono, quale la fertilità, quali le dimensioni fondiarie? sono votati a quali produzioni? che dotazione di infrastrutture, strade irrigazione, edifici di servizio esistono, quali necessitano? quali la collocazione logistica rispetto ai mercati? quali competenze agronomiche ha la famiglia? che risorse può mettere in campo visto che non solo è numerosa ma deve pure fare investimenti in macchine e anticipazioni di fattori produttivi? faranno agricoltura part time? ne hanno il tempo o le forze? perchè impegnare risorse per gestire questa concessione di beni quando costa meno venderli e dare i soldi alle famiglie? la proposta è una scemenza sesquipedale, come ogni economista agrario può confermarvi. Il DDL è una truffa ai danni degli elettori, finge benevolenza dello stato ma è solo cialtroneria dei governanti.

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