La riforma della giustizia tributaria: necessaria e urgente

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18 Marzo 2016

La cronaca di questi giorni ha portato alla ribalta il tema della giustizia tributaria. È un bene ma solo se finalmente si decida, davvero, di mettere mano al sistema in maniera profonda. La giustizia tributaria è stata sempre trattata come una giustizia minore, collocata nel più basso scalino tra tutte le giustizie.

Tutto il contrario di ciò che invece dovrebbe essere, ovvero alta garanzia del rispetto di principi costituzionali fondanti il nostro ordinamento, quali tra tutti quelli di uguaglianza e di capacità contributiva.

Il cittadino che concorre alle spese dello stato (e quindi anche alle spese delle “altre giustizie”) ha il diritto di pretendere dall’organo giurisdizionale che ha il compito di decidere se sta concorrendo in maniera giusta oppure no, la competenza, l’efficienza e la terzietà.

Il cittadino ha il diritto di trovarsi al proprio cospetto un Giudice professionale, altamente specializzato, che abbia superato un concorso pubblico bandito ad hoc dal Ministero della Giustizia (diverso da quello posto a capo delle agenzie fiscali) giustamente retribuito per il delicatissimo lavoro che svolge.

È una questione semplice, di dignità, per chi deve giudicare, per il contribuente che deve essere giudicato, per chi lo difende, ma anche per l’Amministrazione dello Stato che tutela gli interessi erariali.

La materia è complessa (troppo complessa e lo sappiamo) ma in ballo ci sono valori (economici e non) troppo rilevanti e non è più possibile rimandare un organico e serio intervento.

L’intervento deve toccare non solo i gradi di merito con l’istituzione di Tribunali Tributari (con Giudice Monocratico) e Corti di Appello Tributarie (con Giudici Collegiali) ma anche la Suprema Corte di Cassazione che deve assicurare, anche e soprattutto in materia tributaria, quale Organo Supremo della Giustizia, l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge e l’unità del diritto oggettivo nazionale.

Pare necessaria l’istituzione di una vera e propria Sezione Specializzata della Suprema Corte e, in questo senso, di grande interesse è la soluzione contenuta nel DDL Senato 1° agosto 2013 n. 988  redatto dal Professor Glendi, dal professor Comelli e dal loro allievo dottor Soncini.

All’art. 97 del DDL si prevede una composizione della Sezione Specializzata Tributaria in cinque sottosezioni composta da trentacinque giudici, ripartiti in cinque sottosezioni, in ragione della materia: imposte sui redditi, imposta sul valore aggiunto, altri tributi, riscossione, rimborsi.

Si prevede un collegio  unitariamente composto dai presidenti delle cinque sottosezioni per la decisione  delle questioni di massima di particolare importanza, così da privilegiare la formazione di una nomofilachia in grado di eliminare all’origine i contrasti (a volte anche inconsapevoli) di decisioni, in modo tale da costituire linee di indirizzo idonee a filtrare mediante selezione naturale gli accessi al terzo grado di giudizio, scoraggiando, se del caso, entrambe le parti (e non solo il contribuente, come spesso si sente dire) dal proporre impugnative in contrasto con dette linee di indirizzo.

Sentenze di merito formate da giudici professionali e l’istituzione di una sezione specializzata della Cassazione serviranno anche a ridurre in maniera naturale il numero spaventoso dei ricorsi pendenti dinanzi la Suprema Corte, senza che vi sia la necessità di mettere in atto politiche tagli ricorsi a volte fondate su eccessi di formalismo.

I contrasti giurisprudenziali ci sono sempre stati e sempre ci saranno e anzi rappresentano l’anima del diritto ma, in materia tributaria, ormai sempre più spesso si ha la sensazione di imbattersi in una vera e propria lotteria e non è più accettabile.

Si spera quindi che superato il trambusto anche mediatico, inizi, oltre i proclami, un serio percorso riformatore della giustizia tributaria: è necessaria e urgente.

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CAT: Fisco, Giustizia

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