Processo per 170.000 morti

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11 Febbraio 2016

Per il processo contro l’ex SS Reinhold Hanning accusato di concorso in omicidio in almeno 170.000 casi ad Auschwitz tra il gennaio 1943 al 13 giugno 1944 è stata predisposta un’aula giudiziaria presso la sede della camera di commercio di Detmold in Germania. Già due ore prima si è formata una lunga coda per entrare. La polizia presente in forze, anche con staffette a cavallo, non viene peraltro severamente impegnata. Solo pochi manifestanti che mostrano brevemente uno striscione con la scritta “contro il dimenticare”. L’unico incidente di rilievo è la comparsa dell’anziana negazionista Ursula Haverbeck-Wetzel, già condannata dai tribunali di Monaco ed Amburgo, che viene allontanata.

Inizia il processo
Tre giudici togati donne, e due giudici laici uomini. Una schiera di avvocati di parte civile ed alcuni dei loro assistiti. Due procuratori. L’imputato con i suoi due difensori Johannes Salmen ed Andreas Scharmer entra nella grande aula affiancato da un cordone di sicurezza di agenti che lo scherma dai giornalisti, ma poi seduto al posto non può sottrarsi ai fotografi e cineoperatori ammessi prima dell’apertura dell’udienza. Capelli bianchi, occhiali con una sottile montatura nera, per tutta la seduta non dirà una parola e rimarrà quasi sempre a testa bassa. Un’assenza peraltro forse solo mimata, stante che quando un’assistente gli porge un bicchiere d’acqua lo prende con sicurezza e pure quando il suo difensore gli parla all’orecchio si sporge verso di lui ed annuisce con decisione.
Per la sua età, anche se appare in forma a vederlo camminare senza un bastone, è previsto che l’udienza non possa eccedere 2 ore. Alle sue spalle è presente un perito medico.
Già all’avvio del dibattimento i difensori chiedono una pausa di dieci minuti per consultarsi. Hanno notizia solo da 2 giorni che la Corte sarebbe stata presieduta dalla giudice Anke Grudda in sostituzione di un collega ammalatosi. Il termine legale sarebbe stato di almeno una settimana e di conseguenza potrebbero voler un rinvio. Decidono di non chiederlo per non dare l’impressione di voler sabotare il processo. La pausa dunque solo un puntiglio per sottolineare l’attenzione alle regole. Chiedono anche come mai sia presente il Procuratore di Detmold, Vetter, quando l’accusa è affidata a quello di Dortmund, Andreas Brendel. Si chiarisce che interviene su incarico del Procuratore Generale e vi è investito a norma di legge.
L’accusa
Il Procuratore Andreas Brendel può quindi dare lettura all’atto di accusa.
Hanning è stato membro della 5ª compagnia dal 24 gennaio al 7 giugno 1942 quindi della 3ª compagnia SS Totenkopfsturmbann e durante il servizio venne promosso di grado da Sturmmann fino ad Unterscharführer, esordisce Brendel. Aveva tra l’altro il compito di contribuire alla sorveglianza del lager. Le guardie prestavano sevizio 7 giorni alla settimana per 10-12 ore (diurne o notturne) ed avevano 2 settimane di congedo all’anno. A questo si aggiungevano i compiti di disponibilità alle rampe all’arrivo dei trasporti e di sorveglianza durante le selezioni.
Brendel scende nei dettagli del funzionamento della macchina concentrazionaria. Snocciola cifre e modalità della morte programmata dei detenuti.
Zyklon B
Ricostruisce i primi esperimenti con l’uso del Zyklon B condotti ad Auschwitz I tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1941. Nello scantinato del blocco 11 dove 250 malati e 600 prigionieri russi ne furono le prime cavie. Dopo un secondo esperimento con 900 prigionieri sovietici, fu decisa definitivamente l’adozione del gas. Lo Zyklon B era un antiparassitario che, in buona sostanza, a contatto con l’ossigeno liberava del cianuro di idrogeno che veniva assunto dalla vittima attraverso la pelle, andando così a legarsi nei mitocondri con l’emoglobina al posto dell’ossigeno. Il corpo reagiva alla mancanza di ossigeno con un aumento della frequenza respiratoria. L’effetto era però quello di accelerare l’assunzione dell’acido cianidrico. Le cellule morivano per mancanza di ossigeno. L’alta concentrazione causava difficoltà respiratorie, paralisi, tremiti, vertigini, stordimento e vomito. La morte sopraggiungeva in circa 20 minuti; la velocità dipendeva dalla posizione della vittima rispetto al contenitore con il pallet di Zyklon B. Gli strilli e le urla si potevano cogliere fuori dalle camere a gas e chiunque li udiva era conscio che le vittime lottavano per la loro vita.
Le selezioni
La prima selezione nella stazione di isolamento della nuova sezione di Birkenau fu invece svolta Il 4 maggio 1942. I predestinati venivano caricati su un camion e portati attraverso il bunker 1 alle camere a gas. Dopo questa selezione fu eretto un muro attorno alla stazione di isolamento e le selezioni furono tenute ripetutamente, i detenuti malati od incapaci di lavorare venivano mandati nella stazione di isolamento di Birkenau. Il tasso di presenze vi oscillava sui 1200 detenuti. A scadenze regolari il 90% di essi veniva condotto alle camere a gas. Le selezioni volte all’eliminazione dei detenuti deboli e malati furono d’altronde sistematicamente condotte anche nella stazione di infermeria di Auschwitz I.
I trasporti
Dal maggio 1942 i trasporti di ebrei da eliminare si intensificò, i treni erano accompagnati dalla burocratica dizione “il convoglio rispecchia le direttive e dev’essere eseguito il trattamento speciale”. Contestualmente i fabbisogni di guerra aumentavano e per sopperire alle mobilitazioni che portavano alla mancanza di forza lavoro l’industria ricorreva sistematicamente a detenuti del lager. Il comando di Auschwitz avviò allora la costruzione celere di lager esterni, ma visto che le eliminazioni dei prigionieri col gas così diminuivano, il loro numero venne mantenuto costante con l’annientamento dei deportati all’arrivo. La discriminazione di prigionieri abili al lavoro entrava infatti in aperto conflitto con l’annientamento di tutti gli ebrei. Il 4 luglio 1942 la direzione del lager condusse per la prima volta uno smistamento alle rampe. La percentuale dei considerati abili al lavoro era in media del 25%. Finché 16 luglio 1942 Himmler non impose la deportazione di tutti gli ebrei del Governatorato Generale entro il 31 dicembre 1942, ed il loro annientamento salì in primo piano. La media di coloro che venivano risparmiati all’arrivo alle rampe si ridusse dunque mediamente al 10-15%. Particolare significato ebbe la cosiddetta Azione Ungherese. Dal 17 maggio al 12 giugno 1944 giunsero dall’Ungheria 92 trasporti ed almeno 170.000 prigionieri vennero uccisi subito nelle camere a gas.
La denutrizione
D’altronde già le condizioni di vita ad Auschwitz e Birkenau erano tali da non permettere la sopravvivenza dei prigionieri. La razione quotidiana aveva un potere nutrizionale tra le 1300 e le 1700 calorie, era di qualità pessima e spesso infetta da batteri. Gli internati erano colpiti da una carenza alimentare che portava alla distruzione dell’organismo e della psiche. I depositi di grasso di un uomo normale basterebbero per lavori leggeri per 6 mesi, per lavori pesanti tutt’al più per 3 mesi. Dopo che il prigioniero aveva consumato questa riserva il deficit calorico veniva compensato con le sostanze proteiche del corpo apportando gravi danni agli organi interni, fino a raggiungerne la decadenza insanabile.
Le esecuzioni
Come se non bastassero questi modi per morire ad Auschwitz nel cortile tra il blocco 10 ed 11 si svolgevano le esecuzioni dei detenuti. A due alla volta venivano fatti voltare contro una tavola di legno ed uccisi con un colpo alla nuca. Quindi era il turno di altri detenuti del blocco 11 che avevano sentito l’esecuzione.
L’imputato, conclude il procuratore, era a conoscenza di tutti questi modi di uccidere ad Auschwitz e con il suo servizio di guardia ha voluto aiutare, o quantomeno facilitare, le migliaia di uccisioni.

Hanning non mostra reazioni di rilievo, se non forse quando il magistrato ha finito, allorché solleva impercettibilmente il capo guardando di sottecchi.
La difesa
Per ora i 2 difensori dell’imputato rifiutano di fargli prendere posizione sulle accuse ed hanno dato solo seguito alla richiesta del Tribunale di devolvere le generalità del loro assistito e di descriverne brevemente le tappe della vita. Hanning aveva due sorelle più giovani. Dopo la scuola lavorò in una fabbrica di biciclette. Si arruolò nel 1940, finché non fu fatto prigioniero dagli inglesi nel maggio ’45. Venne rilasciato 3 anni dopo e fece il cuoco e quindi il venditore; dal 1969 al 1984 ha condotto un caseificio. È vedovo da otto anni.
Più rilevante è che i legali fanno verbalizzare la loro opposizione all’acquisizione agli atti delle dichiarazioni rese dal  loro mandante nell’interrogatorio fatto durante la fase di indagine. In esse Hanning ha ammesso di essere stato in forza ad Auschwitz I. Compito del tribunale, come ha chiarito la presidentessa è innanzitutto proprio di stabilire se l’imputato è stato ad Auschwitz e poi cosa vi abbia fatto. Chiaro quindi perché i difensori adducano che l’imputato non avrebbe capito gli ammonimenti degli inquirenti ed il verbale di interrogatorio non vada considerato. La Corte ha annunciato che intende escutere il funzionario della polizia criminale che ha proceduto all’interrogatorio -l’imputato fu ascoltato per 4 ore in casa sua- per sapere in che condizioni sia stato svolto e poi decidere sull’ammissione o meno della prova. Peraltro la presenza dell’imputato nel lager può essere probabilmente anche ricostruita da documenti delle compagnie cui apparteneva.
Leon Schwarzbaum
Come anticipato (Gli Stati Generali “Detmold: ricerca di una tarda giustizia”) il primo testimone e il 94enne ex antiquario berlinese Leon Schwarzbaum. Illustra alla corte -leggendo un testo preparato- la sua vita serena con i genitori in Polonia, poi l’introduzione progressiva di divieti agli ebrei, la chiusura in un ghetto fino alla cesura ad Auschwitz e quindi le tappe successive fino alla sua liberazione.
Di Auschwitz ricorda l’arrivo alla rampa; il prigioniero che su ordine dei nazisti gli tatuò il numero sul braccio; le docce fredde alle 6; l’ansia pe i pidocchi e le selezioni; la paura per gli ausiliari ucraini. Cita anche come una SS -di cui pure fa il nome- diede l’ordine di sparare ad una 17enne dai capelli rossi e stante il soldato che aveva ricevuto l’ordine tentennava, impugnò l’arma e sparò alla ragazza alla nuca, ma qui si riferisce ad un episodio anteriore all’internamento nel lager.
L’appello a parlare
Alla fine si rivolge diretto verso l’imputato e con voce stentorea gli si rivolge direttamente: <Signor Hanning abbiamo quasi la stesa età, siamo entrambi vicini al tribunale supremo .. parli dica cosa ha fatto così come ho fatto io ora. Voglio sentire la verità.> La tensione nella voce e le mani tremanti tradiscono l’emozione. L’imputato però non reagisce.
Ancora domande
La Presidentessa chiede con delicatezza al teste di rispondere a qualche domanda e di descrivere ancora l’atmosfera durante le selezioni, se c’erano i guardiani e se erano armati? Se può ricordare degli episodi di clemenza delle SS? < Debbo purtroppo ammettere che non ho visto nessun gesto carino dalle SS .. avevo costantemente paura di morire di fame, delle selezioni. Le razioni erano miserabili, acqua con bucce di patate, non le patate solo le bucce, ed un tocco di pane>
Se fosse possibile scappare chiede ancora la Presidentessa? < Se qualcuno scappava gli davano la caccia coi cani e gli animali laceravano loro le carni; poi le SS prendevano delle sedie e ci mettevano sopra le salme e noi dovevamo sfilargli davanti, come monito> Altre domande seguono e poi toccherebbe al Procuratore ma i difensori si impuntano. Il tempo per l’udienza dev’essere limitato a due ore, con tolleranza al massimo di un quarto d’ora, ed è superato. Leon Schwarzbaum dovrà tornare domattina a testimoniare. Chissà se quest’oggi Hanning mediterà sul suo appello a parlare. Dopo l’udienza i suoi difensori dichiarano che non escludono a priori che, più in avanti forse possa fare una dichiarazione, ma che per il momento l’imputato non risponderà nel merito alle accuse. Il Procuratore Brendel indica peraltro che nella sua esperienza spesso gli imputati nel corso del dibattimento si decidono a parlare. È quello che si augurano i sopravvisuti. Se non ora quando?

TAG: Auschwitz, Germania, memoria
CAT: Giustizia

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