Colombia, la battaglia per la libertà di stampa si sposta su Twitter

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8 Luglio 2015

Ha cominciato con essere trend topic a Bogotà, poi lo è diventato della Colombia, poche ore fa di tutta l’America latina. La battaglia all’oligopolio mediatico colombiano si sta combattendo su Twitter con l’hastag #CMIMimiente.
La CM che mente è il portale internet di una delle emittenti televisive del Paese sudamericano, che si sta distinguendo negli attacchi continui al sindaco della capitale colombiana Gustavo Petro e al suo movimento Bogotà Humana.

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L’ultimo episodio, in ordine di tempo, che il portale ha utilizzato per attaccare Petro, ex guerrigliero, è stato il suicidio di un giovane pompiere, trovato impiccato a un albero per non aver retto ai sensi di colpa derivanti dall’attacco mediatico subito per non aver adeguatamente “vigilato” durante un corso di nuoto, dove un bambino di sette anni è morto annegato.
Durante i funerali di Diego Fernando Castro, 32 anni, Petro ha accusato apertamente i media: “Se il sindaco fosse stato un altro e non io, avrebbero trattato la questione diversamente. Considero questo suicidio un crimine politico, il risultato di una persecuzione spietata”.

La triste vicenda del suicidio di Castro è stata la scintilla che ha fatto scoppiare sui social network, Twitter in particolare, una ondata di indignazione che non si arresta: non può esserci democrazia in un Paese dove tutta l’informazione è in mano a tre gruppi editoriali, tanto che poche ore fa un nuovo hastag è stato lanciato per varare una legge sui media in Colombia che garantisca democrazia e trasparenza.

Nell’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa nel mondo, la Colombia si colloca al 128esimo posto: “Il rispetto per la libertà di informazione continua a peggiorare in Colombia e lavorare come giornalista è ancora molto pericoloso”, si legge nel rapporto, “spesso con la complicità di funzionari, bande paramilitari si cerca di mettere a tacere i giornalisti “scomodi”.
Molto più comodo quindi per molti operatori dell’informazione essere “allineati” e sparare ad alzo zero su qualche esponente politico, come sta accadendo con Gustavo Petro e col suo movimento Bogotà Humana.

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I padroni della comunicazione

I media colombiani sono tutti nelle mani di un di una ristretta oligarchia. Tre sono i gruppi che detengono il monopolio dell’informazione.

Gruppo CEET. Il suo fondatore è stato Eduardo Santos Montejo, che divenne presidente della Colombia tra il 1938 e il 1942 ed esiliato nel 1946 dopo la vittoria dei conservatori. Apparteneva, come detto prima, alla famiglia del presidente colombiano Juan Manuel Santos, in carica dal 2010 e pubblica, oltre a El Tiempo, diversi quotidiani locali, riviste generaliste e giornali economici.
E’ proprietario della tv locale di Bogotà. Da poco  tre anni la proprietà è passata a Luis Carlos Sarmiento Angulo, un banchiere ultraottantenne considerato l’uomo più ricco della Colombia.

Organización Ardila Lülle . Appartiene a una famiglia con interessi nel settore delle bevande, nel tessile, nell’industria alimentare e della finanza. Il gruppo è presieduto da Carlos Ardila Lulle. L’esordio nei media negli anni Settanta, con l’acquisizione di Radio Cadena Nacional (RCN).
Nel 1995 nasce RCN-TV. L’emittente copre l’intero territorio nazionale. Il Gruppo possiede anche Sonolux, una delle più grandi case discografiche della Colombia e ha filiali negli Stati Uniti, Ecuador e Venezuela.

Valores Bavaria/Gruppo Prisa. Le figure principali sono Julio Mario Santo Domingo, presidente del Grupo Santo Domingo, uno dei principali magnati dell’America Latina, e Javier Aguirre Nogues, che presiede la controllata media.
L’origine delle fortune di Santo Domingo comincia nel settore della birra, per poi diversificarsi in vari i settori. Valores Bavaria (Valbavaria) è, insieme con il gruppo spagnolo Prisa, la spina dorsale della radio colombiana Caracol Radio, e di partecipare con il suo partner europeo nell’American Broadcasting Group Latina, dove Prisa possiede il 60%, con una presenza in diverse nazioni dell’America Latina, Stati Uniti.
Valbavaria è inoltre associata con il gruppo venezuelano Cisneros, Caracol TV e possiede il 33% di UOL Colombia. Pubblica il settimanale The Spectator e altre riviste nazionali.

Il sindaco Petro sotto attacco continuo

Era stato proprio il presidente Santos, a sollevare nel 2014 dalla carica di sindaco di Bogotà Petro (suo avversario nelle presidenziali del 2010), dichiarato dal procuratore generale della capitale “non idoneo a ricoprire le cariche pubbliche per 15 anni”. La cassa di risonanza contro Gustavo Petro fu anche in quel caso la grande stampa allineata: “Petro se ne deve andare perché è una persona onesta, ma un pessimo sindaco poiché a causa sua Bogotá è stata inondata per tre giorni dalla spazzatura”. La critica a Petro si riferiva al 18 dicembre 2012, quando il sindaco decise di trasferire la raccolta dei rifiuti all’impresa pubblica Acque di Bogotá scatenando il boicottaggio degli imprenditori che imposero una sospensione della raccolta stessa.

La Corte superiore della Colombia ritenne illegittimo il provvedimento di sospensione e Petro tornò verso il municipio di Bogotà accompagnato dai suoi tanti sostenitori. Gli stessi che in questi giorni prendono le sue parti sui social e cercano di combattere la potente opera di disinformazione messa in atto dai proprietari dei media.

TAG: Bogotà Humana, Colombia, giornali, Gustavo Petro, libertà di stampa, media, Reporter senza frontiere, televisione
CAT: Geopolitica

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