Illegittimo a chi?

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30 Aprile 2020

Siamo al colmo. Chi governa a botte di decreti da quasi 3 mesi ora punta il dito contro le iniziative “illegittime” di chi ha dimostrato di sapersi muovere bene (come Zaia e Crisanti) e – pensa te! – vorrebbe interrompere l’harakiri della propria economia locale.

La cosa più assurda di questa situazione, che sarà poi la ragione di un ritorno alla normalità lento e doloroso, è che la gente è spaventata, ha paura. Cresce così – come da manuale – il consenso per questo manipolo di scellerati, non-pensanti quando va bene, mal-pensanti quando va male.

Siamo di fronte al fallimento del sistema democratico e dei suoi valori fondanti. Manca la comprensione dei bisogni altrui. Non c’è più empatia. Non ci può essere solidarietà.

La maggioranza che non lavora in proprio, o non ha un’azienda, o non rischia, non comprende e non supporta la minoranza da cui, attraverso il sistema economico, dipende. Sono spaventato, penso giustamente alla mia salute ma non capisco che se un terzo delle aziende italiane chiude, il PIL non cala “solo” dell’8-9%. E se il PIL cala significativamente magari perderò il lavoro, magari la gente andrà al supermercato a prendersi, non a comprare, da mangiare, magari qualcuno comincerà ad armarsi. E allora quel malessere che prima era di pochi, diventerà di tutti. E sarà tardi.

L’altro giorno Renzo Rosso, uno degli imprenditori italiani di maggior successo, presidente del gruppo Diesel, prima ha fatto sommessamente notare che dalla sua attività nel sistema economico dipendono 7.000 famiglie poi ha chiesto al ministro Patuanelli su quale pianeta vivesse, bollando l’attività di governo come “cinematografica”. Per chi volesse approfondire (e farsi due risate, o mettersi a piangere) qui c’è il suo CV: https://www.mise.gov.it/images/stories/trasparenza/2019/CV-patuanelli-2019.pdf

Bene, come Renzo Rosso, me lo chiedo anche io dove vivano questi governanti. Ma soprattutto mi chiedo dove vivano tutti quelli che danno il loro non informato consenso del meno peggio a questi scappati di casa.

E poi alla fine si torna sempre lì, alla cultura, all’istruzione, alle notizie, al giornalismo fatto bene. Quelle cose che ci sono sempre meno. Quelle cose che sogniamo siano presto di tutti e che invece sono sempre più di pochi. Si torna a quegli investimenti in istruzione che pagano a vent’anni se sei bravo, e di cui nessuno di questi burattini all’inseguimento del voto alle prossime regionali si curerà mai più.

Se non vogliamo arrenderci, dobbiamo trovare un modo di hackerare il sistema.

PS: se questo CV, che sembra un tema di terza media, fosse inviato – così, per sbaglio – ad una azienda, nessun responsabile HR lo prenderebbe neanche in considerazione. Però è valso il ministero dello Sviluppo Economico.

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CAT: Governo

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