I quattro pilastri del nostro futuro e della nostra libertà

27 Giugno 2016

Non ho letto nulla o quasi dei commenti sulla Brexit eccetto l’aver ascoltato le poche parole di un politico mediocre e sconfitto, David Cameron, davanti al numero 11 di Downing Street. Conoscendo le regole del Trattato di Lisbona, al contrario dei molti che straparlano, ha delineato tempi e modi della uscita e difficilmente si devierà da quel binario.

Io ho letto poco o nulla perché stavolta più che leggere bisogna riflettere e la Brexit è la assordante sconfitta della idea della irreversibilità della storia, delle sue magnifiche sorti e progressive, dell’idea che il domani sarà certamente migliore dell’oggi perché impariamo dai nostri errori. Non è vero, la storia è una vicenda umana che costruiamo giorno per giorno con i nostri limiti, con i nostri interessi, con i nostri egoismi e, non ultimo con le nostre paure e per questo anche la Libertà ben più della Democrazia rimane un valore sempre in pericolo. La democrazia è un metodo e non un valore, ricordiamocelo; la Libertà è qualcosa che sanguinosamente abbiamo ottenuto nei millenni e chi straparla su democrazia partecipativa o rappresentativa, su modalità elettorali o valore dei referendum dovrebbe prosi prima la domanda: cosa serve meglio la nostra Libertà?

Per noi la Libertà, la sua affermazione e la sua difesa, coincide storicamente (non filosoficamente) con la nascita dell’Europa dalle ceneri del totalitarismo. Per questo siamo europeisti convinti, non per provincialotto idealismo internazionalista ma per concreta paura degli errori che rimanendo da soli possiamo commettere. E questo mi porta alla seconda riflessione per la quale ringrazio i Britannici del Leave, e cioè la dura e benedetta constatazione che la politica batte l’economia uno a zero: che cioè esiste una superiorità della politica anche nei suoi errori se è vero che i Britts meno abbienti votando Leave saranno più poveri.  Che ne siano coscienti o meno è irrilevante, un voto è una manifestazione politica e non un semplice calcolo. Questo lo dobbiamo spiegare bene agli amici tedeschi, in cui il Kombinat finanziario industriale ha una prevalenza terrificante sulla Bundeskanzlerin come si è dimostrato sulla questione immigrazione: sono i tedeschi e non gli inglesi che devono comprendere il ruolo della politica non asservita alla economia e che l’economia non può essere la prosecuzione della Prussia con altri mezzi. Serve occhio lungo, non solo prudente astuzia democristiana.

Quale è il quadro che abbiamo davanti? Quali sono i pilastri irrinunciabili per la difesa della nostra Libertà? Non parlatemi dei danni economici, della fuga delle banche dalla City o del crollo della Sterlina: tutta roba che si brucia in un nanosecondo della storia. Parliamo di quattro pilastri, più una speranza. Il primo pilastro è la “libera” circolazione di persone, merci e capitali nella Unione Europea: esso declina non il commercio ma l’idea di Libertà dei suoi cittadini. Cameron per ragioni di politica interna ha voluto trattare una “clausola di favore” rispetto agli altri cittadini europei non rendendosi conto che non ci si iscrive a un club perché ottieni lo sconto sulla tessera: ora ne stia fuori. Per noi, abbinato a Schengen, è stata una straordinaria affermazione della Libertà che va tutelata dal maggior pericolo oggi rappresentato dalla pressione anche psicologica dei migranti: se vogliamo che se ne comprenda appieno il valore allora i confini del Mercato Unico vanno presidiati da una polizia unica e da una unica politica sulla immigrazione. Non serve un esercito europeo, è un sogno irrealizzabile. Ma una Guardia di Frontiera che faccia visibilmente comprendere agli europei in primis che esiste un “in” e un “out” serve eccome. Secondo pilastro è la Nato: ultima eredità del secondo conflitto mondiale è la Nato che ha difeso la nostra Libertà molto più dell’idea di un esercito europeo dove Francia e Gran Bretagna, potenze nucleari, avrebbero imposto inevitabilmente la loro prevalenza. La Nato al contrario ha garantito equilibrio e sicurezza solidale per tutti, e vale la pena che i governi ne riaffermino la adesione anche con atti concreti. Il terzo pilastro è l’Euro: l’istituzione europea che ha meglio funzionato in questi anni è stata la BCE, anche qui piaccia o non piaccia. Un Italiano alla BCE ha rappresentato una idea di Europa che si era affievolita in elitè la cui inconsistenza è la maggior causa della crisi che viviamo: non credo che sia un caso che questo italiano sia un figlioccio di Carlo Azeglio Ciampi, uomo non immune da errori ma che la guerra la vide. E il quarto pilastro, da costruire, è il TTIP. Ok, è una grana ma dobbiamo guardare la storia o facciamo la fine degli inglesi: quella che si sta disegnando è una area di libertà individuali e collettive, di economie integrate e interessi mediati che va dal Giappone alla Ucraina, ovviamente passando per Washington, difesa da trattati militari a Est e a Ovest (a proposito, in questo mondo così profondamente e inconsciamente rivoluzionato noi Occidentali Europei siamo….. il fianco Est: riflettiamoci).

Questi sono i quattro pilastri che dobbiamo tenere insieme. E ciò che li deve tenere insieme è una idea di libertà che la politica deve servire con perizia se avrà una capacità che oggi ha perso: il saper dare una speranza ai suoi elettori. Fare i compiti a casa non è una speranza, sapere che se funzionano ci sarà un dividendo certo e tangibile invece sì. Dopo otto anni di guerra economica i cittadini europei hanno bisogno di un segnale, noi italiani più di altri ma i tedeschi pure se non vorranno farsi risucchiare nei fantasmi oscuri di AFD. Forse il fatto che nessuno di queste sciocche elitè abbia avuto un figlio morto in guerra ha un suo significato ed evidentemente non glielo si può augurare. Ma l’idea che la Storia sia irreversibile è una sciocchezza che dobbiamo abbandonare in fretta perché nemmeno la Libertà, purtroppo, è irreversibile e io non ho nessuna intenzione di rinunciarci.

 

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CAT: Geopolitica

5 Commenti

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  1. vincesko 8 anni fa

    Citazione: “l’istituzione europea che ha meglio funzionato in questi anni è stata la BCE”. Fesseria, frutto presumibilmente di ignoranza. “Replica alla risposta della BCE alla petizione sulla BCE”
    http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2845674.html oppure (se in avaria)
    http://vincesko.blogspot.com/2016/04/replica-alla-risposta-della-bce-alla.html.

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    1. flavio.pasotti 8 anni fa

      né fesseria né ignoranza. semmai una idea diversa dalla Sua che non definisco né fessa né ignorante. semmai inutile o, come si direbbe oggi, un po’ inglese….

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      1. vincesko 8 anni fa

        Di grazia, perché “idea inutile” e, per giunta, “un po’ inglese”? Io sono un europeista convinto da sempre, con qualche dubbio ragionato, ora, avendo letto i Trattati UE, sull’incompletezza dell’assetto UE/Euro/BCE. Nonostante lo strapotere della egoistica ed arrogante Germania sia nella definizione delle regole, sia, soprattutto, nella loro interpretazione ed applicazione, la mia petizione, conseguenza di quell’“idea”, è meno inutile degli inutili appelli. Se non altro perché è oggetto di discussione nell’unico Organismo, anche se dai poteri dimidiati, davvero democratico dell’UE: il Parlamento europeo. Ma Lei – suppongo – ha un po’ “deviato” il discorso, perché punto dall’accusa di ignoranza, che purtroppo è un fatto ed è il mio modo strumentale di fissarlo per bene nella memoria dell’interlocutore ignaro, poiché anche dalla Sua replica debbo presumere che Lei, come la quasi totalità degli Europei, inclusi famosi cattedratici, non ha mai letto lo Statuto della BCE, mutuato dai Trattati UE, ormai divenuti molto importanti per la vita e il benessere dei popoli dell’Eurozona. Mi permetto perciò di invitarLa a dedicare un po’ del Suo tempo prezioso a leggere attentamente il mio post allegato sopra ed a ritroso gli altri in esso linkati, in particolare l’Allegato alla petizione, dove, assieme alle motivazioni della petizione, trova riportato lo Statuto, poiché non è facilissimo trovarlo nel sito della BCE. Ardisco pensare che, se lo farà, la Sua non sarà una fatica inutile, poiché forse Le farà un po’ mutare giudizio sulla BCE.

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        1. flavio.pasotti 8 anni fa

          No, ignorante va benissimo. Incidentalmente nel passato sono stato per quattro anni vicepresidente dell’Osservatorio Europeo sul mercato unico e per sette anni membro attivo di un organismo codecisionale della Unione prima di dimettermi. Ma può essere che i dettagli normativi mi sfuggano. Non mi sfugge, credo, il quadro politico, come si definiva un tempo, e a questo mi sono attenuto nell’articolo. E non vi è alcun dubbio che, con le cautele sul quadro normativo e il coraggio su quello politico, Mario Draghi abbia interpretato lo spirito europeo meglio di chiunque altro. se non altro perchè si è mosso con una logica non Intergovernativa. Questo mi pare il focus della questione, il resto, mi permetta, è cosa da burocrati.

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          1. vincesko 8 anni fa

            Beninteso, siamo tutti ignoranti, io sono il principe degli ignoranti, vengo subito dopo Adriano Celentano… Ma mi permetta di obiettare a ciò che Lei scrive, poiché il tema è fondamentale e c’è una drammatica ignoranza in materia, anche tra i cosiddetti esperti: 1. Lo Statuto della BCE non è un “dettaglio normativo”, soprattutto quando viene violato per anni dal suo massimo Organo, il Consiglio direttivo della BCE, sia nell’art. 2-Obiettivi, sia nell’art. 7-Indipendenza. 2. Lei, se ho capito bene, è stato un Alto burocrate o qualcosa del genere, e ce l’ha con i burocrati? O, per meglio dire, ne sottovaluta l’importanza in una struttura oligarchica-burocratica come l’UE, scarsamente democratica e ormai dominata dalla Germania? E, infine, 3. Draghi NON è un politico, ma un Alto burocrate, pagato lautamente da noi, popolo europeo, e tenuto NON a lanciare messaggi politici o addirittura a dare ordini a Organismi politici (vedi, ad esempio, la famosa lettera del 5/8/2011 al Governo italiano, ma le sue “esortazioni” ai politici a fare o a non fare hanno una cadenza quasi mensile, unico caso al mondo tra i governatori centrali), ma all’osservanza del suo Statuto (cioè dei Trattati UE), che gli vieta di prendere ordini, anche se si tratta della Germania, e lo obbliga, in definitiva (Art. 3 del TUE), ANCHE ad adoperarsi “per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale […]”. Se non crede a me, legga al riguardo questo recente articolo che, come si usa dire, cade a fagiolo: The European Central Bank: A Central Bank Operating In A Democratic Void by John Ryan on 24 June 2016 https://www.socialeurope.eu/2016/06/european-central-bank-central-bank-operating-democratic-void/.

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