Delimitato peso probatorio dei dati acquisibili mediante il positioning


Oggi, 23 settembre 2021, poco dopo le ore 17, la Corte di assise di Palermo ha comunicato l’attesa sentenza del processo “Bagarella e altri” anche denominato “presunta trattativa Stato-mafia”. La sentenza ha, sostanzialmente, ribaltato quanto inflitto dalla Corte di assise al termine del processo di primo grado. Oggi risultano assolti i carabinieri del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno oltre al senatore Marcello Dell’Utri, in primo grado erano stati condannati a 12 anni Subranni, Mori e Dell’Utri e a 8 anni De Donno. Inoltre è stata ridotta pena a 27 anni, contro i 28 della sentenza del primo grado mentre al medico mafioso Antonino Cinà la pena è stata confermata a 12 anni.
Le conclusione del processo di primo grado riteneva che la trattativa, e inverosimilmente sarebbe stata elemento accelerante della strage di via d’Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, ci sarebbe stata e che uomini dello Stato e Cosa nostra avrebbero raggiunto un patto che avrebbe portato alla trattativa. Questo era l’elemento di partenza formulato in primo grado, con cui si è dovuto confrontare il processo d’appello che si aprì il 29 aprile 2019 e che oggi è arrivato al termine del suo iter con la sentenza. L’accusa, rappresentata dai sostituti pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici, alla fine della requisitoria, avvenuta durante l’udienza dello scorso 7 giugno, aveva chiesto la conferma della condanne di primo grado.
Sarà necessario, ora, attendere il deposito delle motivazioni al fine di capire quali collaboratori di giustizia siano stati ritenuti riscontrabili, e quindi affidabili, oltre alla determinazione del contesto alla luce del quale la Corte ha ritenuto che l’operato dei ROS si inquadrasse in una operazione di Polizia e non di una “scellerata” trattativa.
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