NSU 353

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28 Marzo 2017

Il processo contro Beate Zschäpe, indicata come l’unica supposta superstite del gruppo terroristico neonazista NSU, e 4 fiancheggiatori riprenderà domani mercoledì 29 marzo 2017, avanti alla la 6ª sezione della Corte d’Appello di Monaco di Baviera, dopo una pausa forzata provocata dalla presentazione di 7 differenti istanze di ricusazione dei giudici da parte dei difensori degli imputati agli arresti.

Uno degli argomenti sollevati contro i magistrati è che il Presidente del Senato giudicante Manfred Götzl ha fissato un termine al 14 marzo per la chiusura della fase dibattimentale penalizzando le difese. Il presidente Manfred Götzl aveva già invitato nel dicembre 2016 le parti a raccogliere le proprie istanze probatorie, ma avrebbe poi frapposto dalla pronuncia effettiva del termine alla sua scadenza appena 2 settimane; hanno obiettato i legali. Il termine ora è comunque saltato in pendenza della decisione delle diverse istanze, affidata ad altri giudici, e dovrà essere rinnovato.

I legali dell’imputato Ralf Wohlleben (accusato di correo in omicidio perché avrebbe fornito l’arma usata per 9 delitti) hanno anche cercato di inferire che i giudici potessero aver avuto contatto con i colleghi della 3ª sezione che decidono sulla durata della carcerazione preventiva. Il loro assistito è in carcere già da oltre 5 anni e se i magistrati avessero avuto sentore che potesse essere sul punto di essere rimesso in libertà sarebbero stati prevenuti volendo accelerare una condanna. Manfred Götzl, pur non essendovi formalmente tenuto, ha apertamente escluso, durante l’ultima udienza del 9 marzo scorso, che i componenti della sua sezione abbiano avuto contatto con i colleghi dopo il 1° maggio 2016. (Escludendo con ciò implicitamente pure l’eventualità che colleghi di altre sezioni, i quali avessero parlato con i giudici della 3ª sezione, abbiano riferito eventuali inviti a fare in fretta).

Gli osservatori non sono affatto stupiti che dopo quasi 4 anni – il processo è iniziato il 6 maggio 2013- si profili la fine del dibattimento. Dopo l’escussione di diverse centinaia di testimoni (per quanto diversi manifestamente reticenti), la presa visione di migliaia di documenti e l’escussione di una mezza dozzina di periti, gli elementi per una decisione parrebbero francamente raggiunti. In quest’ottica non è eccezionale dunque che gli imputati agli arresti preventivi giochino il tutto e per tutto per evitare un verdetto che si preannuncia di colpevolezza. Resta peraltro aperta la forte dicotomia della difesa dell’imputata Beate Zschäpe. Mentre il trio di difensori di ufficio che fin dall’inizio è stato incaricato di assisterla (gli avvocati Anja Sturm, Wolfgang Heer e Wolfgang Stahl) ha presentato delle istanze di ricusazione nel suo interesse, ella che si fa coadiuvare anche da due altri legali (Mathias Grasel e Hermann Borchert), se ne è distanziata. La ricusazione nel diritto processuale tedesco è un atto esclusivo della parte e deve essere obbligatoriamente presentata immediatamente al verificarsi della circostanza che fa sorgere nell’imputato il timore che il giudice non sia imparziale. Allo stato è quindi incerto se le istanze avanzate nell’interesse dell’imputata ma non nel suo nome non verranno stralciate.

La Süddeutsche Zeitung specifica che Beate Zschäpe (che già in passato voleva sbarazzarsi degli avvocati Heer, Stahl e Sturm) avrebbe scritto alla Corte invitandola in futuro a non tenere conto di alcuno scritto o presa di posizione esercitato in suo nome dai tre legali. Questi perciò avrebbero -sempre secondo quanto indica il quotidiano- chiesto ancora una volta (ci avevano già provato invano nel luglio 2015) di essere esentati dal mandato conferito loro dai giudici, dando alla Corte copia di tutte le comunicazioni intercorse col colleghi Grasel e Borchert per sostanziare che avrebbero ottenuto il loro assenso per Beate Zschäpe prima di presentare le istanze di cui l’imputata -chiedendone il ritiro- ha affermato di non sapere nulla. Già nel febbraio di quest’anno Beate Zschäpe aveva fatto venire meno sul nascere un’istanza predisposta dagli avvocati d’ufficio vanificando il loro operato.

Il processo non può essere sospeso comunque per oltre 4 settimane e dunque, quand’anche non siano state ancora decise tutte le istanze presentate dai difensori -in particolare ne sarebbero pendenti ancora almeno due ha dichiarato stamattina la portavoce della Corte Andrea Titz- è formalmente indetta domani la 354ª udienza.

Proseguono nel frattempo in parallelo le indagini nelle Commissioni di inchiesta parlamentare del Bundestag, Baden-Württemberg, Brandenburgo, Sassonia, Assia ed in Turingia; la prima tuttavia ha mandato solo fino a marzo. In un anno di elezioni è comunque forte il rischio che non se ne vorranno convertire le risultanze per alimentare nuovi processi contro altri soggetti fiancheggiatori. Tanto più che il ruolo già emerso dello Stato, prezzolando informatori nelle fila dell’estrema destra, con l’effetto di alimentarne le attività illecite, non è poco imbarazzante. Intanto ci sono segnali della riorganizzazione in Germania del circuito vietato Blood & Honour -segnalati anche da Alf Meier per il Bayerischer Rundfunk– al cui braccio armato, Combat 18, aveva fatto riferimento il nucleo di fuoco dello NSU.

TAG: Beate Zschäpe, Manfred Götzl, NSU, Ralf Wohlleben
CAT: Giustizia

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